2 parte: Le abitazioni, i mobili e le differenze tra case povere e ricche
3 parte: Abbigliamento
4 parte: L’alimentazione
5 parte: Il tempo
6 parte: Nascita e matrimonio
7 parte: La morte
8 parte: La famiglia e le donne
9 parte: Serve, illegittimi, donne e concubine
10 parte: Firenze la città
11 parte: Le strade e la vita in esse
12 parte: L’Arno i suoi ponti e la statua di Marte
13 parte: Istituzioni e finanze
14 parte: La giustizia
15 parte: Esercito e polizia
16 parte: Aumento della popolazione
17 parte: Borghesia, popolo, poveri, mendicanti, ladri e viziosi
18 parte: Le feste e i giochi d’azzardo
19 parte: La giornata lavorativa
20 parte: Le arti
21 parte: Commercio, industrie e banche
22 parte: I salari
23 Il clero
24 Le chiese, i conventi, gli ordini
25 Ordini e confraternite
26 Il culto, la predicazione, le processioni e il pellegrinaggio
27 La religione e la superstizione
28 Gli ebrei
29 Gli eretici
30 La scuola
31 L’università
L’università
La Firenze di Dante non aveva università, Arezzo ne ebbe una a partire dal 1215, Siena dal 1246, senza parlare di Bologna che ne aveva una delle più antiche insieme a Oxford, Parigi e Salamanca.
Nel XII secolo esisteva un embrionale insegnamento superiore sotto forma di scuola di diritto che non aveva però una sede fissa. Solo nel 1318 trovò ospitalità a Santa Maria Novella.
Dopo la morte di Dante, nel 1321 e dopo vent’anni che lui aveva lasciato la sua città, comparve una vera e propria università. Al primo posto vi era dato l’insegnamento giuridico. Arriva da Bologna un maestro di grammatica, un professore di medicina e altri giuristi per il diritto civile e canonico, per un università però che è ancora poco frequentata. Soltanto dopo la peste del 1348 si potrà parlare di una vera e propria università medievale.
All’inizio tutte le università sono clericali, si laicizzano ai tempi di Dante fino a diventare autonome, sia dal potere civile che da quello ecclesiale. Il moltiplicarsi delle università è un fenomeno tipico del tempo di Dante.
L’università comprende quattro facoltà: arte, decreto o diritto canonico, medicina e teologia. Sono dirette da reggenti con un preside a capo e solitamente sono ospitate in chiese o in conventi. Il rettore è al vertice e ne amministra i fondi, solitamente gli studenti sono forestieri, soprattutto nelle grandi università come Parigi, Bologna ed Oxford e sono raggruppati in comunità.
A Bologna vi sono i lombardi, i toscani, i romani e gli ultramontani, divisi in subnazioni. Solo in seguito si raggrupperanno in due nazioni: gli ultramontani e i cismontani ognuno con un proprio rettore eletto.
La durata media del percorso è di sei anni, il corso di studio comprende il baccellierato, della durata di un anno e mezzo, la preparazione si compone in nove letture e sei esercizi. Una volta promosso il baccelliere riceve una cappa mentre offre un banchetto ai suoi pari e al suo maestro. Viene poi la licentia docendi, la cui durata varia tra i quattro e i sei anni, il frequentatore ha un’età che si aggira intorno ai vent’anni. Una volta promosso, lo studente partecipa vestito con la cappa ad una processione che arriva alla residenza del vescovo o del cancelliere, dove riceve la licenzia dal rettore. Poi compare davanti alla propria nazione per prestare un giuramento, la prima lezione del nuovo licenziato è pubblica, riceve poi una berretta dalle mani del vecchio maestro e l’abbraccio del presidente della nazione, dopodiché può prendere posto su una cattedra.
Nonostante si raccontino eccessi degli studenti tra cui risse, bisbocce, frequentazione di postriboli, in realtà a Firenze non si hanno notizie di grandi eccessi degli studenti, eccessi che probabilmente vanno attribuiti ai frequentatori di università più grandi.
Dante dichiara che dopo la morte di Beatrice andò: “ne le scuole de li religiosi e a le disputazioni de li filosofanti“.
Queste scuole sono quelle di Santa Maria Novella appartenente ai domenicani, fondata nel 1231 che venne ampliata con l’aiuto del comune nel 1318 e quella dei francescani di Santa Croce, si aggiunge poi quella degli Agostiniani di Santo Spirito.
Le disputazioni avvenivano una volta alla settimana ed erano aperte anche ai laici. Sicuramente Dante assistette a qualcuno di questi incontri. Molto probabilmente Dante però non ha assistito a quelle di due maestri: quello dei francescani di Santa Croce Piero di Giovanni Olivi e di Umbertino da Casale.
La chiesa metteva a disposizione dei laici le proprie biblioteche, sicuramente quella di Santa Maria Novella, perché è meno certa la disponibilità per quella di Santa Croce. Proprio lì Dante ebbe modo di poter leggere i classici latini e greci di cui se ne trova traccia nelle sue opere scritte nel periodo fiorentino.
L’insegnamento secondario superiore si fondava sulle arti liberali: il Trivium (le lettere) con la grammatica, la dialettica e la retorica, il Quadrivium ( le scienze) con la matematica, la geometria, l’astronomia e la musica teorica.
So che Dante aveva frequentato in Firenze una “università”, se così si poteva chiamare, che sarebbe stata situata nella odierna Via dello Studio, così chiamata proprio per questo. Frequentò i corsi per circa 2 anni senza dare neppure un esame e basta. Quello che ho scritto l’ho letto su un libro di Indro Montanelli intitolato “Dante e il suo secolo”. E’ certo invece che l’università di Bologna è la più antica e famosa italiana ed anche una delle più vecchie del mondo.