Questa è la storia di un personaggio fiorentino che nel 1925 aveva 20 anni. Non ne faccio il nome anche se, de relato, lo conosco bene per i racconti di mio padre, anzi conoscevo, dato che è ormai morto. Inoltre come lui in Italia, in quel periodo, ce ne erano milioni ed identificarne uno non ha senso. Chiamiamolo per comodità narrativa Federico.
A qualcuno questo articolo, su uno spezzone di vita di un fiorentino, non piacerà, lo capisco, ma lo invito comunque a leggerlo per una riflessione, positiva o negativa che sia, riflettere fa sempre bene.
Federico era nato e cresciuto nel rione di Santa Croce, non molto distante da Gino Paganelli di cui racconto in un altro articolo che vi consiglio di leggere, basta cliccare sul link rosso. Vi consiglio di leggerlo l’articolo su Gino Paganelli per avere un parallelismo che analizza due scelte di vita completamente diverse.
Tornando a Federico posso dirvi che tipo di persona era, uno simpatico, sempre pronto alla riunione conviviale e di cuore generoso. Era sempre disponibile a dare una mano ad un’amico ed aiutare il vicino. Aveva un’aspetto pacioso. Anche se non era grasso aveva una faccia rotondetta ed ispirava simpatia. Era stato anche in grado di studiare ottenendo un grado culturale leggermente più elevato rispetto alla media dei santacrocini dell’epoca.
A 20 anni era giunto il momento di lavorare e Federico si dette da fare, non importava che lavoro, bastava che lavorasse per portare qualche soldo a casa ed aiutare i propri genitori. Fu cosi che trovò lavoro presso un falegname in Borgo Allegri. Era un lavoro duro e non lo entusiasmava, ma quello c’era. Nel frattempo si era iscritto al collocamento, si perchè era pagato a nero e risultava disoccupato, sperava in un lavoro migliore.
Il 29 marzo 1928 viene stabilito che gli iscritti al Partito Nazionale Fascista, testimoniato dalla tessera verde fascista, dovevano avere la precedenza nelle liste di collocamento. Ferdinando, come tanti altri, non si fece molte domande e pur di avere qualche speranza in più di trovare lavoro si iscrisse al partito fascista ed ottenne la sua tessera verde insieme alla spilletta da esporre all’occhiello della giacca.
Dato che sin dal 1927 all’interno della tessera era incluso il giuramento al Partito Nazionale Fascista con la frase che recitava: “Giuro di eseguire senza discutere gli ordini del Duce e di servire con tutte le mie forze e se è necessario col mio sangue, la causa della Rivoluzione Fascista“. Anche Federico, d’ufficio, aveva giurato.
Federico non ottenne però un lavoro come sperava, perchè oltre a lui furono in tanti ad iscriversi al partito fascista, bramanti della tessera che dava un cosi grande vantaggio.
Il 28 marzo 1930 il tesseramento al partito fascista da almeno cinque anni diventò un requisito obbligatorio per ricoprire incarichi nel sistema scolastico, incarichi come presidi e rettori. Per Federico questo non rappresentava un vantaggio, ma si accorse che il suo vecchio rettore, un uomo colto e dedito all’insegnamento e di cui aveva avuto sempre stima si era ritrovato a spasso senza lavoro. Aveva 50 anni all’epoca, una famiglia e dei debiti da pagare. Anche avesse preso la tessera verde del partito era ormai troppo tardi, per mantenere il suo lavoro avrebbe dovuto averla da almeno 5 anni. Il suo posto fu preso da un 40enne iscritto da sempre al partito fascista.
Il 17 dicembre 1932 fu emanato un decreto del Capo del Governo, secondo cui l’iscrizione al Partito Nazionale Fascista diveniva un requisito fondamentale per accedere ai concorsi per i pubblici uffici. Per Federico sembrò un’occasione da non perdere e dato che aveva la sua tessera verde cominciò a fare i concorsi. Anche in questo caso però la speranza di trovare poca gente a concorrere venne meno, gli iscritti erano nel frattempo saliti esponenzialmente e quindi non vinse nessun concorso.
La frase inclusa nella tessera nel 1927 fu modificata nel 1933 con: “Nel nome di Dio e dell’Italia giuro di eseguire senza discutere gli ordini del Duce e di servire con tutte le mie forze e se è necessario col mio sangue, la causa della Rivoluzione Fascista“. Ed anche questa volta Federico, d’ufficio, aveva giurato.
Il 1934 era anno di elezioni e Federico, che ancora faceva il falegname, ricevette finalmente la sua agognata offerta di lavoro. Poteva indossare un camicia nera e far parte degli squadroni di propaganda. Non avrebbe cambiato lavoro, sempre il falegname avrebbe fatto, ma il rimborso spese avrebbe migliorato la sua situazione finanziaria. Fu cosi che una sera si ritrovò sotto casa di Gino Paganelli a gridare “ooohhh bigio, vieni a votare“, non solo, ma dopo poche ore che Gino aveva votato si ritrovò davanti ad un vespasiano a cazzottare lo stesso Gino. Quella sera tornò a casa non solo confuso, ma sporco e maleodorante di piscio. Era confuso, perchè si era ritrovato a rovesciare il suo odio e la sua insoddisfazione su un pover’uomo che conosceva da una vita e che mai gli aveva fatto un torto, se non il fatto di non avere anche lui la tessera verde.
Il 9 marzo 1937 il possesso della tessera verde diventò obbligatorio se si voleva accedere a qualunque incarico nel pubblico impiego. Federico si accorse che svariati suoi amici dovettero lasciare il loro impiego perchè continuamente vessati e vennero sostituiti da altri, ma a lui non toccò la fortuna di sostituirli, nonostante ormai fosse iscritto da ben 9 anni, dotato di tessera verde e spilletta ed avesse anche aderito agli squadroni di odiatori.
Dal 3 giugno 1938 in forza del Regio decreto n. 827 nessuno poteva più essere assunto nel personale salariato statale né si potevano avere promozioni all’interno del medesimo personale in assenza della tessera verde. A Federico importava il giusto, tanto lui non era riuscito ad entrare nel pubblico impiego.
Nello stesso 1938 la tessera verde fascista divenne obbligatoria per accedere al mondo del lavoro in generale, pubblico o privato. Quel giorno Federico perse il lavoro di falegname. Non perchè non dotato di tessera verde, l’aveva dal 1928, ma perchè non l’aveva il suo datore di lavoro e due dei suoi tre colleghi. Infatti furono introdotte delle sanzioni economiche per quei datori di lavoro che assumevano dipendenti sprovvisti di tessera e regolare iscrizione al Partito Nazionale Fascista. L’obbligo della tessera verde per poter lavorare causò disagi a livello nazionale, anche a Firenze ovviamente. Una marea di gente, pur di lavorare, si iscrisse al Partito Nazionale Fascista, per necessità e disperazione. Anche se divergevano dal pensiero politico del partito il possesso della tessera verde divenne imperativo per sopravvivere. Tanti furono costretti ad emigrare altrove pur di non aderire all’obbligo del tesseramento. Il datore di lavoro di Federico fu uno di questi, stufo della situazione ed essendo in età pensionabile, decise di chiudere bottega, vendere il fondo, e trasferirsi in un altro paese assieme alla sua famiglia. Di tutti questi disagi e famiglie che lasciavano Firenze, Federico non dovette preoccuparsi, la sua unica preoccupazione era essere senza lavoro.
Alla fine del 1938 Federico non sapeva come cavarsela, niente lavoro e la fame aumentava. Fu gioco forza arruolarsi nell’esercito regolare, questo gli avrebbe garantito cibo, paga e vestiario. Sembrava la soluzione migliore per se e la sua famiglia. La tessera verde l’aveva e questa volta fu subito preso. Alla fin fine quella tessera aveva adempiuto al suo compito dandogli lavoro, finalmente Federico era soddisfatto, era un soldato. Certo la vita era dura, marce, allenamenti, sessioni al poligono, ore all’aperto immobili in riga, ma Federico si trovava bene, era il solito pacioccone di un tempo e con i commilitoni strinse subito una bella amicizia.
Il 1° settembre 1939, Federico, partì lasciando Firenze.
Ecco questa è la storia di Federico, uno nato in Santa Croce, uno dei tanti, un fiorentino dell’epoca. Oggi lo voglio ricordare con un detto tedesco ripetuto ultimamente da Henryk Broder, un sopravvissuto dei campi, in una trasmissione tedesca. “temete gli inizi“.
Come predetto da molti l’attuale tessera verde non verrà eliminata, hanno già votato, verrà rimodulata e chi sa quante scelte obbligate consentirà in cambio di pochi ed arcaici diritti, temete gli inizi.
Questa è la trasmissione in oggetto che dedico a Federico, un uomo gentile e pacioso che voleva solo lavorare.
Ciao Jacopo. Concordo perfettamente con il tuo racconto dell’episodio e con la tua analisi finale!! Le analogie sono evidenti (colore compreso). Purtroppo ormai l’inizio se n’è già andato (passato in sordina davanti al popolo bue) e, temo, che il il prosieguo sia ben triste in un paese caduto ormai da tempo immemore in un profondo letargo !!! Sic!!
La storia di Federico , fiorentino tesserato , mi ha chiarito fatti avvenuti nella mia famiglia giusto a quel tempo, che poi mi sono stati raccontati, adesso chiariti dalla storia di Federico. Un mio familiare , non tesserato perché contrario al Partito Fascista e datore di lavoro a familiari e amici non tesserati. Fu
perseguitato, e infine dopo tanti avvisi di avvertimento, tramite un amico che gli procurò una tessera del Fascio, e munito di porto d’armi , si presentò alla sede del Fascio in Piazza Mentana (credo sia esatto, per me sono racconti). Fu ricevuto in una sala tutta addobbata di teli neri e Fasci alle pareti, appena entrato :- eccolo camerati addosso ! Questo mio familiare alzò con la mano sinistra, la Tessera Verde e con la destra una pistola..:-.fermi camerati è dei nostri!!!
Sarebbe interessante se questa tessera verde le ricordasse ciò che avviene anche recentemente. Oggi per avere la tessera verde non occorre una pistola, ma un buco.