Seppur particolarmente famoso Michelangelo raramente veniva associato al suo cognome. In realtà l’artista ne aveva due, Buonarroti, quello più conosciuto ed anche Simone.
In un periodo in cui facilmente un nome veniva distorto, (così come abbiamo visto per Dante Alighieri) o quando addirittura veniva letteralmente cambiato.
L’antenato più importante di Michelangelo fu un suo bisnonno che ebbe alte cariche al Comune di Firenze. Morì nel 1405, il suo nome era Buonarrota di Simone; facile intuire cosa accadde visto che i cognomi spesso provenivano dal nome del proprio padre o da avi importanti.
Il padre di Michelangelo invece si chiamava Ludovico di Leonardo di Buonarrota, Podestà fiorentino di Caprese in carica nel 1475. Michelangelo era il secondo di cinque figli, tutti si chiamarono Simone o Buonarroti, oppure con entrambi i cognomi spesso alternati durante la loro vita. In questi caso prevale la forma patronimica, ovvero ereditata dal padre.
All’epoca il ceto che apparteneva al governo era superiore a quello di un qualsiasi artista del Rinascimento. Solo più tardi, in età più tarda, l’artista avrebbe accresciuto il suo censo e sarebbe salito nella scala sociale come importanza e considerazione e così anche il suo cognome.
Anche nel caso di Michelangelo come in quello di Dante, troviamo il cognome spesso alterato o modificato.
In una lettera del 1532 compare come ‘Bonniroti’, un fratello invece in alcune lettere che gli scrive nel 1507 lo chiama dapprima “‘Buonarotto Simoni” e poi “Michelagniolo di Lodovicho di Buonaroto”.
Lo stesso Michelangelo, da Roma, prima del 1497, aveva scritto allo stesso fratello come “Buonarroto di Ludovicho Bonarroti”.
Il padre nel 1500 Lodovico di Lionardo Bonarroti scrive a Michelagniolo di Lodovico Bonarroti, ma compare anche come Michelagniolo di Lodovico di Bonarrota Simoni.
Nel 1523 il fratello Gismondo chiama l’artista con il nome di Michelagniolo di Lodovico Simoni e l’artista gli riscrive chiamandolo Gismondo di Lodovico Buonarroti Simoni.
In tre lettere successive al nipote del 1541, il nostro Michelangelo si rivolge al nipote Lionardo con i cognomi Buonarroto, poi Buonarroti e nella terza Buonarroto Simoni. Per cui i due cognomi patronimici Simoni e Buonarroti si alternano senza però ancora affermarsi l’uno sull’altro.
È lo stesso artista ad usarli insieme o separati. Anche quello che diverrà Papa Clemente VII nel 1517 chiama lo scultore pittore Michelangelo Bonaroto, poi nel 1518 lo chiamerà Michelangelo de Simonibus in forma latinizzata e nello stesso anno Michaeli Angelo Buonaroti .
Col passare degli anni Simoni compare sempre meno. Buonarroti lo chiameranno i colleghi artisti, Vittoria Colonna, Giorgio Vasari e il duca Cosimo I de’ Medici e Caterina de’ Medici regina di Francia.
Michelangelo si presenterà con il nome di Michael Angelus de Buonarottis latinizzato o Michelagniolo de Bonaroti in volgare.
Anche l’artista come tutti i suoi contemporanei apprezzava il fatto di poter vantare antenati illustri tra i suoi parenti.
Nel1520 un nobile, il Conte Alessandro da Canossa, si qualificava come suo parente e lo apostrofava come: “Sculptoro dignissimo Messer Michelle Angelo Bonaroto de Canossa”.
Il Conte gli spiegava di aver trovato nelle sue ricerche su antichi libri, un Simone da Canossa che era stato Podestà di Firenze. In questo caso il nobile vantava una parentela con Michelangelo e l’artista poteva rivendicare una sua origine nobiliare.
Quando Michelangelo era ancora in vita nel 1553, autorizzò un suo allievo di nome Ascanio a scrivere la sua biografia nella quale compariva la parentela con i conti di Canossa. Anche il Vasari pur con prudenza ne fa menzione nelle sue “Vite” nel 1568, ma sembra che l’anello di congiunzione tra le due famiglie che risale al 1200 come vorrebbe questa storia, non sia mai esistito. Michelangelo poi nel 1547 racconta al nipote Leonardo di aver studiato su un antico libro di cronaca Fiorentina e di aver trovato vari Simone e Buonarroto loro antenati che avevano avuto importanti cariche governative, ma non parla di Simone di Canossa. Michelangelo dice quindi a Leonardo di firmarsi con il nome di Leonardo Di Buonarroto Buonarroti Simoni.
Poco prima di morire Michelangelo scrisse al nipote Leonardo di venirlo a trovare a Roma perché malato. Dopo la morte dell’artista avvenuta il 18 febbraio 1564 a ricordo dello zio, Leonardo scrisse così di lui: “Passò di questa presente vita Michelagnolo di Lodovico di Leonardo Buonaroti Simoni”.
L’uso del cognome a quell’epoca non si era ancora affermato nel modo che conosciamo oggi, infatti spesso oggi nominiamo lui ed altri artisti solo con il proprio nome, soprattutto se parliamo di grandi personaggi, nel caso di omonimie, specifichiamo il cognome (spesso un protocognome) o il luogo di provenienza (spesso poi assimilato come cognome).