Il 15 aprile del 1446 il Bunelleschi morì, fece in tempo a vedere ultimata la “sua” cupola e a disporre per il completamento della lanterna su suo progetto, anche a disporre i cantieri, ma non a vederla realizzata sulla sommità del “cupolone”.
Il posto di capomastro passò ad Antonio Manetti che terminò la lanterna e incaricò Francesco de’ Cioni noto come Andrea del Verrocchio di realizzare una palla di rame dorata sormonta da una croce, da realizzare in otto pezzi con il miglior rame disponibile. Per ottenere questo rame il Verrocchio si trasferì a Venezia in modo da intercettare il carico migliore. Inviò il rame necessario a Firenze in due volte nel 1469, un trasporto di sei pezzi in agosto e un altro carico di due pezzi ad ottobre.
La palla di 1981 Kg. terminata e con la sua croce in vetta venne issata sulla Cupola del Duomo di Firenze il 27 maggio 1471. Tutto andò per il meglio e i fiorentini erano tronfi di orgoglio per il cupolone, bello e enorme come nessun altro al mondo. Nella realtà nel tempo qualcosa andò storto e son qua a raccontarvelo.
Un primo evento atmosferico si verificò il 5 aprile 1492. Lo apprendiamo da Tribaldo De’ Rossi nelle sue memorie:
” Richordo chome a’ dì 5 di aprile 1492, sendo al tramontar del sole asai buon tenpo, traeva grecho, a un’ora di notte si rivolse marino ; e prima chominciò a tonare: a ore 2 rinforzava el tenpo di venirne aqua ; andamoci a letto. Chome fumo a letto, eh’ era ore 3 di notte, chominciò a piovere un po’ di grangniuola e vento grande; vene uno tuono grandisimo: ongniuno si spaventò, e la matina si vide era dato in su la Lanterna di Santa Maria del Fiore, cioè in su la Chupola, e mandò giù più che ‘ì terzo de la Lanterna. Chadè in su la chiesa moltissime priete, isfondò la volta de la chiesa in cinque luoghi, tra le due porte de le nostre Done: e marmi chome bote grosisime chome barili si fichorono in choro, e tra le due porte una gran brighata di pezi: rovinò una parte del tetto, che lo sfondorono dete priete; e da la porta va a la Nunziata, ne la via ne chadè più di venti pezi di marmo chome botte e barili grosi, fichoronsi in terra due braccia a drento, e rupono que’ tetti de’ cieraiuoli, e parecchi ne dette in su la chasa di Rinieri, e sfondò el teto, e due palchi e la volta, e fìehoronsi ne la volta: eravi a dormire alato una piena chiamerà di persone: non vi morì persona, nè altrove. De le istu pente chose che si sentisi di tal chosa a Firenze fu questa, che ongniuno dicieva non si rifarebe tal dano cho 2000 fiorini. Arecha’ne un pezo a chasa, groso da fare uno lucerniere di più di 30 libre, di quel de la Lanterna: molte persone ne portava a chasa pezi per serbarli per richordanza. E pare che s’achordino e chapi maestri e li operai di Santa Maria del Fiore, che s’ abia a disfare tutta detta Lanterna, perchè en’ aperta chom’ una melagrana: però pare la voglino rifare. S’avano di quaresima, la domenicha d’ora pasata, si andava al perdono al Paradiso: fu detta fortuna in giovedi sera. Detta quaresima molte volte e predichatori di Firenze avevon detto e dicievono, che nanzi fussi chalen d’aghosto sarebe a Firenze gran chose e di gran mali: di già quesf è uno, e non picholo, avendosi a disfare detta Lanterna, e rifare: 5000 fiorini aran faticha di rifarla. Uno de’ mali che si vollero presagiti da questo fulmine, fu la morte di Lorenzo il Magnifico, avvenuta il dì 8 dello stesso mese. ” (Ricordanze di Tribaldo de’ Rossi, a pag. 273.)
Il medesimo Tribaldo registrò, sotto il dì 8 settembre 1490, il fatto che due pietre grosse, di più che 100 libbre l’una, caddero da un occhio della Cupola in chiesa sempre a causa di un fulmine.
Il 5 aprile 1492 una saetta colpì la palla del Verrocchio producendo innumerevoli danni alla palla e alla lanterna sottostante che per più di 1/3 si frantumò. I danni furono molti, ed evidentemente anche i presagi, il tutto fu ristrutturato e Firenze tornò alla normalità.
Non è però finita qua.
Un signore, farmacista, di nome Luca Landucci tenne per tutta la durata della sua vita un diario, di questo parleremo in un altro articolo. Fatto è che grazie a questo diario sappiamo che la bella sfera fu colpita dai fulmini come un muro dai proiettili a Bagdad.
Riporta il Landucci:
“E a dì 6 d’agosto 1542, venne una saetta in su la cupola e non fece quasi danno.
E a dì 18 di settenbre, venne una saetta in su la cupola e non fece danno, o poco.
E più ne venne una in Palazo de’ Signori dove ogi abita el Duca Cosimo.
E molte altre ne cadè per Firenze.
E a dì 14 d’ ottobre 1542, venne una saetta in su la cupola, e una ne venne in Palazo e molte altre per Firenze.
E a dì 22 di dicenbre venne una saetta in su la cupola, e dètte in su la lanterna e ruinò e spezò tanti marmi che si giudicò che a raconcare si spenderebe più di 12 mila iscudi.“
La quiete che fu interrotta nuovamente, come anche il sonno dei fiorentini, una notte tra il 26 e il 27 gennaio del 1600. Un fulmine colpì di nuovo la sfera dorata e questa volta l’energia sprigionata fu tale che la staccò dal suo basamento facendola cadere giù lungo la cupola sino a terra.
Il danno fu ingente, tanto che frammenti di marmo arrivarono lontanissimi fin in via dei Servi e l’impatto acustico fu tale da destare tutta la città.
Cosi riporta l’evento il Migliore di Vanni (Firenze illustrata)
” su le cinqu’ ore di notte, con grandissimo strepito e danno venne a terra la palla e la croce, con infiniti marmi, con tal veemenza e forza scheggiati, che corsero fino a mezzo la via de’ Servi. Alle persone abitanti quivi vicine tal fu lo spavento, che chi racconta il fatto asserisce, che, restati sbalorditi, parve loro arrivata la fin del mondo; e che la voce unita di chi poteva gridare, era il chiamar misericordia. Francesco Bocchi fece latinamente un minuto ragguaglio della ruina e della restaurazione, in due lettere che sono a stampa. Della restaurazione ci ragguagliano bastantemente eziandio i nostri documenti. Aggiungerò nonostante alcune notizie traendole dalla seconda lettera del Bocchi. — Il volere del Granduca, che tutto appuntino si ricostruisse a norma dell’ antico modello, fu adempito. Solamente si tenne la palla un poco più grande e nella palla, per consiglio del Buontalenti, fu praticata una finestrella, che dà luce a chi vi è dentro, e serve per uscita più sicura a chi, o per lavori o per accendere i panelli in occasione di luminarie, è obbligato a salir sulla croce. Il nodo, eh’ è sotto la palla, pesò libbre 1290 l’armadura della palla fu libbre 3094 e con la palla, 5030 la croce andò a 1080. La doratura della croce valse 120 scudi; 500 per la palla, e 100 per il nodo. Dai frantumi della vecchia palla si levarono tre libbre d’oro. Il dì 21 d’ottobre 1602 fu tirata su la palla e nel maggio del 1603 si collocarono nella croce alcune reliquie, con un’ iscrizione dataci dal Migliore. Il quale pure asserisce, che il restauro costò sopra a 15 mila scudi mentre tutta la Cupola era costata da diciotto milioni notizia che dall’Archivio dell’ Opera non potrebbe ricavarsi che per una lontana approssimazione.”
A ricordo perenne di questo evento fu posizionata una lastra di marmo sul lato est della Piazza del Duomo, dietro l’abside di Santa Maria del Fiore, una lastra circolare bianca che ricorda il punto esatto su cui cadde la sfera del Verrocchio.
Già nel 1602 i lavori di restauro erano terminati grazie a Ferdinando II, Granduca di Firenze. Il Granduca si attivò immediatamente convocando i migliori architetti disponibili a Firenze e per operare una protezione da successivi rischi di fulmini e fece collocare all’interno della croce delle reliquie di santi. Meglio non rischiare ancora in futuro ed essere ben protetti contro i fulmini.
Però cosi non fu. La cupola e la Cattedrale sono state colpite altre innumerevoli volte dai fulmini procurando sempre danni e spavento.
Nell’ottobre del 1822 si pensò di proteggere tutto il complesso con un parafulmine inventato poco prima e applicato con successo a Parigi nel 1752 da Benjamin Franklin. Il Parafulmine fu realizzato nel 1859 e credo sia stata un’ottima idea considerando che i fulmini hanno colpito Santa Maria del Fiore sono stati ben 27 nel corso di circa quattrocento anni.