Oggi è 28 Febbraio (data di pubblicazione) è martedì grasso, ultimo giorno di Carnevale, e ci sembra giusto un omaggio.
Miste alle risate erano le esclamazioni del pubblico e sono quelle esclamazioni che hanno dato vita a Stenterello. Forse il soprannome dato dal pubblico ad un signore che calcava le scene, un signore fiorentino, nato a Rifredi, di nome Luigi Del Buono (1751-1832); un attore magro, gracile, stentato appunto, tanto da meritarsi il soprannome Stenterello. Un attore arguto però che sulla scia del soprannome creò il personaggio teatrale e lo rappresentò.
Stenterello è la maschera fiorentina nata dalle maschere della commedia dell’arte antica di cui Del Buono era magistrale interprete. In origine orologiaio con bottega in Piazza del Duomo all’angolo con Via de’ Pecori smaniava per la recitazione tanto da vendersi la bottega e dedicarsi solo al teatro.
Prima nella compagnia di Giorgio Frilli poi direttore degli Accademici Fiorentini al teatro Ognissanti per poi passare nella compagnia di Pietro Andolfati fino a fondare una propria compagnie nel 1791. Sono molte le commedie create da Luigi Del buono, famose come “Ginevra degli Almieri sepolta viva in Firenze” o “Sempronio spaventato dagli spiriti” o ancora “I Malaccorti”. Poi le commedie dedicate a Stenterello come “Fiorinda e Ferrante, principi di Gaeta, con Stenterello buffone di corte” o “Il diavolo maltrattato a Parigi” o ancora “Stenterello al Gran Cairo”.
Non era solo il suo aspetto fisico stentato a farlo apprezzare dai fiorenti quanto la fiorentinità intrinseca al personaggio Stenterello, le stesse caratteristiche che si ritrovavano nel fiorentino medio. Una maschera chiaccherona, paurosa, polemica, rapida nella decisione ma allo stesso tempo disordinato nell’applicarla, malmesso nel vestire, scanzonato, sempre senza soldi ma contemporaneamente un inguaribile ottimista, saggio nel pensiero e sempre schierato con il più debole. La straordinaria somiglianza fiorentina gli viene però dalla battuta sempre pronta, dalla chiaccherata colorita e pungente, ma che non scade nel volgare, intercalata da modi di dire popolari e divertenti, una risposta sempre pronta in un classico vernacolo fiorentino.
Lo stesso Pellegrino Artusi diceva: « …dal palcoscenico Stenterello lanciava frizzi e motti scevri però di volgarità, tanto che famiglie intere assistevano al suo spettacolo.»
In queste caratteristiche il personaggio diventa divertente e si pone perfettamente come maschera carnevalesca. Certo non tutti possono interpretarlo, chi ha pancia e gote rubiconde è difficile che si cali nella maschera, chi è alto e dinoccolato ha più speranza di una buona interpretazione. Bisogna essere un poco brindelloni.
Magro con la faccia bianca e malnutrita, un bel nasone pronunciato, vestito con una giacca o un giubbetto di colore azzurro chiaro con le falde a scacchi rossi e bianchi il tutto sopra un panciotto giallo e dei calzoni neri e corti che mettono in evidenza le calze scombinate nei colori e nei disegni. Una calza rossa e una a righe multicolore oppure una a strisce bianche e blu e una arancione. A completare l’immagine un cappello a tricorno nero con sotto una parrucca bianca con codino all’insù e delle scarpe con fibbia.
Ecco questa l’immagine di Stenterello.
Dopo la morte di Del Buono altri hanno dato vita a Stenterello in teatro. Attori come Amato Ricci prima della guerra o Vasco Salvini a cavallo delle due guerre o ancora dopo la II guerra attori come Mario Fanfulla. Molto più recente, ai giorni nostri, Sauro Artini e soprattutto Giovanni Nannini che resta nella memoria di tutti per la sua interpretazione di Stenterello e del vernacolo fiorentino. Giovanni Nannini è stato fra l’altro interprete in molti film dopo il suo esordio in Totò cerca pace. Tutti grandi interpreti anche se il vero Stenterello resta Del Buono e tutti i ragazzini che nel periodo di carnevale ne hanno vestiti i panni. Purtroppo al passato dato che oggi i giovani si vestono da uomo ragno sempre che festeggino ancora il carnevale e non halloween.