Pinocchio, il nostro amato burattino di legno, con il naso che si allungava ad ogni bugia detta, al buon Carlo Lorenzini, in arte Collodi, non doveva essere propriamente simpatico…
Il romanzo di Pinocchio nacque come un racconto a puntate, uscito nel 1881 sul “Giornale per i bambini” edito da Ferdinando Martini. “Storia di un burattino”, questo era il titolo originale, era suddiviso in quindici capitoli illustrati; la fiaba raccontava le avventure del falegname Geppetto e del burattino Pinocchio, ma il finale della storia non è quello che tutti conosciamo, con Pinocchio che si trasforma in un bambino in carne ed ossa, che vive felice col suo babbo Geppetto.
Nossignori, Collodi per il suo racconto a puntate creò un finale decisamente ad effetto, pur se lugubre. Nella versione originale infatti, Pinocchio finì morto impiccato alla Quercia Grande ad opera del Gatto e La Volpe, malvagi come non mai.
Questo è il testo conclusivo della storia di Pinocchio, nella sua prima stesura:
“… A poco a poco gli occhi gli si appannavano; e sebbene sentisse avvicinarsi la morte, pure sperava sempre che da un momento a un altro sarebbe capitata qualche anima pietosa a dargli aiuto. Ma quando, aspetta aspetta, vide che non compariva nessuno, proprio nessuno, allora gli tornò in mente il suo povero babbo. Oh, babbo mio! Se tu fossi qui! E non ebbe fiato per dir altro. Chiuse gli occhi, aprì la bocca, stirò le gambe e, dato un grande scrollone, rimase lì come intirizzito.”
Pinocchio muore così, impiccato da “due figuracce nere, tutte imbacuccate in due sacchi da carbone”, alla Quercia Grande, ed abbiamo anche la data della sua prematura dipartita, il 27 ottobre 1881, ovvero il giorno in cui il “Giornale per i bambini” pubblica l’ultimo capitolo della sua storia.
A questo punto, accadde l’imprevedibile, una specie di insurrezione popolare: i lettori del giornale rimasero scioccati da questo macabro epilogo, e alla redazione arrivarono montagne di lettere, con le quali si chiedeva la modifica del finale. Collodi, seppur restio, accontentò i suoi lettori (e soprattutto il suo editore), cambiò il finale in quello che tutti da bambini abbiamo letto, e non soltanto: riscrisse interamente la storia che, dagli iniziali quindici capitoli, raggiunse i trentasei. Gli occorsero infatti due anni per completare il restyling dell’opera.
E bisogna dire che quelle proteste fecero praticamente la fortuna di Collodi. Il romanzo così modificato piacque a tutti, ma proprio a tutti, ad ogni latitudine. Pinocchio è stato tradotto in circa 240 lingue, letto da bambini di ogni età in qualsiasi paese del mondo. E Walt Disney ne produsse uno dei film di animazione più apprezzati, di qualità tuttora ineguagliata.
E pensare che Pinocchio doveva morire giovane…!!