Per chi avesse perso la prima puntata.
Nell’anno della Grande Olimpiade di Roma, il Calcio in Costume venne invitato dal CIO insieme ad altri giochi storici d’Italia, per esibirsi nella giornata di riposo. Venni convocato dal mio Capo Gruppo alla sede del calcio in Palazzo Alamanni in Via dei Renai. Essendo minorenne (all’epoca avevo sedici anni) dovevo chiedere ai miei genitori se potevo andare nella città Eterna e confermare o meno l’adesione. La mamma telefonò al Direttore del Corteo per informarsi sulle modalità di trasferta, poi decise per il si! Potevo andarci a determinate condizioni, stare sotto la responsabilità del Capo Gruppo al quale venivo affidato.
Nel mese di agosto, il giorno stabilito, ci radunammo presso la stazione di Santa Maria Novella per la partenza del treno speciale che ci era stato riservato dagli organizzatori dell’Olimpiade. Il viaggio fu abbastanza breve non ci furono fermate, diretto fino alla stazione Termini di Roma.
La mattina passò in fretta, all’ora stabilita ci ritrovammo per la vestizione in una scuola messa a nostra disposizione. Da li i corteo si mosse per raggiungere Piazza di Siena per lo svolgimento della partita dimostrativa, fra Bianchi e Verdi (come nella partita dell’assedio del 17 febbraio 1530) formate dai calcianti di tutti e quattro i colori. La vittoria arrise alla squadra Bianca sulla Verde. Venne riformato lo schieramento con il saluto alla voce, poi il corteo si mosse per ritornare alla scuola.
Nel percorso di ritorno passammo da via Veneto, famosa per la Dolce Vita che l’animava. Ho un ricordo bellissimo, sfilavamo fra due ali di folla applaudente, quando arrivammo sotto la sede dell’Ambasciata Americana, l’Ambasciatore uscì in strada stringendo la mano a tutti i figuranti. Un successo incredibile inaspettato, anche perché alcuni gruppi fra i quali il nostro, avevamo i costumi di panno Lenci fatti per la rievocazione del 1930, con toppe e ricuciture e le bandiere lise.
La sera dopo aver cenato in una trattoria di Trastevere, ci incamminammo verso la stazione per prendere il treno che ci avrebbe riportato a Firenze. Giunti in piazza Esedra, incontrammo il Provveditore del Calcio in Costume in compagnia del Direttore del Corteo. Quando ci vide arrivare chiamò il nostro Capo Gruppo e ci fece complimenti per la buona riuscita della manifestazione e per il nostro comportamento. Toccammo il cielo con un dito. Noi quelli sfottuti dagli altri figuranti, gli straccioni con i vecchi costumi, eravamo lodati dal Provveditore da non credere!
Anni dopo dovetti lasciare il mio costume da bandieraio, ed indossare quello da Magistrato Armato del Tribunale di Mercatanzia sempre nelle Arti, come premio al mio comportamento nel Corteo. L’anno dopo mi fidanzai con una ragazza che in seguito sarebbe diventata mia moglie, e per farle piacere lasciai il Calcio in Costume. Quando rimase in stato interessante del nostro primo figlio, mi promise di farmi tornare nel mio mondo se il nascituro fosse stato maschio.
Infatti quando nacque, scoprii che era un maschio, ma non dissi niente per non sciupare tutto. Dopo qualche mese mi ricordò della promessa fatta, avevamo avuto un bambino, e se lo desideravo sarei tornato nel Corteo del Calcio in Costume. L’ho ringraziata e le promisi di venire a vedere le partite insieme a nostro figlio .
Erano passati tre anni dalla grande alluvione del millenovecentosessantasei, Il corteo come tutta Firenze, ne aveva subito le conseguenze, tutte le bandiere e i costumi erano rimasti sott’acqua, tanto tempo da essere inutilizzati. Il Gruppo delle Arti, fu fra quelli maggiormente danneggiati, pertanto furono rifatti nuovamente tutti i costumi e le bandiere.
Il giorno della prima partita del Torneo di San Giovanni, il Capo Gruppo distribuì tutto il nuovo materiale. Rimanevano soltanto da assegnare due toghe nere da Cancelliere delle Arti Maggiori e Minori, nessuno voleva indossarle per via del colore. Io ed un mio carissimo amico ci guardammo negli occhi, e senza dire niente indossammo i due costumi. Tutti ci guardarono con ammirazione per il coraggio, e nello stesso tempo per prenderci in giro. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Durante la sfilata qualcuno rideva apertamente e ci sfotteva chiamandoci uomini neri, o beccamorti, altri più offensivi ci davano del fascista. Questo accadeva per gli attentati che c’erano stati in quell’epoca.
Anni dopo durante il periodo degli attacchi contro lo Stato, successe un fatto molto grave che rischiò di far finire il Calcio in Costume. Da qualche tempo le partite del Torneo venivano disputate in piazza Santa Croce, liberata dalla statua del poeta Dante Alighieri. Prima della finale da giocare in notturna, correvano strane voci, avevano trovato una bomba sotto una tribuna, e forse la partita non sarebbe stata disputata. In seguito questa voce si rivelò infondata e l’incontro fra i Bianchi di Santo Spirito e gli Azzurri di Santa Croce, ebbe inizio regolarmente.
Per scaramanzia, avevo smesso di guardare le partite quando giocavano i Bianchi, squadra per la quale facevo il tifo, e per ingannare il tempo sorvegliavo il materiale del Gruppo lasciato dai figuranti saliti sulle tribune a vedere l’incontro. Nei primi momenti della gara, ci furono degli scontri fra i calcianti dei due colori, con l’espulsione di uno di parte Bianca, reo di aver staccato il lobo di un orecchio ad un avversario finito all’ospedale.
L’incontro riprese normalmente senza altri gravi incidenti. Ad un tratto la polizia si preparò a caricare la folla di una tribuna, dove alcuni tifosi avversari se le davano di santa ragione. Ci fu un fuggi generale con alcuni tifosi nel campo di gioco, e la conseguente interruzione della partita. La polizia entrò in campo si inginocchiarono e partì qualche fumogeno. Il pubblico impazzito fuggiva da tutte le parti mentre il fumo oscurava il cielo.
In accordo con il Capo Gruppo, noi anziani richiamammo i nostri figuranti, recuperammo tutto il nostro materiale e ci incamminammo verso Santa Maria Novella, per riprendere gli abiti civili e tornare alle nostre case. In tutta quella confusione, non si fece del male nessuno, non mancò alcuna spada o bandiera, solamente una bandiera fu bruciacchiata da un fumogeno.
Ricordo che a partita finita partecipai, con altre sette o otto persone, alla vana ricerca, tra la rena del campo, del pezzetto di orecchio staccato.
Quella volta mi trovavo da Vivoli e ad un certo punto, visto il casino che c’era fuori qualcuno ha tirato giù le saracinesche e siamo rimasti chiusi lì dentro per diverso tempo. Ricordi che anno era?