Cancellieri del Gruppo delle Arti maggiori e Minori, anno 1969.

Sono nato a Firenze nel dicembre del 1944 nel rione di Gavinana, un nome storico che ho imparato a conoscere negli anni della scuola. Fin da bambino mi è sempre piaciuta la storia in generale, ma soprattutto il periodo della cavalleria, dei castelli, dei cavalieri in armatura, delle giostre, dei menestrelli, delle madonne da difendere e liberare da cattivi o da draghi sputafuoco.

Quando leggevo un libro relativo a quel periodo, iniziavo a sognare ad occhi aperti, vedendomi vivere quell’epoca e quelle avventure.

Fin quando una sera di giugno del millenovecentocinquantotto, il nonno di una mia cugina allora dipendente del Comune di Firenze, mi chiese se volevo andare a vedere una partita di Calcio in Costume. A quella domanda il mio cuore ebbe un sobbalzo. Avrei visto finalmente con i miei occhi una rievocazione storica che mi avrebbe riportato indietro nel tempo.

La domenica successiva di pomeriggio, giunsi in piazza della Signoria dove allora si disputava il Torneo di San Giovanni, mi presentai al mio parente che controllava gli ingressi. Si avvicinò all’entrata e mi accompagnò alla Loggia dei Lanzi riservata ai familiari dei dipendenti comunali e ai figuranti.

Emozionatissimo ammirai l’ingresso del corteo, gustandomi la coreografia e la partita. Il mio cuore batteva mille colpi al minuto, mentre con la fantasia mi immaginavo fra i figuranti. La sera a casa, parlando con il parente, gli dimostrai tutta la riconoscenza per avermi fatto vivere quella esperienza. Dopo avermi ascoltato mi chiese se volevo entrare a far parte del corteo, senza neanche pensarci gridai: si, lo voglio!

1959, gruppo di Bandierai delle Arti Maggiori

In attesa della realizzazione del sogno fantasticavo ad occhi aperti e contavo i giorni mancanti perché si avverasse il mio desiderio. Finalmente l’anno dopo nel mese di maggio, trovai nella buca delle lettere un biglietto del Comune con l’invito a presentarmi presso i chiostri del Convento di Santa Maria Novella, per la prova del costume, e della marcia a ritmo dei tamburi. Dopo aver riletto il biglietto più volte ebbi la certezza della realizzazione di quanto sognato.

Il giorno indicato, arrivai al cancello dei chiostri, un tizio addetto all’accoglienza mi portò alla prova del costume. Ebbi quello dei Cuoiai e Galigai, una bandiera con l’insegna dell’Arte Minore, un paio di calze marroni e scarpe dello stesso colore. Dopo di che andammo nel cortile della caserma dei Carabinieri per conoscere il Capo Gruppo, i miei compagni e a imparare ad andare al passo e seguire le marce.

Il Capo Gruppo, un signore sulla cinquantina senza tanti preamboli, mi fece una ramanzina dicendo di avere cura del materiale avuto in consegna e di imparare il saluto da fare con la bandiera in movimento e da fermo, seguire il comando alla voce del Capitano di Guardia del Contado e Distretto, e soprattutto andare al passo seguendo il rullo dei tamburi, con la promessa di mandarmi via se non imparavo quanto richiesto.

I primi approcci furono duri, non riuscivo ad andare al passo, a salutare e a seguire il comando alla voce. Ero disperato! Cominciavo a pensare di non farcela e di conseguenza di essere mandato via e non potere realizzare il mio sogno.

Finalmente fui pronto, e alla viglia della prima partita, allora disputata all’Anfiteatro del giardino di Boboli. Il Capo Gruppo mi consegnò il tesserino di figurante del Corteo del Calcio in Costume. Ricordo le parole che mi disse e che avrei ripetuto quando dopo molti anni sarei diventato Capo Gruppo; Ricordati che rappresenti Firenze, tieni un comportamento consono, al personaggio rappresentato, questo parole sono scritte nel tesserino di affiliazione.

Alcuni figuranti di altri gruppi ci prendevano in giro, dicendo; il gruppo delle Arti non è rappresentativo, per questo sta in fondo al corteo ed è il Car (cioè il gruppo dove si insegna ai figuranti e una volta imparati i movimenti richiesti se ne andranno in altri Gruppi più ambiti). Non vi dico quanto ci rimanevamo male, il nostro Capo Gruppo ci diceva di non ascoltarli, eravamo quelli che avevano fatto la Storia della nostra città, e per questo loro dimostravano la loro invidia.

Prima di uscire dai chiostri facemmo la prova generale, poi al suono delle chiarine ed al rullo dei tamburi il corteo si mosse verso Palazzo Pitti. Quando arrivò il nostro momento, ci inquadrammo e ci incamminammo. Ricordo di essere stato emozionatissimo, sudato fradicio e con la salivazione azzerata, inoltre mi girava la testa e rischiavo di cadere. Una voce potente mi riscosse dal torpore; Arti, a posto! passo! meccanicamente iniziai a seguire chi mi precedeva sfilando fra due ali di folla che ci applaudiva.

Alberto Chiarugi
Ricordi ed impressioni di un figurante del calcio storico.
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