Per chi avesse perso la prima puntata.
Per chi avesse perso la seconda puntata.
Per chi avesse perso la terza puntata.
Per chi avesse perso la quarta puntata.
Per chi avesse perso la quinta puntata.
Per chi avesse perso la sesta puntata.
Per chi avesse perso la settima puntata.
Per chi avesse perso la ottava puntata.
Negli anni in cui ho ricoperto l’incarico di Capo Gruppo delle Arti, ho cercato sempre di usare il bastone e la carota. Mi sono prefissato di essere un capo che ascolta i suoi figuranti, contrariamente a quello che facevano i responsabili ai miei tempi. Decidevano ordinavano e se non facevi come loro dicevano, venivi redarguito e punito, arrivando talvolta ad allontanare chi aveva sbagliato.
Ho tenuto sempre, nelle riunioni dei capi gruppo un comportamento consono, e ad individuare sempre il bene della manifestazione anche nei tempi più bui che abbiamo vissuto. Sono stato amico anche di alcuni calcianti della mia epoca appartenenti a colori diversi. Tant’è quando ci troviamo per la partita dell’Assedio o per qualche esibizione delle Vecchie Glorie del Calcio in Costume, ci salutiamo con affetto sincero.
Ho cercato di essere un amico prima di iniziare le sfilate, ridendo e scherzando con i figuranti, di quello che loro facevano, dal momento in cui venivano convocati per la vestizione, fin quando non venivano indossati gli abiti civili.
Un mio caro amico, aveva iniziato con me l’avventura nel Calcio in Costume. Purtroppo venne il giorno in cui lasciò il Calcio, per motivi di salute. Qualche tempo dopo, venne a trovarmi presso la sede di palazzo Canacci. Senza tanti preamboli mi fece presente il desiderio di suo figlio. Voleva entrare nel Corteo, e lui aveva pensato a me per accoglierlo. Questa richiesta mi riempi di gioia, sia per il mio caro amico che ricordava con affetto i giorni passati insieme, e per la scelta del Gruppo delle Arti per l’affiliazione.
Era uno dei tanti periodi bui che ciclicamente si presentavano. Alcune squadre non volevano attenersi al regolamento allora in vigore, e senza tanti peli sulla lingua dicevano di scendere nel sabbione per sistemare le loro pendenze. Il Presidente del Calcio in Costume, il Direttore del Corteo, i rappresentanti dei colori e dei figuranti, si riunivano per trovare una via di uscita per far svolgere regolarmente il Torneo.
Purtroppo non fu così. Si arrivò al giorno incriminato, i calcianti avevano deciso di non disputare l’incontro e di sistemare i loro dissidi con violente scazzottate. A noi capi gruppo fu raccomandato di stare ad occhi aperti. Al minimo segnale di violenza, dovevamo riunire i figuranti lasciare il campo di gara e tornare ai magazzini di Novoli.
Parlai chiaramente ai miei di rimanere tutti nella tribuna riservata ai figuranti, di stare pronti a lasciare la piazza alla prima rissa. Il Corteo si schierò nel sabbione per il saluto al Magnifico Messere, dopo di che lasciammo campo libero ai calcianti. Appena il Pallaio fece volare la palla, si accese una violenta rissa, con cazzotti, e colpi proibiti di judo e karate. Come deciso in precedenza, il Direttore, ci ordinò di richiamare i nostri figuranti di riprender tutto il materiale e abbandonare la piazza.
Così riprendemmo gli autobus e tornammo ai magazzini. Mentre stavamo rimettendo al loro posto i costumi e il materiale, qualcuno disse; Manca tizio, manca caio, qui c’è il loro materiale dove saranno? Andai ad informarmi presso il Direttore per sapere se tutti gli autobus erano rientrati, perché alcuni dei miei non erano tornati. Mi rassicurò dicendo che, un paio di autobus erano tornati in Santa Croce per prelevare i ritardatari. L’attesa si protrasse oltre le ore venti. Gli autobus avevano fatto diversi viaggi e tutti erano rientrati, tranne il figlio del mio amico.
Ero preoccupato al massimo. Perché non era tornato? cosa era successo? Avevo avvisato il Direttore del ritardo. Mentre stavamo discutendo sul da farsi, questa persona arrivò urlando come un pazzo, dicendo che eravamo andati via senza attenderlo e, non essendoci autobus per il ritorno, aveva dovuto prendere un taxi. A queste parole risposi ricordandogli quello che era stato deciso. Cioè, vedendo i calcianti intenti in una gigantesca rissa invece di giocare malgrado i richiami e le minacce arrivate dal Presidente, il Direttore del Corteo in accordo con i capi gruppo il Presidente e l’assessore alle tradizioni fiorentine, aveva dato ordine di lasciare la piazza in segno di protesta e tornare a Novoli. Obbedendo all’ordine ricevuto insieme ai due vice del gruppo, ci eravamo recati alla tribuna dei figurante, per annunciare la partenza.
Questa persona insisteva a dire che nessuno si era preoccupato di avvisarlo, e era dovuto tornare a sue spese ai magazzini. In mancanza di autobus per il ritorno aveva provveduto a sue spese. La mia pazienza aveva raggiunto il culmine. Gli spiegai che tutti i suoi compagni in tribuna non lo avevano visto, e si erano molto preoccupati. Dove era radunato il materiale del Corteo c’era solamente la sua bandiera. Dove era andato, in quale tribuna aperta al pubblico si trovava? Malgrado fosse stato avvertito di non andare per il rischio di risse fra tifosi di colori avversi, oltretutto recava con se un arma bianca (la spada) anche se considerata di spettacolo.
Lui continuava a negare di non essere stato tra il pubblico, ma era stato insieme a tutti gli altri. Decisi sul momento di sospenderlo per sei mesi, con la richiesta di ascoltare quello che gli veniva detto e di rispettare il regolamento e la mia persona. Purtroppo mi comunicò di lasciare per sempre, con mio grande dispiacere. Dopo qualche giorno ricevetti la visita di suo babbo. Parlammo dell’accaduto e ci trovammo d’accordo sulla mia decisione di punirlo. Quanto accadde mi dispiacque molto, perchè questo ragazzo era figlio di un mio amico, e non mi sarei mai aspettato da lui quello che era successe.