Firenze è talmente ricca di opere d’arte che può permettersi di lasciarne a bizzeffe nei sotterranei vari, gli Uffizi sembra che ne abbiano oltre le 2000 stipate da basso, non solo, può permettersi di “disperderle” in ogni dove per la città misconoscendone alcune agli occhi non solo dei turisti, ma anche dei fiorentini. Questo non è certo un errore se le opere mantengono le sei originali, ma andrebbe fornita un’informazione molto più agevole e capillare di ciò che la nostra città offre.
Esiste un olio su tavola di 214×195 cm di data certa 1518 (la data si trova impressa sul libro aperto sulle ginocchia di san Giovanni Evangelista) del sor Jacopo Carrucci, conosciuto come Jacopo da Pontormo, o semplicemente come il Pontormo conservato presso la chiesa di San Michele Arcangelo Visdomini e prende il nome nome Pala Pucci. Sembra sia il dipinto ad olio più grande realizzato da Pontormo.
Non solo l’opera più grande, ma anche una delle più belle come ci testimonia il Vasari che la definisce “la più bella tavola che mai facesse questo rarissimo pittore“.
I più avvezzi e appassionati la conosceranno di sicuro, ma gli altri, i turisti, sicuramente non l’hanno mai sentita nominare, anche perchè la chiesa di San Michele Arcangelo Visdomini non è conosciutissima e spesso anche chiusa.
La tavola prende il nome di Pala Pucci perchè fu eseguita su commissione di Francesco di Giovanni Pucci, che all’epoca era gonfaloniere di giustizia ed è stata collocata nella seconda cappella a destra della chiesa, altare Pucci, dove ancora risiede. Una delle poche opere che trova ancora collocazione originaria.
Vale la pena fare un salto per vederla questa tavola e nonostante la poca valorizzazione che gli riserva l’illuminazione, è certamente spettacolare da osservare non solo per la mano felice di Pontorno, ma anche perchè l’autore rompe un cliché pittorico sino allora seguito nel raffigurare la natività. In pratica pone al centro il Gesù, separato dalla Madonna e contornato dai santi. San Giuseppe, San Giovanni Evangelista, San Francesco, San Giovannino e San Giacomo sono raffigurati in posture ed espressioni diverse rendendo l’immagine quasi caotica, la stessa luce illumina o vela i personaggi presenti come a sottolineare come lo Spirito santo investa maggiormente Giovanni e Giuseppe e il fondo scuro esalta ancora di più i contrasti. La Vergine Maria indica san Giuseppe che sostiene il piccolo Gesù.
Non mi dilungo oltre, un’opera che rompe degli schemi consolidati e sotto un’evidente influenza leonardesca apre nuove prospettive alla pittura, davvero incredibile considerando che il Pontormo aveva solo 22 anni quando realizzò questa tavola.