(N.d.R.) I fantasmi a Firenze non son frequenti, ma dei casi si sono registrati, non di famosi, ma di sicuro interessanti. Certo taluni si son rivelati un errore, come nel caso di Ginevra degli Almieri, altri sono conosciuti più localmente come il fantasma azzurro di Signa, altri ancora sono le conseguenze di atti violenti come i (o il) fantasmi/a della Pagliazza o ancora il caso Veronica Cybo. Qua sotto Gabriella Bazzani ci riporta tre eventi, tre poltergeist che a Firenze si sono verificati.
Il caso di via Ghibellina a Firenze (1867)
I fenomeni iniziarono con rumori come di rombi sotterranei e improvvisi colpi al tavolo intorno al quale si radunava la famiglia protagonista della storia. Quindi scoppi delle masserizie, strette di mano invisibili alle braccia di alcuni membri della stessa e percosse, varie apparizioni di fantasmi più o meno distinti e in particolare di una figura nera che portava un largo cappello come quello dei fratelli della Misericordia. Un frate inizialmente scettico, che aleggiava nella casa, udì anch’egli strani rumori e autorizzato dai suoi superiori intraprese un esorcismo al termine del quale scorse, insieme ad altre tre persone, una figura alta e indistinta che al loro procedere rimpicciolì progressivamente fino a scomparire del tutto. Il buon frate non poté fare altro che esortare la famiglia a darsi con cuore puro alla preghiera.
La famiglia abbandonò l’abitazione e il proprietario, vista la cattiva fama che ormai si era fatta, decise di chiedere un risarcimento danni.
La cosa arrivò fino in tribunale e il giudizio finale fu che l’inquilino spaventato venne pienamente assolto, non essendo minimamente provato che i fatti addotti fossero pura e semplice invenzione. D’altra parte, era accorsa ben presto anche la polizia, ma le accurate indagini non avevano rivelato alcuna impostura umana in quei fatti.
L’officina indemoniata di via Dante Alighieri (1908-1909)
Il quotidiano “Il Messaggero”, nei giorni 28-29-30 luglio 1909, riportava estesamente i fatti segnalati a più riprese in un officina di via Dante Alighieri, sempre più eclatanti per quanto concerneva potenza e intensità: dapprima utensili che si staccavano dalle pareti e cadevano sul banco di lavoro, oppure, frantumando il vetro della finestra, andavano a colpire gli incolpevoli passanti. Ancora, due battenti della vetrina staccatisi improvvisamente dai loro cardini e una incudine del peso di otto Kg che inspiegabilmente si era mossa e aveva colpito un apprendista mentre era intento al proprio lavoro.
Firenze, 9 ottobre 1979, ore 18.45, via Lorenzo il Magnifico 63, terzo piano, appartamento Arretini.
È l’inizio di venti giorni di poltergeist.
Un ferro da stiro spento che resta acceso e fonde il supporto in lega di alluminio su cui è poggiato: principio di incendio. A mezzanotte un abito prende fuoco, al mattino bruciano un pullover e una scopa. I vigili del fuoco constatano che il fuoco si accende in ogni stanza meno che nelle due dove il fumo del primo incendio non è entrato. Nei giorni successivi, con i pompieri in casa, bruciano un cuscino, la testata di un letto, dei libri, una calza in nylon, alcune poltrone e il golf indossato dalla padrona di casa. 51 incendi in tutto. L’unica spiegazione di un caso che la Procura della Repubblica, nella persona di Adolfo Izzo, archivia come “irrisolto”?
Quella del professor Pier Lorenzo Eletti: “poltergeist”, lo spirito burlone personificazione fantastica della psicocinesi, di quel fenomeno per cui un essere vivente esercita per via paranormale un’influenza su un sistema fisico. Qualunque cosa sia, la fiamma stregata del “poltergeist” fiorentino saluta un’impaurita ma illesa famiglia Arretini alla vigilia di Halloween. Che avesse appuntamento altrove?