I fiorentini hanno temuto per lungo tempo gli spazi appartati, gli angoli bui dove scambiarsi delle effusioni, posti dove all’amore si è sostituito l’odio e la paura. Si sto parlando del mostro di Firenze, un assassino che ha portato sofferenza e paura nei cuori di molte persone e non solo in quelle direttamente coinvolte nei fatti, parenti e amici, ma tutte quelle persone che in quei tragici anni hanno sofferto per i ragazzi uccisi, per la paura di essere fra quelli, per il fatto stesso che esisteva un demone con una crudeltà innata che condannava tutto il genere umano. Non è stato il primo, non sarà l’ultimo ma è stato e resta unico nel suo modus operandi. Il caso MdF è studiato come un caso unico nel suo genere sia per le tempistiche sia per l’efferatezza delle gesta sia per la tipicità psicologica che ne muoveva l’operato.
Esistono blog, canali youtube, libri dove innumerevoli persone si sono alternate nella ricerca della verità, una verità che non è mai stata trovata, tanto meno nelle aule giudiziarie. Ognuna di queste persone, di queste teorie, si basano su fatti reali documentati oppure sono una vena di ricostruzione fra la psicologia e la fantasia. Ognuna però ha contribuito a dare spunti e idee di riflessione e soprattutto ad alimentare l’immaginazione di chi, nonostante gli anni passati, è ancora legato a queste oscure vicende.
Da appassionato, da giovane del tempo, anche io ho la mia teoria, la mia ricostruzione, l’idea di cosa possa aver spinto un essere disumano ad essere tale. Ha la stessa valenza delle altre, nessuna, niente prove, niente nomi, niente eclatanti colpi di scena. Una analisi come tante altre basata su ciò che ho letto e sulla logica psicologica che si può solo immaginare faccia parte di un cervello malato.
Ciò che disdico è la superbia, taluni fra questi studiosi, per il solo fatto di aver dato un contributo, si autoesaltano credendosi gli unici depositari della verità, taluni marcando il territorio come un cane al guinzaglio, altri rifiutandosi di valutare teorie che potrebbero demolire la propria. Questo è sbagliato, in assenza di verità l’unica arma realmente valida è la logica intesa come ” …una disciplina di carattere matematico che studia le forme del ragionamento deduttivo, attraverso l’analisi della loro validità, ossia in quanto argomenti in cui la verità delle conclusioni consegue da quella delle premesse indipendentemente dal contenuto delle proposizioni coinvolte.“
Ciò che la logica ci dice di questa serie di omicidi è che niente è certo, anche l’elemento che più degli altri è considerato certezza è comunque aleggiante di un possibile dubbio. Se quindi la logica non ci porta ad una conclusione certa si deve con la logica escludere ciò che appare illogico e mantenere solo la via preferenziale che questa assenza di logica ci indica.
Coloro che si basano solo sulle perizie sono sbugiardati dall’evidenza di mancanza di logica che talune di queste perizie esprimono e non per il fatto che sono firmate da esperti se ne può certificare la sicurezza matematica che la logica chiede. Stessa cosa per le sentenze che esprimono verità giuridica, ma nulla hanno a che fare con la verità storica che rimane oscura perchè la logica vuole che ogni singolo pezzetto del puzzle abbia una sua collocazione e se questo non accade significa che si stanno mescolando pezzi di puzzle diversi. Allo stesso modo, sull’altro versante, il “perchè si…” non può essere necessario e sufficiente per far tornare l’equazione. Tutto non spiega tutto e non può essere usato alla carlona per caldeggiare la propria teoria. Si vede fare, costantemente, dove gli stessi inquirenti innamorati della propria teoria più che di se stessi la giustificano oltre ogni ragionevole matematica prova richiesta. “Io penso che…” equivale al “perchè si…”.
Forse tornando ad escludere l’illogico e coloro non dotati di logica si potrebbe affrontare ancora il caso, non per scoprire l’autore, ma per ricostruire gli eventi storici con una colonna vertebrale tale da non soffrire le scoliosi dell’assurdo.
Chi può essere capace di tanto? Forse coloro che non sono influenzabili ma aperti ad assorbire da tutti un poco, chi nella modestia ha le capacità logiche di estrarre solo il “senso” indipendentemente se certificato da esperti o meno e poi rivalutarlo agli occhi della scienza. Esiste un test che possa misurare la logica del singolo per costituire un pool di menti pensanti?
Certo questo è un pezzo sui generis per questa rivista, ma se fra chi mi legge esiste qualcuno che ha vissuto e sofferto quest’onta che ha macchiato di sangue Firenze mi capisce. E’ bene ogni tanto riaprire quei cassettini della memoria che spesso, solo per dolore, si desidera tenere ben chiusi. Perdonatemi, era qualcosa che avevo voglia di scrivere.
“Una volta eliminato l’impossibile ciò che rimane, per quanto improbabile, dev’essere la verità.” Sir Arthur Conan Doyle.