“ O chiara stella che co’ raggi tuoi la notte illumini “
Lorenzo de’ Medici, riferito alla Vespucci
AMOR QUAL PENSIERO UNICO
-Nessuna pennellata è superflua in un’opera pittorica che riesca a “parlare”
È molto probabile che la Primavera venisse commissionata al Botticelli, ad assassinio di Giuliano appena compiuto, quale omaggio del gruppo Neoplatonico capeggiato dal Ficino ad un grande amico e membro patrocinatore, nonché come Manifestazione della loro filosofia.
Ma oltre ciò che abbiamo già avuto occasione di dire, l’opera allude anche alle vicende emozionali delle persone che costituirono un gruppo di intellettuali coraggiosi.
Dopo i televisivi MEDICI, ove a stento son riusciti a tener caposaldo storico entro una sceneggiata di completa fantasia, nell’intento di rimetter qualche piolo al proprio posto, ricordiamo, ad esempio, che il quadro con Venere e Marte, ampiamente mostrato in tv, fu dipinto almeno 4 anni dopo la morte di Giuliano e 6 dopo la di lei dipartita per tubercolosi, e non durante improbabili conviti amorosi dei due.
Tra l’altro pare che il Botticelli avesse utilizzato la maschera mortuaria del Giuliano quale modello per il volto del dio dormiente, e diciamo che osservando l’opera ciò è abbastanza plausibile ed addirittura ci pare che il corpo di Marte, più grigiastro del normale, alluda chiaramente al corpo morto del Medici, mentre lei appare qual persona viva ma al di sopra di ogni passione.
Tuttavia, a parte personali interpretazioni, possiamo andar certi che le tematiche Neoplatoniche son contemplate, come sempre avviene nelle sue opere, egualmente al quadro con Pallade ed il Centauro ove il Botticelli segue la logica del Bello quale traccia del bene Divino sulla terra, e di brutto e rozzo quale suo contrario destinato a soccombere alla forza salvifica di bellezza- bontà.
Potrebbe l’opera voler dichiarare anche che tra i due vi fu desiderio da parte di lui e non corresponsione della Simonetta? Oppure una specie di conferma che la nota bruttezza del Giuliano doveva pur soccombere alla bellezza della Simonetta?
Potrebbe anche voler dir molto di più: un qualcosa che di certo Sandro aveva chiaro nel cuore, il ricordo di un amore veramente esistito tra lui ed essa ma dichiarabile soltanto sotto traccia.
Insomma, appar chiaro che il Botticelli abbia usato la sua arte in tutte le occasioni rappresentative, per glorificare la donna amata divenuta pensiero totalizzante e direi sostegno quotidiano alla pesante fatica che la sua arte richiedeva. Un viatico per il Paradiso ed un dolce pensiero compagno delle lunghe ore di lenta operosità nel dipinger cose da destinare ad abbellire il mondo, quale strumento di Dio.
Che il Medici fosse effettivamente invaghito della Vespucci, lo sappiamo in quanto lui stesso esternò apprezzamenti anche in modo pubblico come durante un torneo, 1475, nel quale prese parte in pompa magna d’armature e finimenti del cavallo costosissimi, e vincendo uno stendardo dipinto dal Botticelli stesso in cui era raffigurata la Simonetta descritta li come BELLA SENZA PARI. Ora, quel fatto può oggi apparirci sfrontato e socialmente sanzionabile, ma nel clima di nobili intenti e decisa divinazione della bellezza, ciò apparteneva ad eleganza di costumi ed assoluto rispetto se non addirittura doveroso omaggio alla bellezza quale segno divino in sé, conforme ad una conclamata politica estetica che i Medici da tempo promuovevano.
È certo che i due non poteron usar frequentazione più intima che quella ufficiale durante feste e banchetti. La qual cosa potè invece il Botticelli che fu ordinato dal Vespucci stesso di dipinger svariate cose entro la di lui casa medesima, opere ahimè andate perdute, come narra il Vasari nelle Vite.:
Nella via de’ Servi in casa di Giovanni Vespucci, oggi di Piero Salviati, Botticelli fece intorno a una camera molti quadri chiusi da ornamenti di noce per ricingimento e spalliera, con molte figure vivissime e belle.
Ordunque, la storia non fluisce quale alternarsi di comodi scompartimenti separati e netti, bensì quale fiume che tutto trasporta in contemporanea. Perciò lo stile Gotico sopravvisse a latere di un Rinascimento prorompente, come pure l’Amor cortese ed il piacer d’immaginar la donna Angelicata di un Dante Alighieri. Ecco, quest’ultima mi pare l’ipotesi giusta che tutto contiene al di là di imponderabili amori consumati all’ombra di grossi rischi sociali.
Il 26 Aprile del 1478 i Pazzi aggredirono i giovani Medici e Giuliano morì due anni esatti dopo la Simonetta, carpita giovanissima da tubercolosi il 26 Aprile del 1476. il Botticelli dipinge la Primavera appunto nel 1478.
Al tempo, tutti erano più o meno invaghiti della giovane donna venuta da Genova quand’avea solo 16 anni.
Lo era il Poliziano che scrisse per lei le Stanze, lo era senza dubbio il Giuliano Medici che, guarda caso, rifiutò numerosi matrimoni utili, lo era lo stesso Lorenzo ed infine tutti i seguaci del Ficino e pure lui stesso medesimo come altrettanto doveva esserlo Piero di Cosimo grandissimo pittore che la ritrasse quale Cleopatra.
Ma tutto questo invagheggiamento collettivo per donna Vespucci, io penso, non poteva lasciar sereno il Matteo Vespucci consorte che, guarda caso, pur essendo alleato dei Medici, pare avesse avuto qualche scopo nella congiura de’ Pazzi, sospetto trascurato in seguito per meri interessi politici.
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Donna bella e di gentile aspetto. La donna delle chiare, fresche e dolci acque del Petrarca era vivente e la si poteva veder transitar gentilissimamente per le strade fiorentine, si che i’ ferraiolo smettea di batter ferro e muratore facea cader pietra; cavallo nervoso si abboniva e pedone sbattea ne’ muri.