Fra i cenacoli fiorentini il particolare dell’ultima cena di Franciabigio.

Esistono a Firenze miriadi di opere d’arte, una concentrazione tale fra palazzi e quadri, statue e affreschi che potrebbe far impallidire qualunque città nel mondo. In mezzo a tanta abbondanza ci sono anche sette cenacoli in affresco, sette opere d’arte che raffigurano l’ultima cena di Cristo.

Chi non conosce l’ultima cena di Leonardo da Vinci in Santa Maria delle Grazie a Milano? Un affresco che al pari della michelangiolesca Creazione di Adamo nella Cappella Sistina, in Città del Vaticano, è stato visto da tutto il mondo se non altro raffigurato su un calendario o su una maglietta.

La parola “cenacolo” deriva dalla parola latina Cenaculum e significa cenare. I refettori dei conventi, delle basiliche, cioè dove si consumavano i pasti in una sorta di comunione spirituale, spesso ascoltando passi del Vangelo, erano il luogo ideale dove raffigurare l’Ultima Cena di Gesù Cristo.

Orbene anche in Firenze abbiamo i nostri cenacoli, meno famosi rispetto a quello leonardiano, ma sicuramente da vedere ed apprezzare in quando realizzati da artisti di tutto rispetto. In questo articolo ve li presenteremo uno per uno in un ideale tour per poterne godere le caratteristiche e la storia. Un Tour più che “stradale” di tipo temporale passando dal più antico al più recente. Se però desiderate seguire un tour stradale vi metto un percorso lineare attraverso maps che parte dal Convitto della Calza per terminare a San Salvi.

Percorso secondo data

Santa Croce: Taddeo Gaddi (1336-1366 circa)
Santo Spirito: Orcagna (1365)
Sant’Apollonia: Andrea del Castagno (1445-50)
Ognissanti: Domenico Ghirlandaio (1480-1482)
Convento di Fuligno: Pietro Perugino (1495)
San Salvi: Andrea del Sarto (1519-27)
Convitto della Calza di  Franciabigio (1514)

Percorso lungo strada

Convitto della Calza di  Franciabigio (1514)
Santo Spirito: Orcagna (1365)
Ognissanti: Domenico Ghirlandaio (1480-1482)
Convento di Fuligno: Pietro Perugino (1495)
Sant’Apollonia: Andrea del Castagno (1445-50)
Santa Croce: Taddeo Gaddi (1336-1366 circa)
San Salvi: Andrea del Sarto (1519-27)

 

Il cenacolo in Santa Croce di Taddeo Gaddi.

Databile fra il 1336 e il 1366 è il primo fra i cenacoli in ordine di realizzazione a Firenze. Visibile sulla parete ovest del refettorio della Basilica di Santa Croce. Nella realtà si tratta di un grande affresco che copre l’intera parete ed oltre l’Ultima Cena presenta l’Albero della Vita ed altre storie sacre.

L’affresco del cenacolo venne attribuito a Giotto da Giorgio Vasari, oggi dopo studi approfonditi, soprattutto di Karl Friedrich von Rumohr si conferma la bottega di Giotto come commissionata ma la mano principale sembra sia di Taddeo Gaddi, allievo del Giotto sino alla morte del maestro. La mano di Gaddi è riconoscibile nell’Albero della Vita e nel Cenacolo, ma poi Adolfo Venturi la conferma anche per le scene sacre.

L’affresco blocca la cena nell’attimo in cui Gesù annuncia il tradimento da parte di uno degli Apostoli, infatti Giuda è collocato di spalle ed isolato dal resto dei compagni sedendo dall’altro lato della tavola. E’ anche l’unica figura rappresentata con vestiti non eleganti e soprattutto di colore scuro rispetto al resto degli Apostoli. La tavola è adorna di semplicità.

L’alluvione del 1966 non risparmiò certo Santa Croce e il cenacolo subì danni ingenti. Il restauro necessitò di un intervento massivo, si dovette staccare l’affresco dalla parete, con tutti i rischi del caso, per poter intervenire con mezzi avveniristici per l’epoca. Dopo il restauro l’affresco fu ricollocato in sede purtroppo mancante di alcune parti irrecuperabili.

Il cenacolo in Santo Spirito di Orcagna.

Il Cenacolo è sito nel refettorio del convento agostiniano unito alla Chiesa di Santo Spirito. La sua realizzazione è databile intorno al 1365 quindi il secondo fra i cenacoli fiorentini e sopravvive alla trasformazione atta nei primi anni del 1400 ad opera prima di Brunelleschi e poi dei suoi allievi.

Per accedere al Cenacolo si entra dalla sinistra della facciata della chiesa in un museo civico che occupa interamente l’enorme refettorio. Era il 1868 quando le corporazioni religiose furono soppresse dallo Stato Italiano e l’area refettoriale ceduta al Comune. Subì un vilipendio che oggi appare solo pari al resto dei massacri operati nella città fiorentina. In pratica venne abbattuta la parete sulla piazza per usare lo spazio interno come deposito per il tram. Il cenacolo di Orcagna fu irrimediabilmente danneggiato.

Un restauro del cenacolo prima della seconda grande guerra ha permesso di recuperare ciò che oggi è visibile. Da domandarsi come delle persone sane di mente potessero anche solo concepire un atto del genere, figurati realizzarlo. Solo dei poveri mentecatti potevano pensare di distruggere un affresco dell’Orcagna per dar spazio a dei tram invece che costruire un capannone in un’area libera.

Il cenacolo in Sant’Apollonia di Andrea del Castagno.

Questo affresco è rimasto celato per secoli in Sant’Apolonia dove le monache benedettine erano le uniche che ne ammiravano la bellezza. Nella seconda metà dell’ottocento con la soppressione delle corporazioni religiose si svelò alla città di Firenze passando poi definitivamente sotto demanio nel 1866.

Questo affresco è il primo cenacolo rinascimentale a Firenze databile intorno al 1447. Nel convento di Sant’Apollonia, occupato dalle benedettine fin dal 1339, fu chiamato Andrea del Castagno ad adornare il refettorio. Una sala rettangolare e con soffitto a cassettone era la sede ed illuminato solo da finestre sul lato destro rispetto alla parete designata ad accogliere l’affresco.

Andrea del Castagno studiò una visione prospettica che potesse mimare il tipo di illuminazione disponibile e realizzò l’ultima cena sotto un loggiato che alla fine permette allo spettatore di penetrare l’affresco.

Giuda, sul lato opposto rispetto a tutti i tutti i discepoli, rispetto al desco, sembra subirne il giudizio e si rimarca la sua futura dannazione ponendo il suo sgabello al di sotto di un gradino su cui si elevano tutti gli altri apostoli.

Sovrastano l’affresco tre scene, a sinistra la Resurrezione di Cristo, la Crocifissione al centro e la Deposizione a destra. Interessante fu il ritrovamento delle sinopie, poi ricollocate sulla parete opposta, durante un restauro del 1953.

Il cenacolo in Ognissanti del Ghirlandaio.

Il refettorio, realizzato dai frati Umiliati del XIII secolo, si apre sul chiostro del convento di Ognisanti. La chiesa e il convento di Ognisanti sono luoghi dove grandi maestri si sono espressi nella loro arte, ne abbiamo parlato in un paio di articoli: Chiesa di Ognissanti, da non trascurareCarolina Bonaparte e la sua ultima dimora fiorentina.

Il Ghirlandaio operò più volte all’interno di chiesa e del convento e nel 1480 realizzò un enorme affresco, la parete costa di 32 metri, rappresentante l’ultima cena. L’artista colloca la cena all’interno di un loggiato e la caratterizza da elementi naturali che conferiscono al momento un senso di calma e armonia ed allo stesso tempo gli stessi elementi evocano simbolismi cristiani. Per citarne due, la palma che rappresenta il martirio e il cipresso che rappresenta la morte (conoscete un cimitero senza cipressi?).

Anche in questo cenacolo, come per tutti i cenacoli fin qui descritti, Giuda è posizionato di spalle dall’altro lato del tavolo rispetto agli apostoli e anche qui siede un gradino più basso. Ghirlandaio lo rappresenta con la borsa contenete i 30 denari.

Da notare che sul vaso di rose viene rappresentato lo stemma dei frati Umiliati e nella croce dello stemma capeggiano le lettere OSSC con all’interno della C una piccola i che letto per esteso significa OMNES SANCTI.

Anche questo cenacolo ha subito la furia dell’alluvione del 1966 e sono stati necessari restauri ingenti. Il distacco dell’affresco mise in luce una sinopia sottostante che è stata esposta al lato del cenacolo stesso.

Il cenacolo del Convento di Fuligno di Pietro Perugino.

La sede dell’affresco del cenacolo di Pietro Perugino è l’ex-convento di Sant’Onofrio, chiamato anche delle monache di Foligno. Oggi trasformato in museo viene ancora chiamato “di Fuligno” a causa delle monache francescane che provenivano dall’Umbria che vi trovarono sede dal 1419. Nel 1429, sovvenzionato da Lorenzo de’ Medici e dalla famiglia Lapaccini fu ristrutturato e verso la fine del secolo, fra le altre cose, fu realizzato il cenacolo del Perugino.

L’affresco fu noto ai fiorentini solo dopo la dismissione del convento nel 1800 e visto per la prima volta da persone esterne al convento stesso.

L’affresco misura 4 metri e 40 centimetri per 8 metri e mostra una grande tavola a ferro di cavallo ai cui posti, seduti su uno scranno trovano posto Gesù e gli apostoli, con ovviamente Giuda seduto dalla parte opposta della tavola. Le iscrizioni sul gradino ligneo alla base della tavola indicano i nomi degli apostoli: da sinistra Giacomo il Minore, Filippo, Giacomo il Maggiore, Andrea, Pietro, Gesù, Giovanni, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Simone il Cananeo, Giuda Taddeo.

Oltre la spalliera si apre un paesaggio come se si sfondasse la parete posteriore. Un vasto loggiato con tre campate di archi a tutto sesto retti da pilastri, sullo sfondo un paesaggio naturale in cui si ha Orazione nell’orto del Getsemani.

Il cenacolo di San Salvi di Andrea del Sarto.

L’abate vallombrosano Ilario Panichi incaricò Andrea del Sarto, allora giovanissimo, di realizzare un cenacolo presso il refettorio di San Salvi, era il 1511. Inizialmente del Sarto dipinse il sottarco facendosi aiutare da Andrea di Cosimo Feltrini e forse anche da Franciabigio. Il lavoro poi si interruppe, forse per una questione di pagamenti e l’artista fu di nuovo chiamato a dipingere il suo fra i cenacoli nel 1529. L’affresco di 525×871 cm fu realizzato in 64 giorni, incredibile se si pensa che in quel momento Firenze era sotto assedio e San Salvi si trovava fuori dalle mura. Incredibile che l’opera non sia andata distrutta.

Nel 1534 il monastero divenne femminile ed a causa della clausura l’opera rimase nell’impossibilità di essere apprezzata per molti anni.

L’affresco dei Andrea del Sarto si trova sulla parete di fondo del refettorio proprio dalla parte opposta all’entrata. Nel sottarco si osservano cinque medaglioni che rappresentano San Giovanni Gualberto, San Salvi, la Trinità, San Bernardino degli Uberti e San Benedetto. L’affresco del cenacolo rappresenta una stanza dove gli apostoli, seduti alla tavola, ascoltano il tradimento di Giuda pronunciato da Gesù. Innovativa la terrazza superiore dove due persone assistono alla scena sottostante, teatralmente d’effetto; uno dei personaggi è forse un autoritratto dell’autore.

Giuda non è isolato dall’altra parte del tavolo, come nei precedenti cenacoli visti, ma alla destra di Gesù, Andrea del Sarto resta cioè fedele al testo di Giovanni. L’annuncio di Gesù sul tradimento è rappresentato dallo stupore dello stesso Giuda e dallo sporgersi di Giovanni per ascoltare meglio sue le parole. Lo sconcerto si propaga lungo le estremità del tavolo.

Il cenacolo del Convitto della Calza di Franciabigio.

Nell’ex-monastero di San Giovanni della Calza a Firenze è conservato l’ultimo affresco realizzato a Firenze con tema l’ultima cena, realizzato da Franciabigio nel 1514 e misura 220×180 cm, l’ultimo fra i cenacoli fiorentini ad essere stato realizzato. La certezza sul pittore che lo ha eseguito e della datazione trova conferma su una gamba di uno sgabello dove si trova il monogramma dell’artista e anche la data di realizzazione.

Fu la badessa Suor Antonia de’ Medici che commissionò al pittore fiorentino Francesco di Cristofano, detto il Franciabigio la realizzazione dell’ultima cena nel 1514; infatti osservando bene si ritrova il nome della committente tracciato come “svora an” sul pavimento sotto il secondo ed il terzo apostolo.

Il Convitto risale XIV secolo e nasce come ‘spedale di San Giovanni Battista ed utilizzato per dare ricovero e assistenza ai pellegrini ed ai cavalieri del Santo Sepolcro. Gestito dalle suore gerosolimitane viene poi ceduto dopo l’assedio di Firenze ai frati Gesuati e prende appunto il nome della “calza” a causa del lungo cappuccio di panno portato dai frati. Nel corso del tempo fu poi utilizzato come asilo di carità per fanciulli per gli ammalati e come convitto per i chierici di campagna.

l’Ultima cena è realizzata sulla parete di fondo del refettorio e presenta la tavola degli apostoli con al centro Gesù circondato dagli apostoli che si interrogano sulla sua affermazione che uno di loro, quella notte, lo tradirà. Giovanni, come spesso si è osservato, è adagiato sulla spalla di Gesù, mentre Pietro si erge interrogativo alzando il dito. Sbigottito appare Giuda che, dalla parte del tavolo si alza quasi facendo cadere lo sgabello e rovesciando la saliera con il braccio. Il resto degli apostoli si scambiano sguardi e discutono a gruppi di tre dell’annuncio fatto. Nelle spalliere sono riportati i nomi di ogni apostolo.

Le finestre della parete di fondo sono aperte ad illustrare la vita cittadina dell’epoca, addirittura si intravede una porta che viene ad essere indicata come la Porta Romana, anche se la stessa è esattamente a 180° rispetto la parete dell’affresco.  Le mura rappresentate risalgono tra le colline a fianco del Giardino di Boboli.

Con questo ultimo cenacolo si conclude questo giro per Firenze rivelando che la produzione dei cenacoli fu soprattutto un fenomeno fiorentino e nonostante il cenacolo più famoso, quello leonardiano, sia a Milano si nota come lo stesso Leonardo fu influenzato dai cenacoli fiorentini realizzati prima del 1495 e come invece lui stesso influenzò i cenacoli fiorentini realizzati dopo il suo.

Jacopo Cioni
Jacopo Cioni
Sette cenacoli in affresco a Firenze.

5 pensieri su “Sette cenacoli in affresco a Firenze.

  • 15 Giugno 2019 alle 0:42
    Permalink

    Articolo interessantissimo. Grazie per avermi dato il nome dei luoghi per andarli a vedere. In realtà alcuni avevo provato ad andarli a vedere, ma sono stata sfortunata perchè erano chiusi.
    Vidi però tanti anni fa il cenacolo di Leonardo anche se non bene perchè era in restauro. Mi colpì molto la stupidità dei frati che hanno rovinato l’affresco bellisssimo aprendoci una porta. Non so chi l’ha visto se ha notato uno sfregio del genere…

    Rispondi
  • 9 Giugno 2019 alle 22:12
    Permalink

    Molto interessante, grazie!
    Mi sa che c’è n’è un altra del Ghirlandaio, a San Marco.
    Dominique

    Rispondi

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