L’attuale Circuito del Mugello è una pista, un anello dove l’odore della benzina, lo stridio delle gomme annullato dalla prepotenza dei motori e i lampi colorati dei mezzi esaltano gli appassionati. Moto o macchine che siano, gare o prove, le persone affollano il bel circuito fiorentino.
Non è sempre stato un anello d’asfalto, nel 1914, quando nacque la competizione di regolarità mugellana erano 66 km di strada battuta, polverosa e difficile. Un percorso che partiva da Scarperia per arrivare a Firenzuola per poi divincolarsi per il passo della Futa e rientrare a Scarperia.
Una gara dove solo i migliori potevano cimentarsi, gente come Campari, Antonio Ascari, Brilli ed anche Enzo Ferrari nel suo primo periodo da pilota annoverando una vittoria di classe nel 1921. Il 1929 fu la data in cui questa gara cessò, oscurata da gare più prestigiose come la Mille Miglia che poi, una volta vietata, si dette il “la” per queste gare locali, fra cui il Circuito del Mugello.
Si svolsero sette edizioni a cominciare dalla prima nel 1964, gare dove le persone si concentravano sulla strada per vedere le vetture battersi in ogni curva per ottenere l’alloro. Cavalli d’acciaio derivati dalla produzione di serie o draghi alati come le auto sport, tutte auto domate da piloti come Ignazio Giunti o Arturio Merzario.
L’ultima edizione nel 1968 dove l’Alfa di Bianchi, Galli e Vaccarella, volando letteralmente nella polvere, rimonta su una elvetica Porsche guidata da Jo Siffert e di Rico Steinemann, battendola di misura e con prepotenza motoristica.
Una passione che non riusciva a tramontare sulle strade polverose del Mugello, un richiamo costante di locali e turisti che si radunavano nei bar e nelle trattorie, dopo la gare, per discutere di prestazioni, tecniche di guida ed episodi epici. Una spinta passionale che porterà al progetto e alla realizzazione, negli anni ’70, dell’attuale circuito. Un nastro d’asfalto immerso nel verde toscano che continua a regalare magia e passione agli appassionati di oggi. Magari ne parliamo in futuro.