Per tutta l’età antica non vennero mai usati segni particolari per raffigurare la forma interrogativa. L’odierno punto interrogativo nacque solo nel medioevo, quando i monaci amanuensi, per indicare le domande, erano soliti scrivere alla fine della frase la sigla “qo”, sintesi della parola latina “quaestio”, cioè domanda.
Per evitare che questa sigla potesse essere confusa con altre, ebbero l’accortezza di scrivere le due lettere l’una sull’altra in forma stilizzata. In questo modo la “q” venne mutata in un ricciolo e la “o” in un semplice punto, formando così il tipico segno che oggi rappresenta il punto interrogativo “?”.
Anche l’odierno punto esclamativo, l’antico “punto ammirativo”, nasce nel tardo medioevo in un periodo contemporaneo alla nascita del punto interrogativo. In questo caso i monaci amanuensi per indicare sorpresa o gioia, alla fine della frase scrivevano la parola latina “io”, che corrispondeva a “evviva”.
Nel corso del tempo la “i” venne collocata al di sopra della “o” e divenne un’asta stilizzata mentre la “o” si rimpicciolì fino a divenire un semplice punto, proprio come è raffigurato l’attuale punto esclamativo “!”.
(da “Adagi Allegri Andanti” di Franco Ciarleglio, Sarnus Editore)