Nel corso dei secoli piante ed erbe sono state osservate e studiate dall’uomo ed hanno rappresentato il punto fondamentale di un vero e proprio rimedio o una terapia contro le malattie. Nel tempo la spezieria divenne parte integrante dei grandi ospedali e si diffuse nelle principali città italiane anche sotto forma di attività privata.
Per ovviare al costo spesso elevato di erbe o spezie provenienti dall’estero, sorsero nelle relative città gli “Orti botanici” o “Orti dei semplici”. A Firenze dalla seconda metà del Cinquecento nelle vicinanze di piazza San Marco nel “Giardino dei semplici” si cominciarono a coltivare piante provenienti da altri paesi, che erano utilizzate per scopi medicinali. Erano detti “semplici” per distinguerli da ingredienti di origine animale o vegetale non utilizzati nella farmacopea. Mal di denti, mal di testa, febbre, disturbi intestinali, ferite, stati di depressione, tutto veniva curato con sciroppi, pozioni, creme, balsami, unguenti ed acque particolari, la cui preparazione prevedeva essenzialmente l’uso di erbe e talvolta di sostanze “sorprendenti”, come il dente di ippopotamo, o parti di coccodrillo, di scorpione.
Nella seconda metà del Settecento tanti fiorentini sicuramente utilizzarono l’acqua di Russia, l’acqua di Smirne per imbiancare i denti e disinfettare la bocca, o elisir di lunga vita, come la famosa “acqua di gioventù”, utilizzata dal famoso amatore ed avventuriero Giacomo Casanova e preparati di erbe per far cadere o per far crescere i capelli, o per vivificare le arti amatorie o per rendere più feconde le donne. In generale liquori, vini, sciroppi, insieme a pomate, ad elisir di lunga vita con azioni tonico-rinfrescanti ed ad altre numerose soluzioni, erano usati per curare tante malattie.
A partire dal 1838 in Firenze ed in altre città italiane riscosse un particolare successo l’uso dello sciroppo “Antacido Britannico di lunga vita”, chiamato, poi, comunemente “Sciroppo Pagliano” dal nome del suo inventore: il chimico e farmacista Girolamo Pagliano, genovese di nascita, ma di famiglia di origine napoletana. Veniva presentato e pubblicizzato come un depurativo e rinfrescativo del sangue, in grado di guarire le malattie in generale. Preservava, si diceva, da quella serie di malattie gravi che avrebbero richiesto l’uso di salassi e di sanguisughe, che avrebbero indebolito e spossato l’ organismo per tutta la restante vita ed avviato ad una morte prematura. In soggetti sani lo sciroppo contribuiva al mantenimento di una carnagione chiara, fresca, piacevole, evitando “quell’aria di vecchiezza prima del tempo”. Lo Sciroppo Pagliano, centerbe di lunga vita, si vendeva inizialmente in Firenze in piazza de’ Cimatori, detta anche piazza de’ Tavolini, al primo piano dell’ allora stabile n. 623, all’angolo con via San Martino (oggi denominata via Dante Alighieri). Solo più tardi fonderà la ditta “Casa Pagliano” in via Pandolfini 18 per la produzione e diffusione dello sciroppo Pagliano.
Mai si conobbe la composizione di questo famosissimo sciroppo, in quanto l’inventore si guardò bene dal diffonderlo, dato il successo ottenuto. C’è chi diceva che si fosse rifatto ad un preparato di erbe, già esistente in Francia, con aggiunta della rinomata magnesia inglese Henry, ma sta di fatto che il successo di vendite in Firenze ed in altre città italiane ed europee fu tale che gli valse il ruolo di consigliere nel Consiglio generale della Comunità di Firenze, all’epoca del granduca Leopoldo II.
Fu grazie ai guadagni ottenuti che riuscì ad acquistare anche uno stabile, che era stato costruito sull’area occupata, fino al 1834, dal Carcere delle Stinche, lungo l’attuale via Giuseppe Verdi, allora denominata via del Fosso per via del fossato che un tempo correva lungo le mura della seconda cerchia.
Nel 1854 Girolamo Pagliano fece trasformare quello stabile in teatro, che prese appunto nome di “Teatro Pagliano” (dal 1901 denominato “Teatro Verdi”), un teatro popolare che accolse spettacoli di vario genere. Vicino al teatro, in via Ghibellina, aprì anche una farmacia, ancora oggi esistente (Farmacia Selva), che utilizzava per la vendita del suo sciroppo. Il teatro rimase sotto la sua proprietà sino al 1865, anno in cui un incendio lo distrusse, costringendo Girolamo Pagliano alla vendita di tutto l’immobile. Incominciarono per lui anni difficili anche perché il successo strepitoso della diffusione dello sciroppo aveva portato molti all’idea di contraffarlo. Fu il caso, ad esempio, della Ditta Ernesto Pagliano di Napoli e della Ditta A. fu G. Pagliano, che vendettero per tanti anni in tutta Italia, insieme alla complicità di un gruppo di fiorentini, differenti sciroppi, denominandoli ognuno “Sciroppo Pagliano”, approfittando del successo di quello di Girolamo. Nulla valsero le proteste e le cause indette contro i contraffattori. Dovettero passare vent’anni dalla morte di Girolamo Pagliano, avvenuta nel 1881 a Firenze nella casa in via Pandolfini, quando la Regia Corte d’appello di Firenze, con sentenza dettata il 12 febbraio 1901, dichiarò che solo la ditta del professore Girolamo Pagliano di Firenze era unica ed esclusiva proprietaria della denominazione “Sciroppo Pagliano”. Per qualche decennio continuò la produzione e la vendita del richiestissimo sciroppo centerbe di lunga vita, di cui oggi restano purtroppo solo immagini pubblicitarie in riviste dell’ epoca.
Ho usato il famoso sciroppo Pagliano nei primi anni settanta , e devo dire dall’esito eccezionale . Spero che qualcuno della discendenza lo produca ancora , anche se da quello che leggo rimane solo la storia . Era stato mio padre che era nato nel 1901 a parlarmene dell’efficacia , usato nei periodi della famosa grippe spagnola .
Brava Marta,interessante il tuo articolo!Ci fai scoprire aspetti della società del passato e dei personaggi che hanno lasciato un segno ….è la storia dentro la STORIA