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Seconda parte

Terza parte

Parte quarta

Parte quinta

Parte sesta

Parte settima

Parte ottava

Badia a Passignano di San Michele Arcangelo “Angelo Guerriero” – Barberino Tavarnelle – terza parte

Negli anni successivi vi furono molte vicissitudini che coinvolsero il monastero. Dopo il Consiglio Lateranense del 1216, venne istituito l’Ufficio dei Visitatori, per controllare che i monaci osservassero la regola del loro Ordine. A Roma ci fu la creazione dell’Ufficio del Procuratore per tutelare i loro privilegi. Gregorio IX (Ugolino di Anagni) mosse guerra contro l’Imperatore Federico II Hohenzollern di Svevia, per sopperire alle ingenti spese militari, impose tasse gravose ai monasteri toscani. I monaci di Passignano dovettero impegnare il loro patrimonio, ma non potendolo riscattare, con un sentenza del tribunale la Badia finì nelle mani della famiglia Scolari di Firenze. Nel 1255 i monaci dopo aver subito varie angherie furono fatti prigionieri, venne distrutto il monastero e bruciata la chiesa. I monaci di Passignano si liberarono di Firenze passando sotto la protezione della Ghibellina Siena, da cui i Guelfi erano stati cacciati dopo la sconfitta dei fiorentini a Montaperti del 1260. Dopo le definitive sconfitte dei Ghibellini nelle battaglie di Benevento con la morte di Manfredi, quella di Tagliacozzo con a cattura e la morte di Corradino e la disfatta di Colle Valdelsa, tutto si rovesciò con il ritorno al potere della fazione guelfa vincitrice. Ruggero Buondelmonti, Guelfo, Abate del convento prima della sconfitta di Montaperti, con nomina avuta dalla Abate di Vallombrosa Plebano, al posto dell’Abate di Passignano Rodolfo, Ghibellino, poté finalmente prendere possesso del suo ufficio.

Papa Bonifacio VIII

Nel XIII secolo Papa Bonifacio VIII (Benedetto Caetani) nel mese di dicembre 1297 nominò il Buondelmonti Priore Generale di Camaldoli al posto del priore Frediano. Lo stesso Papa nel 1298 lo nominò abate Generale di Vallombrosa, in sostituzione di Valentino. Per qualche tempo conservò anche la carica di Passignano. Sostenne la fazione dei Guelfi Neri di Corso Donati. Dopo il Calendimaggio del 1300 partecipò alla riunione tenuta nella chiesa fiorentina di Santa Trinita, nella quale fu deciso di chiamare Carlo di Valois con la conseguente cacciata della fazione dei Bianchi, a cui apparteneva il poeta Dante Alighieri. Le ricchezze del Monastero aumentarono enormemente tanto da attirare l’attenzione del Vicario degli Ordinamenti di Giustizia di Firenze. Fu emanata una delibera nella quale il convento veniva condannato a pagare una tassa ogni anno pari 320 moggia di grano. Papa Eugenio IV (Gabriele Condulmer) tolse ai Monasteri nel XV secolo il sistema della “Commenda” (nell’età medievale, costituiva l’uso di affidare ad un laico un beneficio ecclesiastico, da gestire tramite un Vicario)

Papa Callisto III (Alfonso de Borja Y Cabanillas) volle mettere fine alla disputa fra i monaci Vallombrosani divisi sulla regola da seguire. Quella nuova era nata dalla riforma fatta dall’Abate dell’Abbazia di Santa Giustina in Padova. Ad esaminare l’accordo fra gli Abati su questa regola fu incaricato l’Arcivescovo di Firenze Antonino Pierozzi. L’intesa non fu esaminata per la morte del pontefice. I diretti interessati si rivolsero al nuovo Papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini) il quale incaricò della revisione l’Abate della Badia Fiorentina. La nuova regola pacificò i contendenti e trasformò l’ordine in “Congregatio”, sul modello di Santa Giustina. Alla morte del Generale della Congregazione Francesco Altoviti avvenuta nel 1479, nella famiglia dei Vallombrosani avvenne uno scisma ad opera dei monaci sansalvini del convento di San Salvi, con un colpo di mano, elessero Generale don Isidoro Abate di Passignano. I monaci di Vallombrosa risposero con la nomina a Generale don Bruno Milanesi, con l’approvazione del Papa.

Lo scisma in seno alla congregazione doveva essere ricucita. Don Milanesi e l’Abate di Passignano giunsero ad uno accordo, confermato da Papa Innocenzo VIII (Giovanni Battista Cybo de Mari). Passarono i secoli e tante vicissitudini nelle quali fu coinvolto il monastero di Passignano. Verso la fine del XVI secolo la Abbazia divenne uno studentato. Per formare i nuovi giovani i monaci più istruiti della Congregazione, iniziarono a studiare il greco e l’ebraico per poter studiare le Sacre Scritture e per recitare in queste lingue l’Ufficio Divino. Per approfondire lo studio della matematica e delle scienze esatte, utili al loro insegnamento, fu chiamato nel 1588 Galileo Galilei, che in gioventù aveva avuto una esperienza monastica all’Abbazia di Vallombrosa.

Nel diciannovesimo secolo al tempo dell’invasione napoleonica il monastero venne soppresso disperdendo tutto il patrimonio posseduto. Finita la dominazione francese tutto tornò come prima. Ai vallombrosani vennero resituiti il monastero di Vallombrosa, il Santuario di Montenero a Livorno e la chiesa di Santa Trinita a Firenze. In seguito venne riacquistato Passignano e la sua tenuta, ma a causa dei pochi monaci presenti, non fu eletto l’Abate. La nomina avvenne quando aumentò la comunità.

Nel 1866 con la legge Siccardi, vennero soppressi tutti gli ordini religiosi, lo Stato italiano divenne proprietario di tutto. Passignano rimase ai pochi monaci allora presenti nella chiesa con funzioni di parrocchia per il paese. Il Conte Maurizio Dzieduszyecki acquistò all’asta la Badia, tutti i poderi e i boschi. Dal 1986 i Vallombrosani, ne sono rientrati in possessso. Alla cerimonia del nuovo insediamento furono presenti molti monaci arrivati da altri monasteri, l’Abate Generale della Congregazione, il Vescovo di Fiesole e gli abitanti del paese.

Alberto Chiarugi
Storia delle badie fondate intorno a Firenze: 8° parte
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