Siate seri, di che vogliamo parlare? Elfi?! A Firenze?! Allora, le cose stanno cosi, come adesso vi descrivo. In via del Corno, proprio dietro a Palazzo Vecchio, al numero civico 3 esiste un palazzo cinquecentesco, costruito su uno trecentesco, che apparteneva alla casata Stiattesi e sembra portasse sulla facciata uno stemma gentilizio che presentava un corno in bella vista, da qui probabilmente via del Corno. Questo è quanto, niente di più e niente di meno. Anzi, per dir la verità questo palazzo ha una singolarità e cioè una finestrella con tanto d’inferriata sotto una normale finestra. Una piccola finestra fatta sicuramente per permettere ai bambini di guardare in strada senza rischiare arrampicandosi sul cornicione della finestra da adulti e con il rischio di cadere da basso. Chi non vuol trovare strane storie in tutto questo può passare ad un altro articolo.

Chi invece desidera conoscere ciò che non si sa se è vero, cioè la leggenda, può trattenersi ancora un minuto.

Il nome della via, via del Corno, e quella finestrella sembra che in realtà abbiano qualcosa in comune. Subito i maliziosi penseranno ad una storiaccia di corna, tipo quella del Bue sul Duomo, e magari hanno anche ragione, ma non si tratta di questo ma di un elfo. Sapete cosa sono gli elfi? “L’elfo è un essere appartenente alla mitologia nordica. Gli elfi sono simboli delle forze dell’aria, del fuoco, della terra, dell’acqua e dei fenomeni atmosferici in generale.” Cosi dice wikipedia.

Finestrella di via del Corno, fotografia di Gabriella Bazzani.

Insomma sembra che un giovane Stiattesi avesse in casa un servitore, un amico, un elfo. Questo elfo era molto devoto al giovane rampollo e allo stesso modo lo Stittesi trattava molto bene il piccolo elfo. L’elfo portava al collo un piccolo corno e il suono che riusciva ad estrarre insufflando aria era talmente celestiale e rilassante che sembra che tutta la via l’adorasse e come conseguenza tenesse in grandissima considerazione la famiglia Stiattesi, proprio per questo soave suono che si librava frequentemente.

Come sappiamo gli elfi sono molto curiosi e, a questo elfo in particolare, piaceva osservare non visto la vita della via. Il suo padrone decise di renderlo felice e fece preparare una finestra a sua dimensione. Tutto procedeva benissimo se non che un giorno l’elfo ebbe una premonizione, forse una visione, forse era uno degli elfi legati alle forze dell’acqua, insomma vide il suo padrone affogare. Non è chiaro come successe, se per un cedimento del pavimento o uno scherzo mal riuscito ma la tragedia si avverò e il giovane padrone cadde in un tino di grosse dimensioni; stava per affogarci se l’elfo con tutto il fiato che aveva in gola non avesse suonato il corno. Il suono prodotto era cosi sgraziato e stridente da sembrare un grido d’aiuto moltiplicato per tutti i decibel possibili ed immaginabili, tanto che attirò le persone della strada che accorsero per capire che succedeva salvando cosi il giovane Stiattesi.

Sembra che nello stesso giorno l’elfo sparì, forse aveva assolto il suo compito, ed forse per questa ragione che sullo stemma degli Stiattesi comparve un corno, come ringraziamento eterno; la via prese il nome in memoria del salvataggio.

Jacopo Cioni
Jacopo Cioni
Un Elfo a Firenze.
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Un pensiero su “Un Elfo a Firenze.

  • 17 Febbraio 2018 alle 16:25
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    E’ una storia molto carina, come una favola…..

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