1 parte: prologo
2 parte: Le abitazioni, i mobili e le differenze tra case povere e ricche
3 parte: Abbigliamento
4 parte: L’alimentazione
5 parte: Il tempo
6 parte: Nascita e matrimonio
7 parte: La morte
8 parte: La famiglia e le donne
9 parte: Serve, illegittimi, donne e concubine
10 parte: Firenze la città
11 parte: Le strade e la vita in esse
12 parte: L’Arno i suoi ponti e la statua di Marte
13 parte: Istituzioni e finanze
14 parte: La giustizia
15 parte: Esercito e polizia
16 parte: Aumento della popolazione
17 parte: Borghesia, popolo, poveri, mendicanti, ladri e viziosi
18 parte: Le feste e i giochi d’azzardo
19 parte: La giornata lavorativa
20 parte: Le arti
21 parte: Commercio, industrie e banche
22 parte: I salari
23 Il clero
24 Le chiese, i conventi, gli ordini
25 Ordini e confraternite
26 Il culto, la predicazione, le processioni e il pellegrinaggio
27 La religione e la superstizione
28 Gli ebrei
29 Gli eretici
30 La scuola
31 L’università
La religione e la superstizione
A Firenze, così come in tutto Il medioevo, la religione si mescolava con la superstizione.
La stessa Inquisizione sottolineava per esempio la cattiva abitudine, seppur innocente, di fare voti nella speranza di mutare un destino che Dio già avrebbe designato per ognuno.
L’interpretazione dei sogni, la cattiva influenza di alcuni giorni settimanali (Né di Venere né di Marte, non si sposa non si parte, né si dà principio all’arte), l’influsso degli astri, la magia.
Dante relega nel suo Inferno i maghi e gli indovini, nonostante però nel suo Convivio, crede che la morte di Augusto sia stata annunciata da una palla di fuoco nel cielo. Anche il Villani crede nell’influsso dei pianeti, si spiega così la collera di Dio quando nel 1333 un diluvio travolge tutti i ponti della città.
Bisognerà attendere il 1435 perché l’astrologia non venga più confusa l’astronomia.
A Firenze il popolo era convinto che sia il Battistero che la ricostruzione della città sotto Carlo Magno, fossero accaduti sotto una buona influenza degli astri. Tant’è che il Comune arrivava a prendere delle importanti decisioni solo ed esclusivamente dopo aver consultato i suoi astrologi.
Al tempo di Dante il più famoso astrologo era Francesco Stabili detto Cecco d’Ascoli. Dopo aver insegnato astrologia all’università di Bologna, era giunto a Firenze come astrologo e medico del duca Carlo di Calabria intorno al 1327. Fu condannato a morte e bruciato vivo con tutti i suoi libri, per aver sparlato della figlia del duca Giovanna di Napoli futura regina.
Dante e Cecco non erano in buoni rapporti. Dante lo considerava come tutti i maghi e indovini, mentre Cecco nel suo poema l’Acerba, condannava la falsa scienza del sommo poeta che appariva nella Divina Commedia, suscitando così una grande ammirazione da parte del Petrarca, che pur scettico racconta molti aneddoti legati alle varie magie.
I fiorentini come tutti gli uomini del medioevo, credevano nella trasmutazione dei metalli. Particolarmente venerato era l’oro, tanto che Clemente V faceva limare i fiorini d’oro per ingerirne la polvere!
Astrologia, negromanzia, magia, taumaturgia, superstizione, alchimia, filtri d’amore, fatture, jettatura, stregoneria.
Alcune credenze sono rimaste vive nelle campagne per lungo tempo, ma allora anche il clero ne subiva l’influsso e il fascino, tanto che un vescovo nel 1300 vietò ai domenicani di occuparsi di queste superstizioni.
La chiesa in generale era contraria e condannava queste pratiche, auspicando invece la pratica della preghiera, delle processioni, il culto e la devozione di santi, apostoli e di Maria, i pellegrinaggi e riconoscendo i miracoli come opera divina. Tutte tematiche che possiamo ritrovare nella Divina commedia.
Tutto l’Occidente del XIII secolo subì gli influssi di San Francesco e San Domenico, anche se nell’opera di Dante i precetti sulla povertà, il perdono verso le offese, il martirio, l’amore verso il prossimo, l’emulazione di Gesù sono pressoché assenti. Anzi c’è una forte predominanza dell’ odio verso gli avversari politici che sfocia nella crudeltà psicologica e fisica. Viene inoltre sottolineata la giusta punizione con supplizi orripilanti che nascondono una certa soddisfazione del Vate e il suo pessimismo verso l’uomo.
Dante è poi particolarmente severo nei confronti dei francescani, ormai lontani dal messaggio del loro fondatore, ormai legati all’inquisizione e sempre alla ricerca di donazioni per costruire la costosa Santa Croce. Questi e altri motivi giustificano la severità di Dante nei loro confronti che così facendo allontanerebbero i fiorentini dalla devozione, favorendo probabilmente così la diffusione delle varie superstizioni.