1 parte: prologo
2 parte: Le abitazioni, i mobili e le differenze tra case povere e ricche
3 parte: Abbigliamento
4 parte: L’alimentazione
5 parte: Il tempo
6 parte: Nascita e matrimonio
7 parte: La morte
8 parte: La famiglia e le donne
9 parte: Serve, illegittimi, donne e concubine
10 parte: Firenze la città
11 parte: Le strade e la vita in esse
12 parte: L’Arno i suoi ponti e la statua di Marte
13 parte: Istituzioni e finanze
14 parte: La giustizia
15 parte: Esercito e polizia
16 parte: Aumento della popolazione
17 parte: Borghesia, popolo, poveri, mendicanti, ladri e viziosi
18 parte: Le feste e i giochi d’azzardo
19 parte: La giornata lavorativa
20 parte: Le arti
21 parte: Commercio, industrie e banche
22 parte: I salari
23 Il clero
24 Le chiese, i conventi, gli ordini
25 Ordini e confraternite
26 Il culto, la predicazione, le processioni e il pellegrinaggio
27 La religione e la superstizione
28 Gli ebrei
29 Gli eretici
30 La scuola
31 L’università
2 parte: Le abitazioni, i mobili e le differenze tra case povere e ricche
3 parte: Abbigliamento
4 parte: L’alimentazione
5 parte: Il tempo
6 parte: Nascita e matrimonio
7 parte: La morte
8 parte: La famiglia e le donne
9 parte: Serve, illegittimi, donne e concubine
10 parte: Firenze la città
11 parte: Le strade e la vita in esse
12 parte: L’Arno i suoi ponti e la statua di Marte
13 parte: Istituzioni e finanze
14 parte: La giustizia
15 parte: Esercito e polizia
16 parte: Aumento della popolazione
17 parte: Borghesia, popolo, poveri, mendicanti, ladri e viziosi
18 parte: Le feste e i giochi d’azzardo
19 parte: La giornata lavorativa
20 parte: Le arti
21 parte: Commercio, industrie e banche
22 parte: I salari
23 Il clero
24 Le chiese, i conventi, gli ordini
25 Ordini e confraternite
26 Il culto, la predicazione, le processioni e il pellegrinaggio
27 La religione e la superstizione
28 Gli ebrei
29 Gli eretici
30 La scuola
31 L’università
33 Le altre scienze
34 Teatro
35 Ritorno al futuro
Tra il 1281 e il 1365 l’apporto in questo campo è di un fiorentino, Paolo Dagomari, astronomo e poeta. Dagomari scrive il “Trattato d’Abaco” che diverrà il suo soprannome, appunto Paolo d’Abaco. Si tratta di una raccolta di regole elementari di matematica ed algebra perlopiù estrapolate da testo “Liber Baci” di Fibonacci, lui si il più grande matematico del medioevo, (1170 /1240). Infatti grazie ai suoi viaggi in Sicilia, in Grecia, ma anche in Siria, Algeria ed Egitto, avrà modo di confrontarsi con queste culture ed adottare i numeri arabi, vietati e osteggiati con una pesante ammenda a chi li utilizzava dall’Arte del Cambio, che ancora utilizzava i numeri romani.
A quei tempi non vi era distinzione tra le due discipline. Dante non è da meno e lo scrive nel suo Convivio rispettandole entrambe: “L’astrologia, altissima di tutte le scienze“, ben conosce cosa Tolomeo ed Aristotele dicevano in questi campi, tanto che il suo Paradiso risponde ai canoni Tolomei.
Universo sferico, con al centro la terra, circondata da nove anelli o cieli mobili formati dai sette pianeti conosciuti, stelle fisse e l’Empireo, dove dimorano Dio e i beati.
L’influenza degli astri sulla vita era cosa nota, infarcita di credenze e superstizioni, Dante non ne è esente, lo ricorda nella “Vita Nuova” e nel Paradiso dice di essere nato nel segno dei Gemelli, ma nell’Inferno condanna coloro i quali predicono il futuro, gli indovini e i maghi, inserendo tra i tanti Michele Scotto, l’astrologo di corte di Federico II.
Questo credo però negava il libero arbitrio dell’uomo, perciò nel suo Purgatorio per bocca di Marco Lombardo, dice che quest’influenza è limitata.
Nessun fiorentino avrebbe cominciato un’opera importante senza prima consultare un astrologo.
Un po’ come per la parentesi precedente, le due discipline non erano in antitesi, le due parole hanno per altro la stessa origine etimologica: al kimiya dall’arabo, derivata da chuma dal greco che significa fusione del metallo, o dall’ egiziano chemi ovvero nero, da terra nera o il piombo, nero primario. Il piombo era il punto di partenza per ottenere l’oro.
Mentre i governanti fiorentini vigilavano intimoriti che qualcuno potesse trasformare in oro il piombo, il mercurio o il rame, falsificando il vanto di Firenze, il fiorino, Giovanni XXII nel 1317 mette a bando l’alchimia, a cui si dedicavano anche gli uomini di chiesa, tanto che un vescovo nel 1300, vietò ai domenicani di Santa Maria Novella di praticarla. Dante è molto severo nei confronti del falsari, che relega nel suo Inferno senza pietà.
L’alchimia però portò suo malgrado dei risultati nella chimica, la distillazione, il perfezionamento degli alambicchi. La scoperta dell’alcol non solo per l’uso nella profumeria, ma anche per la produzione di bevande alcoliche. Taddeo Alderotti, medico fiorentino, mise appunto un metodo di raffreddamento con il quale fece conoscere l’acqua ardens composta di 60% di alcol e l’acqua vitae composta dal 90%. Insomma l’alchimia sotto certi aspetti è la progenitrice della chimica moderna, quanto meno ne permise lo sviluppo.
Viaggio indietro nel tempo nella Firenze di Dante, Parte 33
Molto molto interessante! Bravissimi!