1 parte: prologo
2 parte: Le abitazioni, i mobili e le differenze tra case povere e ricche
3 parte: Abbigliamento
4 parte: L’alimentazione
5 parte: Il tempo
6 parte: Nascita e matrimonio
7 parte: La morte
8 parte: La famiglia e le donne
9 parte: Serve, illegittimi, donne e concubine
10 parte: Firenze la città
11 parte: Le strade e la vita in esse
12 parte: l’Arno i suoi ponti e la statua di Marte
13 parte: Istituzioni e finanze
14 parte: La giustizia
15 parte: Esercito e polizia
Le strade e la vita in esse
Nel periodo medievale nella strada della città si svolgeva gran parte della vita delle persone, si discuteva di affari, di politica, si lavorava e si mercanteggiava.
Qui si passava la maggior parte della giornata, nonostante le strade fossero come abbiamo visto impervie, le case erano sicuramente più scomode, buie ed anguste.
Si lavorava per strada perché anche i negozi come le case erano troppo piccoli o occupati dagli attrezzi di lavoro e dai materiali.
Non a caso la parola ‘bancarella’ dove oggi si espone la merce nei mercati, deriva proprio da ‘banco’ (in verità parola ancora in uso), una vera e propria tavola di legno sorretta con dei cavalletti e posizionata sulla strada. Via dei Banchi a Firenze prende nome da questi luoghi di esposizione.
Banchi usati per il lavoro da sarti, barbieri, calzolai, fruttivendoli, ma anche da artisti. Ovviamente con il cattivo tempo si utilizzavano delle tettoie. La strada era anche il luogo dove avere notizie, i banditori attiravano la persone con uno squillo di tromba per i loro annunci dando notizia di nascite, matrimoni e morti. Anche le campane servivano per radunare le persone, sia per annunciare feste, che cose più spiacevoli, come rivolte o guerre.
In mezzo a tutta questa confusione vari tipi di animali circolavano tra persone affaccendate e perdigiorno, ladri e borsaioli cercavano di guadagnarsi la giornata e quando succedeva che venivano catturati, nella strada si creava ancora più confusione, questo perché si formava un corteo di curiosi che seguiva il reo verso il luogo della sua punizione.
Immaginiamo come poteva essere il Mercato Vecchio: una massiccia presenza di venditori di generi alimentari, di spezie, di stoffe, di mobili e dove vi era insolitamente anche la presenza di notai ed avvocati.
Per ciò che concerne gli alimenti, Firenze ne era davvero ricca, tanto da far risentire Dante che ricorda come gli avi fossero più sobri e morigerati nel consumare cibi dei fiorentini del suo tempo.
La vita pubblica si svolgeva soprattutto nella piazza del Battistero e in quella dei Priori da dove partivano numerose processioni religiose, sia per le feste di San Giovanni, che per quelle dei battesimi collettivi e altre ricorrenze.
Al Palazzo dei Priori, (oggi Piazza della Signoria) si svolgevano le assemblee generali del Parlamento del Popolo per prendere decisioni su sommosse, guerre o per le elezioni.
Nella “vicinia” invece si svolgeva la vita di quartiere delle persone più umili del popolo, quella che oggi chiameremmo circoscrizione, una suddivisione della città. In queste porzioni di territorio urbano erano eletti dei consiglieri municipali che avevano la responsabilità di controllare le strade, la loro pulizia, il controllo dei pozzi e di ripartire equamente le imposte, ma anche di vigilare sul buon costume. La vicinia ha un suo emblema di riconoscimento, ha una sua autonomia, ha un proprio gonfalone e proprie truppe.
Tra questi rioni, ci sarà sempre una forma di rivalità ed antagonismo che porterà a risse o a sfide spesso di gruppo sfociando in piccole battaglie tra giovani dette battagliole, dei giochi si, ma pur sempre scontri, spesso cruenti con feriti e a volte anche con morti, più volte saranno vietate.
Le “vicinie” a Firenze sono 57, riunite in sestieri come: San Pancrazio, Porta Duomo San Pietro. I sestieri derivavano dai vecchi quartieri di Firenze che conosceva molto bene Cacciaguida, erano quattro: Duomo, Porta San Pietro, San Pancrazio e Santa Maria. Si passò ai sestieri all’incirca all’epoca di Dante.
Ma si tratta di una parte della città troppo grande rispetto alla vicinia, che essendo più ristretta è più intima forma gruppi di persone più coesi e solidali tra loro.
Dante trascorse circa 35 anni nella sua città-stato tra il 1265 e il 1301 ed ha potuto vedere come Firenze si sia trasformata. Il battistero che viene citato anche nella Divina commedia, risale tra il quarto e il quinto secolo dopo Cristo, rimaneggiato nel XI secolo e nel XIII secolo quando viene ricoperto di marmi. Le porte come le vediamo oggi, sono state messe dopo la morte di Dante, che quindi non le ha potute vedere.
Per l’ abbellimento della piazza fu richiesto anche il suo parere, quando si decise di demolire il vecchio ospedale di San Giovanni e altre abitazioni per cominciare i lavori. Proprio di fronte al Battistero vi era la cattedrale di Santa Reparata, anche questa demolita nel 1296 per essere sostituita dalla più conosciuta e grande Santa Maria del Fiore, ma Dante poté assistere solo ai lavori iniziali e non al suo completamento.
Il poeta vide poi costruire il Palazzo dei Priori (oggi Palazzo della signoria o Palazzo Vecchio), costruito nell’area dove vi era la casa della famiglia Foraboschi, di cui rimaneva solo la torre chiamata ‘della Vacca’, incorporata poi nell’edificio e utilizzata per la base dell’attuale torre.
Dante vide anche i Priori insediarsi in questo palazzo, ma non poté vedere la torre terminata perché fu terminata nel 1310.
Stranamente poi non nomina questo stupendo palazzo, probabilmente per il rancore nei confronti di quelli che lo avevano mandato in esilio.