Tra i personaggi di spicco fiorentini nell’assedio di Firenze vi è sicuramente Francesco Ferrucci contrastato e osteggiato dall’altro comandante fiorentino Malatesta Baglioni. La storia ha poi posto il Malatesta colluso con il nemico. Francesco Ferrucci è un quarantunenne appassionato di storia antica ed era stato incaricato di riconquistare Volterra caduta in mano a Carlo V.
Nel 1530 la città di Empoli cadde e si crea un blocco ad ogni approvvigionamento per i fiorentini. Firenze era talmente in ginocchio che i cittadini si ritrovarono a mangiare carne d’asino, di cane, di gatto e di topo, e gli imperiali erano ormai convinti di averla in pugno.
Intanto Il Principe d’Orange aveva occupato Gavinana sbarrando ogni manovra al Ferrucci tanto che la battaglia che ne conseguì, fu una disfatta per i fiorentini.
Durante lo scontro lo stesso Principe d’Orange perde la vita e Ferrucci ferito vienne pugnalato vilmente a morte mentre giaceva su una lettiga, la mano che lo colpì era di un certo Maramaldo.
Il Malatesta Baglioni, intanto, aveva agito alle spalle del Ferruccio e di Firenze e approfittando della morte dello stesso Ferruccio cercava di portare avanti una resa dei fiorentini.
Il Malatesta prese il controllo delle guarnigioni sulle porte e sui bastioni e girati i cannoni sulla città la minacciò di aprire il fuoco. La città era stanca, 8000 erano i fiorentini morti, l’economia era in ginocchio. Anche gli imperiali non erano messi bene, in tutto avevano perso 14000 uomini.
La città si arrese e i nemici proposero che Firenze pagasse 80 mila ducati a Carlo V, ma nessun saccheggio doveva avvenire.
Una parte dell’esercito degli Imperiali non era contento dell’esito della resa non avendo potuto perpetrare il sacco e pretendeva quindi più denaro come risarcimento. Tra spagnoli e tedeschi però non c’era Intesa tanto da permettere ai mercenari italiani di scagliarsi contro gli spagnoli solo dopo essersi assicurati la neutralità dei tedeschi. Gli scontri che ne generarono durarono due giorni sino a che gli spagnoli ritirandosi permetteranno alla città di Firenze di far arrivare aiuti e viveri.
Firenze condivise seppur con minori danni un analogo destino a quello di Roma di tre anni prima, il triste sacco romano.
L’imperatore mantenne gli impegni presi sia con Firenze che con Clemente VII restituendo un equilibrio che sembrava ormai perduto.
- Riccardo Massaro