Nella città di Firenze, nelle Arti, la figura più importante era quella del Proconsolo, già conosciuta per la partecipazione alla commissione esaminatrice dei nuovi iscritti all’Arte dei Giudici e Notai. Il suo nome in latino era “Preconsul” cioè primo fra i Consoli, in volgare diventava Proconsolo.
Il primo ad avere questo nome nel 1317 fu il Notaio Ser Bonaccorsi Gerii. La sua elezione si teneva nell’ultima decade di settembre e marzo. Veniva scelto fra i Notai essendo questi in numero maggiore dei Giudici.
Nel quartiere dal quale doveva uscire, si teneva uno scrutinio (in antico; Squittinio) fra i papabili, sempre con il sistema della fava bianca e nera. L’eletto al momento dell’incarico, doveva dimostrare di avere i requisiti richiesti per svolgere la sua mansione. Doveva essere Guelfo, di chiara fama, nato da regolare matrimonio, di avere almeno quaranta anni, di essere devoto a Santa Romana Chiesa, e di essere conosciuto in Firenze.
“Nei consigli del Comune, ai quali prendevano parte le capitudini delle diverse Arti, che formavano il potere centrale della Repubblica, il Proconsolo non aveva veramente un’autorità speciale. Egli aveva voto deliberativo come qualunque altro dei Consoli della sua o di altra Arte. Anche in mezzo ai Giudici e Notai che avevano un abito speciale diverso da quello usato dai cittadini, indossava un vestito tutto rosso o violetto a volontà.
La carica durava quattro mesi durante i quali, sotto pena di una multa come previsto dallo Statuto dell’Arte, non poteva uscire in pubblico solo se seguito da due Donzelli o Nunzi, un naccherino (che suonando con le mani una coppia di piccoli tamburi di forma semisferica annunciava il passaggio del Proconsolo) e dal Bandieraio con l’insegna dell’Arte dei Giudici e Notai.
Non poteva essere eletto una seconda volta. Allo scadere del mandato, il suo operato veniva sottoposto ad un collegio giudicante, per sapere se aveva operato bene. Dopo il solenne giuramento che avveniva alla Badia Fiorentina, era tradizione che venisse celebrata in quella chiesa una messa solenne, dopo entrava ufficialmente in carica. Per tutta la durata del suo ufficio abitava in una casa accanto alla sede dell’Arte dei Giudici e Notai, nella strada che portava e porta il suo nome con due Nunzi al suo personale servizio.
Il Proconsolo indossa un giubbone e calzoni al ginocchio di panno nero soppannati di giallo, calze e scarpe rosse, mazzocchio di velluto paonazzo con mantello dello stesso colore, portato sopra il giubbone ed agganciato al collo; è armato di spada e reca nella mano destra una mazza di legno ricoperta di velluto bianco-rosso con nappe degli stessi colori e pomo d’ottone.
I due Nunzi hanno un giubbetto di panno rosso soppannato di bianco corto fino alla vita, calzoni di panno rosso al ginocchio, portano berretta alla raffaella di panno rosso piumata, calze e scarpe rosse; alla cintura una borsa in pelle, uno con la croce bianca in campo rosso della Repubblica, l’altro con l’insegna dimezzata bianco-rossa del Comune e sono armati di pugnali detti “sinistre”.
Il Bandieraio dell’Arte dei Giudici e Notai indossa un giubbone in panno bianco-rosso, berretta rossa piumata, calzamaglia rossa e bianca, scarpe marroni ed è armato di spada. Porta la bandiera dell’Arte dei Giudici e Notai, di dimensioni cm 120x 140, scalettata con cinque scalini di cm 24 x 20, d’azzurro alla stella ad otto punte d’oro, ornata di frangia azzurra e gialla, asta in legno e puntale dorato.
Il Proconsolo nel Corteo della Repubblica Fiorentina sfila a capo di tutte le Arti con il Gruppo del Tribunale di Mercatanzia.