Veduta di Giuseppe Zocchi – San Niccolò – 1744

Qui vediamo l’Arno e la sponda sinistra, coprendo lo spazio che va dall’attuale Lungarno Serristori alle prime arcate del Ponte alle Grazie.

Torri, torrette, merlature, archi e beccatelli. Potrebbe essere la scena, al limite del lezioso, di un quadro preraffaellita. Invece no. Così come Giuseppe Zocchi ci ha lasciato delle immagini molto dettagliate di scene che oggi possiamo controllare, come il piazzale degli Uffizi o Piazza Santa Trinita, si può presumere che possa essere rigorosa anche la rappresentazione di questa veduta. In alcune vedute Zocchi “forza” le prospettive: rapportato ad una moderna ripresa fotografica si potrebbe dire che in certi casi avesse usato un supergrandangolare.

In questo caso le proporzioni del paesaggio sembrano rispettate, come si può vedere dalla corrispondenza di alcuni punti/traguardo oggi ben riconoscibili: il ponte, il campanile della Chiesa di San Niccolò, la chiesa (oggi sconsacrata) dei Santi Agostino e Cristina in Costa Scarpuccia. Quindi, in quel momento, l’Arno e San Niccolò offrivano realmente questa vista meravigliosa.

Dal film “The Draughtsman’s Contract” di Peter Greenaway, 1982

Notiamo prima di tutto il punto di ripresa. Come si sa i vedutisti dell’epoca usavano degli apparecchi per fare una rappresentazione corretta delle proporzioni e delle prospettive. Nella foto, un fermo immagine di un film famoso, se ne vede un esempio. Operando in quel modo, il vedutista raffigurava esattamente la scena che si offriva ai suoi occhi. Se in genere nelle vedute di Zocchi si riconosce la visuale di una persona in piedi, o una leggera sopraelevazione, come se fosse su un palco, in questo caso il punto di ripresa sembra essere poco sopra il pelo delle acque d’Arno. Verosimilmente l’artista ha lavorato stando a bordo di una barca.

Questa scena apparentemente fantasiosa spesso crea sconcerto alla prima visione. L’elemento più riconoscibile, anche se è in secondo piano, sono le casette sopra i piloni del Ponte alla Grazie. La famose casette, in parte adibite a oratorio o mini-convento, in parte a botteghe o magazzini, che hanno fatto bella mostra di sé per molti secoli. Nel 1876 dovettero cedere il passo alla modernità. Furono abbattute prima ancora della attuazione del Piano Poggi per allargare la sede stradale. I traffici dell’epoca richiesero questo sacrificio. Ma queste vedute sono della metà del ‘700 e quindi le casette erano pienamente in esercizio.

Fabbrica dell’acqua

L’elemento più notevole è chiaramente la possente struttura sulla sinistra. Una struttura strana, perché contiene elementi di tipo militare come le torri e le possenti merlature (guelfe, non a caso) ed elementi gentili come la loggetta aerea quasi pensile sul fiume. Se l’inquadratura si potesse allargare sulla sinistra si vedrebbe che quel muraglione merlato aveva origine dal complesso sistema difensivo attorno a Porta San Niccolò. Sistema che, sul fiume, aveva come caposaldo una specie di fortezza/mulino, collocata alla testata sinistra della Pescaia di San Niccolò, dove secoli dopo sorse ed operò la cosiddetta Fabbrica dell’Acqua e dove oggi è la terrazza/giardino intitolata a Riccardo Marasco.

Estratto dalla mappa di Stefano Buonsignori, 1584

Un estratto dalla famosa mappa di Stefano Buonsignori, pubblicata nel 1584, ci chiarisce l’aspetto di tutta l’area, da San Niccolò al Ponte alle Grazie. Naturalmente, tra la vista “bird’s eye” del Buonsignori e la scena a livello del suolo dello Zocchi si nota che l’ambiente ha notevoli diversità ma bisogna tenere conto che tra le due raffigurazioni corrono due secoli. Ad esempio, nella veduta Zocchi compare, quasi al centro della scena, un possente palazzo con una grande loggia che ai tempi del monaco Buonsignori non c’era.

Questo palazzo è ben descritto ne “Le Strade di Firenze” di Piero Bargellini. Fatto costruire dalla famiglia Del Nero su disegno di Baccio d’Agnolo passò poi ai Torrigiani ed al nome di questa famiglia è stato poi intitolato il tratto di Lungarni che inizia proprio sull’angolo del Palazzo stesso. Questo edificio esiste tutt’oggi sull’angolo tra Piazza dei Mozzi e Lungarno Torrigiani. Rispetto alla veduta settecentesca lo vediamo oggettivamente meno scenografico. Nell’ottocento la fame di spazi portò a far ristrutturare anche questo edificio sacrificando la loggia disegnata dal genio di Baccio e ben raffigurata dallo Zocchi.

Mulino di San Niccolò quadro di Fabio Borbottoni

La Mappa del ‘500 ci chiarisce quale è stata la trasformazione urbanistica più importante di questa parte della città. In pratica, il grande muraglione che delimita il letto del fiume non è affatto, come potrebbe sembrare, il muro di sostegno del lungarno. Il Lungarno Serristori non esisteva all’epoca dello Zocchi: sarebbe stato costruito circa 150 anni dopo. Il muraglione che si riconosce nelle due vedute storiche serviva per separare le acque del fiume dalla acque di un canale artificiale. Un canale che aveva un nome, la Gora dei Mulini, ed un corso breve ma svolgente una funzione importante, visto che forniva l’energia a molti mulini. La acque venivano convogliate dalla stessa pescaia di San Niccolò e poi si reimmettevano nell’alveo del fiume all’altezza dell’ultima arcata sinistra del Ponte alle Grazie (Ponte Rubaconte, all’epoca).

Nei grandi lavori del dopo-capitale, uno dei cantieri fu la trasformazione totale di questa parte della città: il canale fu interrato, su quello che era il suo tracciato fu costruito il Lungarno Serristori, lo stesso Palazzo Serristori fu arretrato e completamente trasformato e fu persino interrata l’ultima arcata del Ponte alle Grazie per creare lo spazio che oggi serve da ampio incrocio tra i Lungarni, Piazza dei Mozzi e lo stesso Ponte.

Maurizio Ferrini

 

Un’immagine fiabesca di Giuseppe Zocchi.

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