La festa pagana del “Sol Invictus” o “Die Natalis Solis Invictis” (“giorno della nascita del Sole invitto”) celebrato in altre date differenti l’una dall’altra in varie parti del mondo. In Siria era praticato il culto solare nella città di “Emesa” in India del “Dio Mitra”. Nell’Impero Romano si festeggiava il 25 dicembre, giorno in cui la durata della luce del giorno (più lungo della notte) iniziava ad aumentare dopo il “Solstizio d’Inverno”, chiamato Natale del Sole.
Caio Giulio Cesare fu il primo che sentì il bisogno di fare un calendario uguale per tutto il territorio romano. Incaricò l’astronomo egizio “Sosigene” di Alessandria, di compilarlo. Venne elaborato un calendario solare basato sul ciclo delle stagioni. Fu da lui emanato nell’anno 46 a.c. quando era il Pontefice Massimo. Diventando il calendario ufficiale di Roma dei suoi Domini e in seguito di tutta l’Europa e dalla sua scoperta anche dell’America.
L’Imperatore Aureliano dal 270 d.c. alla sua morte, riformò il culto del Dio Sole festa pagana da celebrare il 25 dicembre di ogni anno quando la luce del giorno era più lunga della notte, per unificare l’Impero. Per i suoi sudditi egli era il Dio Sole sulla terra per proteggere loro e il territorio romano. Il Dio Sole Invitto, in cui si identificò, rafforzando la sua autorità, e indirizzando gli abitanti dell’Impero al monoteismo.
Rispetto all’anno astronomico, nel tempo, ha accumulato un certo ritardo, fino ad avere 10 giorni complessivamente in meno. Per eliminare questa discordanza il Papa Gregorio XIII con una Bolla papale “Inter Gravissimas” lo sostituì nel 1582. Istituì una commissione incaricata di riformare il calendario “Giuliano” era composta da un medico calabrese Luigi Lilio, dal Gesuita professore del Collegio Romano Cristoforo Clavio, e il matematico e astronomo siciliano Giuseppe Scala e il perugino matematico Ignazio Danti. Per elaborare il calendario “Gregoriano”, si servirono delle misurazioni dell’astronomo Niccolò Copernico contenute nel “De Revolutionibus Orbium Coelestium Libri Sex” ovvero “Sei libri sulle rivoluzioni delle sfere celesti”. Per eliminare la differenza fra i due sistemi, venne stabilito che il giorno successivo al 4 ottobre 1582, diventasse il giorno 15 anziché il giorno 5.
E’ un calendario solare tuttora in vigore si basa sul ciclo delle stagioni. L’anno si compone di 12 mesi con durate diverse che vanno da un minimo 28 a un massimo di 31 giorni. In totale sono 365/366. Ogni 4, l’anno è di 366 giorni e si chiama “Bisestile”, il giorno in più si trova in Febbraio che passa da 28 a 29. Inizia il primo Gennaio e finisce il 31 Dicembre.
L’Annunciazione a Maria Vergine da parte dell’Arcangelo Gabriele. Avrebbe generato un figlio esattamente nove mesi dopo, a dicembre il giorno 25 avvento del Redentore il Natale. La festa pagana del Dio Sole Invitto, quando la luce del giorno è più lunga della notte sarebbe diventata la nascita del Verbo. Al tempo dei primi cristiani, dal 203 d.c. la chiesa decise di festeggiare il 25 marzo di ogni anno l’Annunciazione. Mentre gli ortodossi considerano il 7 aprile a “incarnazione”. Questo giorno per molti anni ha coinciso con l’inizio dell’anno.
Il giorno della Annunciazione può cadere talvolta in tempo di Quaresima oppure in altri anni nella Settimana Santa. Inoltre, talvolta, che la solennità occidentale il giorno 25 marzo sia rinviata al giorno successivo per cedere il posto ad una domenica di Quaresima. Oppure può avvenire che la Settimana Santa prevalga sull’Annunziata, in questo caso viene rimandata al lunedì dopo la domenica “in Albis”.
In molte nazioni e fra queste la Toscana fino al XVIII secolo, facevano coincidere il primo giorno dell’anno con il 25 marzo Equinozio di primavera a incarnazione del Verbo, la nascita di Gesù. A Firenze forse nell’anno 1233, più probabilmente nel 1300 venne fondato l’Ordine dei Servi di Maria o Serviti conosciuto come Ordine Mendicante, da sette cittadini laici che abbandonate le proprie attività e le loro famiglie, si ritirarono in un luogo in aperta campagna chiamato “Cafaggio”, per vivere in povertà, penitenza e preghiera. In seguito in quel posto è sorta la “Basilica della Santissima Annunziata”, dove si è sempre festeggiato solennemente il 25 marzo, e si è tenuta dal settimo secolo una fiera chiamata della S.S. Annunziata. Nella città di Firenze si faceva iniziare il nuovo anno considerando questo giorno il Capo d’Anno, o Stile Fiorentino per il conteggio degli anni.
Nella città di Pisa, era in uso un calendario pisano o “Stile Pisano”, e in altre località della Toscana, rimasto in vigore fino alla metà del XVIII secolo, malgrado fosse osservato dal 1582 quello “Gregoriano”. L’anno iniziava il 25 marzo “Annunciazione” secondo il calendario “Liturgico”, anticipando di nove mesi e sette giorni rispetto allo “Stile Moderno”. Tutto questo ebbe termine quando il Granduca Francesco Stefano di Lorena, emanò il decreto di abolizione il 26 novembre 1740. Obbligando tutte le province del Granducato di Toscana a far coincidere l’inizio del nuovo anno con quanto stabilito dal calendario “Gregoriano”.
La riscoperta di questa festa a Pisa, si deve al signor Paolo Gianfaldoni, e dal 1982 è stata ripresa con la presenza del Corteo Storico del Gioco del Ponte e delle autorità cittadine dentro il Duomo per la celebrazione liturgica. Poi la manifestazione si sposta in piazza dei Cavalieri per il proseguimento della festa civile. Con l’esibizione degli sbandieratori pisani, e per tutto il giorno apertura e visita gratuita delle mura di cinta.
Nella città di Firenze dall’anno 2000, il Comune ha ricominciato a festeggiare il “Capodanno” civilmente. Nel pomeriggio di questo giorno, il Corteo della Repubblica Fiorentina, si muove dal Palagio di Parte Guelfa per recarsi alla Basilica, passa da piazza della Signoria per prelevare il Sindaco o L’Assessore alle Feste e Tradizioni Popolari, con il Gonfalone scortato dalla Famiglia di Palazzo, e insieme raggiungono la chiesa per la celebrazione liturgica. Dopo la fine del rito religioso, viene offerta una corona di fiori all’affresco rappresentante l’Annunciazione alla Vergine Maria, infine dopo il saluto alla voce e lo squillo delle chiarine, riprende il cammino per ritornare al Palagio di Parte Guelfa.