La leggenda vuole che il Giglio Fiorentino, simbolo araldico della città di Firenze, abbia origine dalle vaste distese di iris, o giaggioli, che nascevano spontanei nelle campagne e lungo le sponde dell’Arno. Il termine giaggiolo altro non era che una
Gallina vecchia fa buon brodo.
Questo proverbio si perde nella notte dei tempi, quando nelle campagne c’era la fame e i contadini di rado mangiavano i polli ma conservavano con grande cura le galline poiché fornivano le uova. Ma quando anche le pollastre diventavano vecchie,
Babbo.
“Che non è impresa da pigliare a gabbo, descriver fondo a tutto l’universo, né da lingua che chiami mamma o babbo” scrive Dante nel canto XXXII dell’Inferno e questo ci fa chiaramente comprendere quanto fosse diffuso in Toscana il termine
Baciare il culo.
E’ un modo di dire dispregiativo diretto a chi è sottomesso ad altre persone e cerca di invogliarsi i favori con comportamenti o gesti adulatori (il tipico “leccaculo”). L’origine dell’adagio deriva da uno dei simboli della Repubblica Fiorentina: il Marzocco,
Tanto tuonò che piovve
La leggenda narra che Socrate abbia commentato con un sarcastico “tanto tuonò che piovve!” il fatto che sua moglie Santippe gli avesse rovesciato addosso dalla finestra una secchiata di acqua fredda al culmine di un furioso litigio. Socrate non aveva
Bifolco.
La parola deriva dal greco “boukolos”, formato da “bou” bove e “kolos” spingere, cioè colui che spinge e governa i buoi, modificato dai romani in “bubulcus” ovvero il guardiano dei buoi. Anche in tempi più moderni con il termine “bifolco”
Recensione: L’ultima chiave del mazzo.
Franco Ciarleglio ha dato alla luce un nuovo romanzo, dopo “Il lato buio del giardino” oggi esce con un romanzo ad alta suspense dove il finale si sdoppia in una scelta personale del lettore. “L’ultima chiave del mazzo” è il
Chi non risica non rosica.
Il gioco di accostare due parole che hanno un suono molto simile ma che si differenziano tra loro per una sola lettera, pur avendo un significato ben diverso, si chiama in latino “paronomasia” (mutamento di nome). Già nell’antica Roma era
Lasciare di stucco.
Lo stucco è notoriamente quel materiale pastoso composto di polvere di marmo, gesso o calce spenta che, quando è ancora morbido, viene spalmato sulle superfici e poi levigato e lavorato. Ma la tipica caratteristica dello stucco è quella di avere
Prendere per il naso.
Con l’antica espressione contadina “menare per il naso come una bufala”, già in uso presso gli antichi romani, si voleva esprimere il concetto di portare metaforicamente a spasso l’interlocutore trascinandolo come si fa con i buoi e i bufali, per
Senza lilleri ‘un si lallera.
Il termine “lillero” è onomatopeico e rappresenta una deformazione, secondo la tipica consuetudine fiorentina, della parola “lire”. Il verbo “lallera” è invece un divertente nuovo costrutto per creare una sonorità che faccia rima con lillero. La frase completa “senza lilleri
Avuta la grazia, gabbato lo Santo.
Nelle terzine 7 – 9 del XXXII canto dell’Inferno si legge: “che non è impresa da pigliare a gabbo, descriver fondo a tutto l’Universo, né da lingua che chiami mamma e babbo”. In questo caso Dante con il termine “pigliare