1 parte: prologo
2 parte: Le abitazioni, i mobili e le differenze tra case povere e ricche
3 parte: Abbigliamento
4 parte: L’alimentazione
5 parte: Il tempo
6 parte: Nascita e matrimonio
7 parte: La morte
8 parte: La famiglia e le donne
9 parte: Serve, illegittimi, donne e concubine
10 parte: Firenze la città
11 parte: Le strade e la vita in esse
12 parte: L’Arno i suoi ponti e la statua di Marte
13 parte: Istituzioni e finanze
14 parte: La giustizia
15 parte: Esercito e polizia
16 parte: Aumento della popolazione

Istituzioni e finanze

Dante, nel Purgatorio, ritiene le istituzioni di Firenze piuttosto mutevoli, già dal XIII secolo lo stato Fiorentino era essenzialmente una Repubblica, questo fino al XV secolo con l’avvento di Cosimo de’ Medici. Dante partecipò come priore alla politica della città, carica riservata a poche famiglie dell’oligarchia Fiorentina, che  però porterà disgrazia al sommo poeta.

In sostanza i Priori erano i portavoce delle Arti maggiori della città, eletti con sistema elettorale dagli aristocratici sulla base dei sestieri. Per essere iscritto bisognava appartenere ad un’Arte, Dante apparteneva a quella dei medici e degli speziali. Avevano notevoli poteri politici: di arbitraggio nelle contese, di poter convocare i consigli, ma anche di giudizio e diplomatici. Restavano in carica solo due mesi, questo per timore che il loro potere se più duraturo potesse mettere in pericolo la stabilità della Repubblica.

Solo a fine incarico potevano essere perseguiti se avevano commesso delle illegalità.

I priori rappresentano il potere esecutivo, mentre il potere legislativo era in mano al consiglio dei podestà e al consiglio del popolo.

Il podestà era scelto fuori dal comune fiorentino, questo perché potesse essere una figura imparziale, Veniva eletto per un periodo più lungo di quello dei priori, ma sempre per un tempo limitato. Risiedeva in quello che sarà il palazzo del Bargello.

La democrazia fiorentina ritenne di dover creare un’altra figura per garantire la giustizia, quella del capitano del popolo che serviva per limitare i poteri del podestà. la sua figura era assistita da due consiglieri.

Anche il capitano del popolo venive eletto per un periodo limitato, da sei mesi ad un anno, a seconda dei periodi storici. È seguito nella sua opera da notai e giudici, e dalla sua guardia personale i berrovieri o sbirri, che prendono il nome dalla parola latina birrus che significa rosso, dato il loro mantello indossato per farsi riconoscere. Questa figura serviva a garantire la giustizia verso il popolo.

Se da una parte gli incarichi a breve termine impedivano soprusi, dall’altra costringevano ad eleggere spesso nuove persone e purtroppo la limitata offerta di nuove personalità costringeva a scegliere anche persone mediocri e incapaci.

Nonostante l’impegno questo tipo di democrazia non sempre raggiungeva una stabilità e un equilibrio duraturo. Sappiamo già degli eccessi avvenuti tra Ghibellini e Guelfi.

Per mantenere questa pletora di personaggi ovviamente serviva un’organizzazione finanziaria, sia per stipendiare queste figure che per mantenere un esercito agguerrito. Le imposte erano suddivise in: dirette indirette e prestanze.

Dal 1197 vigeva la tassa che colpiva proporzionalmente la ricchezza quindi anche i più poveri, per questo verrà soppressa nel 1317. Gli introiti maggiori provenivano dalle imposte indirette e dalle prestanze. Ogni attività era soggetta ad imposta: all’ingresso della città, sui posti di produzione, o in quelli di vendita, anche dove avveniva la trasformazione, come nel caso della macinazione del grano, o della preparazione dell’olio. Altri introiti provenivano da tasse sulle vendite esterne alla città che ovviamente venivano pagate quando il prodotto usciva dal comune.

Anche le ammende rientravano nel fisco: sui giochi d’azzardo, sui furti, sulle infrazioni, sulla prostituzione, ma anche  sugli oziosi e i nullafacenti!

Liberamente tratto da “A Firenze ai tempi di Dante di A. Antonetti”

Riccardo Massaro
Viaggio indietro nel tempo nella Firenze di Dante, 13 parte
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