Quando ancora i Cinesi non conquistavano Prato, i Pratesi conquistavano l’Argentina… almeno musicalmente!

All’inizio del 1700, il compositore pratese Domenico Zipoli, ancora adolescente, dimostrò notevole talento per la musica, ebbe come maestri Giovan Francesco Becattelli (allievo di Giovanni Maria Casini) e Giuseppe Maria Orlandini a Firenze, ma anche Bernardo Pasquini a Roma e Alessandro Scarlatti a Napoli.

A Firenze fu molto benvoluto dal principe Ferdinando de Medici, primogenito di quello stesso Cosimo III che negli anni ’10 avrebbe invitato il Becattelli come organista di corte a Prato. Tutto questo per dire che il ragazzo… aveva un ottimo pedigree e prometteva veramente bene. Negli anni ’10 del ‘700 (cioè quando Domenico aveva appena 25-28 anni…!) visse prevalentemente a Roma, vicino tra gli altri alla principessa Maria Teresa Strozzi (del ramo romano di quella famiglia che fino a un paio di secoli prima tanto d’accordo con i Medici non andava…).

E a Roma ebbe l’illuminazione… o forse, come spesso capitava ai giovani non abbastanza politicamente protetti all’epoca, fece qualcosa che non doveva e pensò bene di nascondersi – ops… rimediare – facendosi prete gesuita e chiedendo il “trasferimento” in Cina. Perché in Cina…? mah… che ci vuoi fare… son Pratesi!

Fatto sta che i Gesuiti avevano più bisogno di colonizzare il Sudamerica, e quindi lo mandarono a Siviglia e da qui a Buenos Aires, in Argentina. Tra l’altro il ragazzo, che in Argentina arrivò nel 1717, a poco meno di 30 anni, continuò a studiare teologia, ma non riuscì a farsi ordinare sacerdote se non nel 1724. E comunque lo fu per appena 2 anni, perché morì a Cordoba di tubercolosi nel 1726, a soli 38 anni.

Nel frattempo compose le sue opere, e se nel vecchio mondo venivano apprezzate soprattutto le sue composizioni per cembalo, nel nuovo mondo dall’Argentina presero la strada di Paraguay, Bolivia, Messico, Guatemala e Perù molte sue composizioni sacre anche vocali. In particolare in Bolivia, negli archivi cattedralizi di Moxo e Chiquito, se ne è trovata una gran quantità, tra cui il responsorio “Domine ad adiuvandum me festina” per 3 voci, 2 violini e basso continuo.

Si può seguire qui di seguito la trascrizione e l’esecuzione virtuale del brano che – preveggente – dedicò con tutta probabilità all’intervento di Fiorello sul palco di Sanremo in soccorso ad Amadeus: “Domine, ad adiuvandum me festina!” ovvero “Signore, vieni presto in mio aiuto!”

Guido Menestrina

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Un Pratese conquistador: Domenico Zipoli
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