La prima corsa ciclistica in assoluto fu la Paris-Rouen, che si tenne alla fine del 1869.
Per quanto riguarda però la gara su strada, fu una società fiorentina ad organizzare la prima.
Il 2 febbraio 1870 venne organizzata dal “Veloce Club Fiorentino” la prima gara su strada del ciclismo italiano, la Firenze-Pistoia.
Il Veloce Club Fiorentino era la prima società sportiva di ciclismo italiana; alle Cascine si allenavano gli appassionati di tale innovativa disciplina.
La corsa fiorentina venne pubblicizzata con manifesti ed anche la stampa le dette rilievo.
Il percorso si sviluppava da Firenze, proseguiva in Via Pistoiese, andava a Brozzi, Quaracchi, San Donnino, San Piero a Ponti, l’Indicatore, arrivava a Poggio a Caiano e proseguiva per la strada Regia fino a Pistoia, dove era situato l’arrivo.
Il punto di partenza era sotto l’arco di Porta al Prato; i concorrenti erano 23 di cui parecchi stranieri, e anche un pubblico di un centinaio di persone che, in un mattino freddo e piovigginoso, vinsero la pigrizia e si apprestarono a godersi un evento mai visto prima.
Lo spazio era angusto, per cui i concorrenti vennero disposti su quattro file; c’era chi aveva scelto le bici con ruote più alte, che non riuscivano a toccare terra ed erano sorretti da assistenti. Al suono di una tromba, il gruppo cominciò la sua marcia; erano preceduti e seguiti da carrozze e cavalleggeri del reggimento Duca d’Aosta, per il servizio d’ordine.
Tra il pubblico, ci furono diversi appassionati che, dopo aver visto partire il gruppo, corsero alla Stazione Maria Antonia e presero il treno per Pistoia, dove si misero ad aspettare i ciclisti al traguardo.
Come succede ancora oggi, già da quella volta durante il percorso parecchi appassionati incitavano i corridori, appostati a bordo strada.
Uno statunitense prese subito il comando della corsa e non mollò fino a Pistoia. La sua bici aveva ruote più piccole rispetto alle altre in gara, ed evidentemente questo lo agevolò.
Le biciclette all’epoca non avevano cambio e i pedali erano direttamente montati sulla ruota anteriore.
Il traguardo a Pistoia era posto a Porta Carratica; lo statunitense lo tagliò con un vantaggio di 3 minuti sul secondo arrivato, un francese. Il primo italiano a tagliare il traguardo fu il pisano Edoardo Ancillotti, classificatosi quarto.
Sul quotidiano La Nazione l’arrivo venne così descritto: “All’improvviso alcuni gridarono Eccolo, Eccolo! ‘Presto tutti poterono vedere da lontano, sopra un oceano di teste, un berretto con il distintivo del Veloce Club. Era il signor Rynner Van Hest, un giovane americano. … Avanzava piuttosto lentamente e stava piegato, ma nessun altro era in vista. Scoppiò un applauso uniforme e prolungato. La folla era sbalordita nel vedere un giovane – sembrava non avere più di quindici o sedici anni – vincere una gara così lunga. “
Al vincitore vennero consegnati un attestato, una medaglia d’oro e una rivoltella.
La gara si concluse con una grande festa e una mangiata all’osteria del Globo di Pistoia, dopo che i quattro vincitori, preceduti dalla banda e seguiti dalla folla, erano entrati trionfalmente in città montati sui loro velocipedi.
Curiosamente, dopo questa vittoria il giovanissimo ciclista statunitense, che aveva battuto i favoriti ben più adulti ed esperti, scomparve dalla storia e di lui non si seppe più nulla, anche se il suo nome compare in ogni libro sulla storia del ciclismo.
Sembra tuttavia che la ragione per cui non si sentì più parlare del giovane atleta, sia dovuta ad un errore commesso dal giornalista della Nazione, che aveva sbagliato a trascriverne il nome.