E’ dal gennaio 2020 che camminando su marciapiedi lungo le vie della città di Firenze può capitare di calpestare piccole targhe in ottone incastonate nel selciato, che hanno una forma quadrata con angoli e bordi arrotondati su cui sono riportate iscrizioni con lettere martellate a mano e supportate da un cubo di cemento colato.
Si tratta delle cosiddette “pietre d’inciampo”, Le Stolpersteine, nate dal progetto dell’ artista tedesco Gunter Deminig a Colonia nel 1992. Piccoli monumenti che vogliono ricordare l’ infausto ed ingiusto destino di persone che furono perseguitate, uccise o deportate in campi di concentramento o spinte al suicidio durante l’era nazista, dopo le inumane leggi razziali del 1938.
In Italia fu Roma per prima ad adottare l’uso di queste piccole targhe ed in Toscana la città di Prato. Vengono incastonate nella pavimentazione in prossimità dell’ultimo luogo di residenza o di lavoro scelto dalla persona che si vuol commemorare. L’inciampo vuole essere un invito alla riflessione per non dimenticare le vittime della violenza nazista.
Hanno la forma di un sampietrino, della dimensione di 10 per 10 centimetri, sono cubi di cemento armato che in alto recano una targa in ottone dove è iscritto il nome, la data di nascita, e, se conosciuta, di arresto, di deportazione e morte.
La prima posa a Firenze fu il 9 gennaio del 2020 fuori Porta Romana, in via del Gelsomino all’altezza del n. 29 per ricordare Rodolfo e Noemi Levi, Rina e Amelia Procaccia, Alda e Angelo Sinigaglia. Successivamente queste piccole targhe sono state poste nel marciapiede in piazza Donatello n. 15, via Ghibellina al 102, via del Proconsolo n. 6, via Bovio ai nn. 1 e 7, via Marsala 2, piazza delle Cure 7 ed in piazza d’Azeglio all’altezza del n. 12.
Tra il 9 ed il 23 gennaio il Comune ne ha installate 24 ma si dovrebbe arrivare a 50 entro il 2021. Segni del passato che aiutano a ricordare persone scomparse a causa di eventi che mai più devono ripetersi.