via Bolognese, villa TristeFirenze, Roma, Trieste, Brescia, Biella, Milano, Genova, avevano la loro “Villa Triste”, denominazione popolare attribuita a questi luoghi di detenzione e tortura da parte dei nazifascisti durante la fine del secondo conflitto.

Quella di Firenze era situata in uno stabile in via Bolognese 67, nella quale era presente la SD, la famigerata polizia tedesca e un reparto della Milizia Repubblichina: la Banda Carità. Nei piani inferiori dello stabile e nello scantinato operava la famigerata banda, composta prevalentemente da criminali.

Tra le vittime dei torturatori Bruno Fanciullacci, di cui uno slargo antistante alla villa è a lui titolato sempre nei pressi una lapide, lo commemora. Fanciullacci era un Gappista ( Truppa Azione Patriottica) che peraltro partecipò all’uccisione del filosofo Giovanni Gentile, figura di spicco del fascismo. Di questo omicidio all’inizio fu accusata la stessa banda Carità, che era impegnata a ostacolare oltre gli antifascisti, anche i fascisti della vecchia guardia, ritenuti dei traditori dopo la caduta di Mussolini e dopo l’armistizio.

Altra vittima nota della banda fu Anna Maria Enriques Agnoletti, una partigiana, anche lei qui torturata e seviziata, fu obbligata a rimanere in piedi per 7 giorni senza poter mai dormire.

Ben 178 componenti della banda Carità vennero processati alla fine della guerra, ma molti per insufficienza di prove verranno scagionati.

Sul giornale “Oggi” in un articolo datato 1945 firmato C. Dauphine, vi è la descrizione di Mario Carità: “Vestiva in borghese, in maniera sportiva, con capelli nerissimi, portava una ciocca in mezzo alla fronte bassa, che rivelava delle problematiche al sistema nervoso, il grugno suino, la bocca sensuale, il viso giallo e floscio e lo sguardo collerico. I pugni sempre serrati durante le conversazioni, orecchi callosi, piccoli e accartocciati, con mento prominente e grandi mascelle; l’impressione era di stare davanti a una persona disturbata e tendenzialmente un delinquente, così  come avrebbe pensato Lombroso (medico antropologo italiano definito pioniere della criminologia grazie agli studi sull’antropologia criminale, basata sulla fisiognomica)“.

Oggi i condomini della palazzina della fu Villa Triste, non amano i visitatori e non permettono l’ingresso nello stabile per delle visite, e possiamo capirlo.

Chi conosce le storie di questo luogo percorrendo la strada, può immaginare di sentire ancora oggi il suono di un pianoforte e la voce di uno strano benedettino, padre Epaminonda Troya, suonare il pianoforte e cantare canzoni napoletane, per nascondere le grida dei torturati… ancora oggi la cosa fa venire i brividi…

Analogo luogo a Villa Triste è al 145/155 di via Tasso a Roma, luogo forse anche più tristemente conosciuto delle altre Ville Tristi. Sede delle  SD e delle SS, carcere e caserma oltre che luogo di tortura, comandato da Herbert Kappler, conosciuto per la sua corresponsabilità al massacro delle fosse Ardeatine a Roma, ritorsione tedesca per l’attentato di Via Rasella. In questa struttura operava anche Pietro Koch.

Oggi parte dell’edificio ospita il Museo della Resistenza ed è visitabile (l’altra parte è occupata da appartamenti privati ed abitati). Angoscianti le testimonianze di chi vi fu imprigionato, ben 2000 persone: ebrei, antifascisti, comunisti, soldati alleati, romani oppositori, come anche militari italiani, carabinieri e poliziotti .

Il percorso è ricco di informazioni, illustrazioni e cimeli inerenti al carcere, alla Resistenza e all’Occupazione tedesca. Si possono ancora vedere le anguste celle e le scritte sui loro muri lasciate dagli “ospiti” ancora leggibili. Era prevista anche un area per la detenzione femminile, le celle erano poste tra il 2° e il 5° piano. Volutamente senza elettricità, le grate e le sbarre alle finestre permettevano parzialmente alla luce di entrare, ed erano l’unico modo per areare questo luogo, malsano e maleodorante. I bagni erano senza porte per poter controllare i detenuti, ma anche per poterli umiliare. Le condizioni igieniche erano assai critiche, tavoli al posto delle brande, maltrattamenti, interrogatori violenti ed esigui e disgustosi i pasti. Una curiosità: Qui fu anche detenuto il famoso conduttore Mike Buongiorno, in un intervista, raccontò la sua spiacevole avventura, malinconicamente ricordò di essere entrato in compagnia di altri fermati, ma di esserne uscito da solo.

Dato che le successive tre foto possono urtare la suscettibilità di chi legge vi si può accedere solo volontariamente da questi LINK, LINK e LINK.

Più o meno la descrizione del carcere di Via Tasso può essere purtroppo considerata valida per tutte le altre Ville Tristi elencate all’inizio.

Riccardo Massaro
Ogni città una villa triste
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