Ricollegandomi ai precedenti articoli, proseguiamo nella conoscenza più approfondita di un personaggio collegato alla banda Koch, la banda Carità e le varie Ville Tristi, tra Firenze e Roma.
Vedi i precedenti articoli: “Pietro Koch: da Firenze a Roma cattura e condanna di un fascista“, “La banda Carità” e “Ogni città una villa triste“.
Avevamo lasciato Padre Epaminonda Troya suonare il pianoforte e cantare brani classici e del repertorio napoletano, per nascondere le grida dei torturati nella villa Triste di Firenze, ancora oggi la cosa fa venire i brividi per chi sa e passa nelle vicinanze di questo luogo.
Troya dapprima protettore e soccorritore di soldati alleati feriti, venne arrestato per questo dalla banda Carità, per poi entrare addirittura a farne parte! Forse in seguito ad un ricatto che lo vedeva coinvolto in un imbarazzante scambio di lettere galanti e compromettenti di cui la banda era venuta in possesso e che lo avrebbe messo in serie difficoltà nel suo ambiente. Divenne quindi spia e collaboratore della banda, tradì e fece arrestare i suoi vecchi compagni, divenendo un apprezzato e strenuo collaboratore di questi criminali.
Seguì in seguito Pietro Koch a Roma e a Milano diventandone padre spirituale oltre che collaboratore. Troya prese parte a vari crimini, negando però di aver mai partecipato attivamente alle torture. Elio Desi, con questo pseudonimo era noto Ildefonso Troya negli ambienti pensionistici, fu responsabile del blitz a Roma nella basilica di San Paolo del 3/2/1944.
Quella notte un centinaio di uomini messi a disposizione dal questore Caruso senza il rispetto degli accordi del trattato Lateranense, fecero ingresso nell’abbazia Benedettina insieme a Koch e ai suoi uomini, saccheggiando e arrestando ebrei soldati e ufficiali qui rifugiati, tra cui ben 67 renitenti alla leva e 9 ebrei. Il benedettino era stato il cavallo di Troia per l’incursione, aveva subdolamente circuito il povero portinaio di guardia, tale don Vittorino, che ingenuamente aveva aperto al prelato dando inizio alla vergognosa azione.
A Firenze Epaminonda Troya era accompagnato anche da altri due religiosi, che invece di essere confortatori di fede erano dei criminali torturatori. Troya era un monaco di 29 anni nel 1944, nato ad Arcinazzo Romano, vice parroco del convento vallombrosano di Santa Trinità a Firenze dove appunto dava soccorso agli uomini del disciolto Regio Esercito. Probabilmente oltre al ricatto citato prima, il prete fu brutalmente percosso e seviziato e forse per questo si convinse a collaborare. Una volta entrato a far parte della banda aveva sposato le teorie scismatiche del sacerdote fascista Don Tullio Calcagno, ovviamente scomunicato nel 1945, fortemente legato alla figura di Mussolini.
Troya anche lui fu ovviamente sospeso a divinis dalla Chiesa. Lasciò Firenze e la banda Carità per seguire quella di Pietro Koch. Condannato a 28 anni dopo essere fuggito in america latina, tornò e si costituì, beneficiando poi dopo pochi anni di detenzione della grazia nel 1953. Morì a 69 anni nel 1984.