1 parte: prologo
2 parte: Le abitazioni, i mobili e le differenze tra case povere e ricche
3 parte: Abbigliamento
4 parte: L’alimentazione
5 parte: Il tempo
6 parte: Nascita e matrimonio
7 parte: La morte
8 parte: La famiglia e le donne
9 parte: Serve, illegittimi, donne e concubine
10 parte: Firenze la città
11 parte: Le strade e la vita in esse
12 parte: l’Arno i suoi ponti e la statua di Marte
13 parte: Istituzioni e finanze
14 parte: La giustizia

Serve, illegittimi, donne e concubine.

Se pure una legge del 1289 aveva abolito i servi della gleba la servitù era ancora presente nel medioevo, soprattutto quella femminile.

La serva, l’ancella o la fantesca dipendevano direttamente dal loro padrone. Poteva subire punizioni corporali e soprusi dal suo padrone, ma poteva anche sperare di essere citata nel suo testamento. Aveva il privilegio di poter essere sepolta, una volta morta, nella tomba di famiglia, mentre consumava letteralmente tutta la sua vita nel servirlo.

A Firenze esisteva una vera e propria tratta degli schiavi provenienti dall’Africa e dall’Oriente. La tratta era in mano ai genovesi e ai veneziani. A Firenze però il numero degli schiavi era limitato, erano qui presenti almeno dal XIV secolo, aumentando nei secoli a venire. Il loro status giuridico era imbarazzante, non godevano di nessun privilegio neanche essere battezzati.

La schiava poteva essere più “fortunata” ed entrare nelle grazie del padrone, lo distoglieva dalla moglie e alleviava così la monotonia del suo matrimonio. Se rimaneva incinta il padrone doveva pagare le sue spese; se non era la sua schiava ad aver messo in cinta doveva indennizzarne il padrone della stessa. Il figlio che ne nasceva era considerato libero, ma non se il nascituro era femmina.

I figli illegittimi o bastardi, soprattutto a Firenze non erano considerati di seconda classe e vivevano nella casa paterna, ricevevano una parte dell’eredità e a volte anche dei titoli ma non le figlie. I figli bastardi potevano essere riconosciuti alla nascita o nel testamento.

Le grandi famiglie legittimavano i propri figli illegittimi scomodando grandi personalità come il Papa o l’ Imperatore, quasi mai questo avveniva per una figlia che per altro trovava meno facilmente un marito a causa della sua condizione sociale.

La chiesa non vedeva di buon occhio queste abitudini, mentre addirittura alcuni statuti comunali davano assistenza legale alle concubine definendo contrattualmente diritti e doveri con il partner. Tra i due si stabiliva un vero e proprio contratto con una durata limitata e rinnovabile, una sorta di matrimonio di prova con la possibilità di avere figli. Non era raro che i concubini finissero per diventare davvero moglie e marito leggittimandosi con un matrimonio.

Liberamente tratto da “A Firenze ai tempi di Dante di A. Antonetti”

Riccardo Massaro
Viaggio indietro nel tempo nella Firenze di Dante, 9 parte
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