Prima parte

Seconda parte

Badia di San Miniato al Monte

Al tempo delle persecuzioni ai primi cristiani, l’Imperatore romano Decio nel 250 d.c. si distinse per la sua crudeltà. Una leggenda racconta di un pellegrino, forse greco o armeno di nome Miniato, ritornando da un pellegrinaggio a Roma si fermò a Firenze per vivere da eremita sul Mons Florentinus.

Venne catturato e martirizzato. Fu decapitato presso la porta alla Croce o nel Foro dove in seguito sarebbe stata eretta la chiesa di San Miniato tra le Torri. La narrazione continua dicendo che, il martire raccolse la sua testa, attraversò il fiume Arno, salendo il monte, raggiunse il suo romitaggio, si sdraiò in terra per morire.

Sul luogo della sua morte nel VII secolo fu edificato un oratorio, in seguito il Vescovo Alibrando nel 1018, vi fece costruire la Badia di San Miniato al Monte (l’antico Mons Florentinus) in stile romanico fiorentino. I lavori proseguirono sotto l’Imperatore Enrico II il Santo di Sassonia. Ne presero possesso i monaci benedettini sostituiti nel 1373 dai monaci Olivetani che ancora oggi vi abitano.

La chiesa è conosciuta con il titolo onorifico di Basilica minore (in latino Basilica minor) dato dal Papa che lo concede con un breve apostolico ad edifici cattolici particolarmente importanti. Il campanile si eleva alla sua sinistra. Durante l’assedio degli imperiali di Carlo V nel 1530, fu abbassato, interrato e rinforzato da Michelangelo con balle di lana fornite dall’Arte della Lana, per difenderlo dalle cannonate provenienti dal Giramontino dove si trovavano le batterie degli assedianti. Nella cella campanaria vi fu installata una postazione di cannoni per colpire gli avversari.

All’interno della Basilica, sul pavimento, si trova una meridiana solistiziale formata da uno zodiaco marmoreo costruito nel 1207. Il giorno del solstizio d’estate al mezzogiorno solare fiorentino, un raggio di sole colpisce il segno zodiacale del Cancro. Nella Rosa dei Venti si trova a mezzogiorno.

Abbazia di San Salvatore e San Lorenzo a Settimo

(NdR: ricordate che il 29 marzo Lo Struscio Fiorentino ha programmato una visita presso questa Abbazia.)

La Badia a Settimo è situata nella zona chiamata “Piana di Settimo” sulla sinistra del fiume Arno tra il fiume e il tracciato della vecchia via Pisana. La Badia è un vecchio castello esistente già nel X secolo. Sorto nei domini dei signori longobardi discendenti da un certo Cadolo loro antenato, da lui si fa risalire la stirpe dei Cadolingi (Cadolo nella lingua longobarda significa famiglia).

I domini di quei potenti signori si estendevano su questo territorio dalla riva sinistra del fiume Arno, partendo dalla pianura di Settimo, raggiungendo Fucecchio e infine la piana lucchese. Non essendoci notizie certe e documenti afferenti la sua fondazione, ci si affida alla tradizione.

Li si trovava un piccolo oratorio dedicato al Salvatore, dipendente dalla pieve di San Giuliano a Settimo gestito da una piccola comunità religiosa. Questi si sarebbero stabiliti in un tempietto pagano. I religiosi avrebbero goduto della munifica beneficienza del Marchese Bonifazio dei Cadolingi. Nel 998 l’Imperatore Ottone III la prese sotto la sua protezione, vietando di arrecare molestie a chiunque, sotto la pena di 100 libbre d’oro. Nel 1004 il Conte cadolingio Lotario trasformò l’oratorio in un monastero dedicato ai Santi San Salvatore e Lorenzo affidandolo ai Benedettini Cluniacensi provenienti dal paese francese di Cluny.

I possedimenti della chiesa, si ampliavano sempre di più grazie alle donazioni territoriali fatte dai loro protettori. Nel 1048 il figlio di Lotario; Guglielmo detto “il Bulgaro” cedette ai monaci il loro feudo di Stale. Con questa donazione si trovarono in possesso dell’Appennino, dal valico della Futa fino al passo del Giogo, e altri territori situati in pianura. L’Imperatore Enrico III detto “il Nero”, confermò queste donazioni e accordò loro ricchi privilegi.

Il Conte Guglielmo donò il monastero a Giovanni Gualberto fondatore dell’ordine dei Vallombrosani. I monaci si opposero con forza alla chiesa fiorentina, accusando il Vescovo Pietro Mezzabarba di eresia e simonia. La disputa dell’Ordalia o prova del fuoco, si svolse vicino alla Badia. Il monaco designato da Giovanni Gualberto superò la prova, dando ragione ai Vallombrosani, costringendo il Vescovo a lasciare la cattedra di San Zanobi e ritirarsi nel monastero di Pomposa dove morì. Nella Rosa dei venti è situata ad occidente.

Alberto Chiarugi
Storia delle badie fondate dalla Marchesa Willa di Spoleto di Tuscia: 2° parte
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