In piazza del Duomo sulla parte destra guardando la facciata di Santa maria del Fiore, si trova la Loggia del Bigallo. Questa costruzione venne eretta come sede della Compagnia di Santa Maria della Misericordia fondata nell’anno 1244 da Fra Pietro da Verona, (Domenicano giunto a Firenze per combattere l’eresia Catara).
Negli anni 1352/58 al posto di una torre appartenuta alla famiglia Adimari, andata distrutta nel 1248, quando la fazione dei Ghibellini riuscì con l’aiuto di Federico di Antiochia figlio di Federico II° di Svevia a cacciare i Guelfi dalla città. Di conseguenza la famiglia Adimari di parte Guelfa dovette andare in esilio. Tutti i possedimenti furono confiscati, i palazzi e le torri distrutte.
La torre chiamata dai fiorentini del “guardamorto” appartenne a quella famiglia; si trovava di fronte ad un cimitero situato intorno alla Cattedrale di Santa Reparata. I Ghibellini con impeto distruttivo decisero di farla crollare dirigendola nella sua caduta verso il Battistero di San Giovanni con l’intento di distruggerlo. Fu preparato il crollo con attenzione ma, quando i puntelli di legno bruciando la fecero crollare, con un movimento inaspettato si rivolse altrove, salvando la chiesa. I presenti gridarono al miracolo, facendo desistere li iconoclasta dal loro proposito.
In seguito nell’anno 1425 la Compagnia del Bigallo e la Compagnia di Santa Maria della Misericordia ebbero una unica sede, ma questa convivenza non andò a buon fine. Pochi anni dopo la Misericordia si allontanò dalla Loggia e si stabilì sempre sempre nelle vicinanze della piazza verso via Calzaiuoli sempre nelle case degli Adimari.
La Loggia nei tempi andati serviva per l’esposizione dei fanciulli smarriti o abbandonati, affinchè fossero riconosciuti, ritrovati o adottati. Le case annesse servivano al ricovero e l’accoglienza degli orfanelli. L’istituzione era gestita dai “Capitani del Bigallo” che accoglievano i bambini e li affidavano alle cure di donne appositamente stipendiate. Questo ricovero ebbe termine quando Filippo Brunelleschi Lapi costruì in piazza Santissima Annunziata lo “Spedale degli Innocenti” destinato ad accogliere i bambini abbandonati o rifiutati.
Nell’anno 1358 vennero chiuse le arcate con delle eleganti grate di ferro, mentre l’interno si arricchì degli affreschi di Nardo di Cione. Un capolavoro dell’epoca è un dipinto rappresentante la Madonna della Misericordia con la “Mitria vescovile” (si crede sia la “Sacerdotissa Justitiae”), dove si nota la veduta più antica di Firenze e la facciata di Santa Maria del Fiore ancora incompleta. Questo dipinto è oggi conservato nel Museo della Misericordia.
Anni dopo nel 1445 sulla facciata della Loggia, vennero affrescati degli episodi riguardanti la permanenza a Firenze di San Pietro Martire. Di queste opere è rimasta solamente quella che racconta della apparizione del diavolo, sotto forma di un nero cavallo infuriato durante una predica.
Nel diciassettesimo secolo, furono rimosse le grate e le arcate vennero murate per dare più spazio all’ospedale. Durate lo sventramento ottocentesco del centro storico della città, la costruzione venne risparmiata da ristrutturazioni arbitrarie e fantasiose, in quella occasione vennero riaperte le arcate.
Nei primi anni del novecento, si cominciò a ricercare i quadri, le sculture e tutto quello che era stato asportato nel tempo. Il piccolo museo è stato ricostituito, sono state recuperate tutte le opere e dopo l’alluvione del millenovecentosessantasei gli è stata data definitiva sistemazione. E’ gestito dall’Opera del Duomo. Sulla facciata verso il battistero si trovano delle sculture trecentesche, provenienti dalla antica sede del Bigallo; una Madonna col Bambino con ai lati San Pietro Martire e Santa Lucia protettrice dei bambini.
L’esposizione interna si articola in tre sale, la prima contiene un crocifisso attribuito al Maestro del Bigallo, affreschi staccati opera della bottega di Nardo di Cione, un tondo di Jacopo del Sellaio con Madonna, Bambino, due angeli, San Pietro Martire e Tobia. Sull’altare posto sulla parete di fondo, appartenuto all’antico oratorio, si trovano tre sculture di Alberto Arnoldi; Madonna, Bambino e due Angeli reggi candela, incorniciati in un tabernacolo dorato con tre nicchie e stemmi del Bigallo e della Misericordi opera di Noferi di Antonio Noferi, nella predella sono conservate tre pitture su tavola di Ridolfo del Ghirlandaio (morte di San Pietro Martire, Madonna della Natività, fuga in Egitto, Tobia e Tobiolo che sotterrano un morto davanti al Bigallo).
Nella seconda sala sono conservate due opere; un trittico portatile di Bernardo Daddi, una Madonna dell’Umiltà di Domenico Michelino. Tavole dipinte del Maestro Esiguo, una della bottega di Mariotto di Nardo, e una terracotta di Lorenzo Ghiberti.
Nella terza ed ultima sala ci sono degli affreschi staccati dalla facciata dello Spedale di Noccolò Gerini e Ambrogio Baldese, una Madonna con Bambino della scuola del Botticelli, una tavola dell’Orcagna, tele di Carlo Portelli con la Carità e la Madonna Assunta in Gloria e due orfanelli. Lo stemma degli Altoviti tra due Cherubini attribuito a Desiderio da Settignano, ceramiche di terracotta, libri antichi e arredi delle due Confraternite.
Oggi le due Compagnie si sono divise definitivamente. La Venerabile Arciconfraternita della Misericordia, si è trasferita dal 1576 in un palazzo di fronte al campanile di Giotto, assegnatoli dal Granduca Francesco I° de’ Medici. La Misericordia si occupa di assistenza con ambulanze, ha ambulatori in vari rioni della città, e la gestione di cimiteri. L’Opera Pia dell’Orfanatrofio del Bigallo, si occupa di fornire alloggio a donne anziane sole autosufficienti.