Ve lo presento: il suo nome è Paloma.
Tutti quanti la conosciamo come l’uccellino di Botero, nonostante le sue dimensioni, non proprio “ine”… È infatti alta 240 centimetri, e pesa giusto una tonnellata e mezzo.
Fa bella mostra di sé vicino all’autostrada, ma… com’è atterrata lì?
Venne realizzata dal grande artista colombiano Fernando Botero nel 1990, ed è una scultura bronzea, che venne regalata dall’artista al comune di Firenze nel 1993, che decise di collocarla proprio all’uscita dell’autostrada, in prossimità dell’aeroporto di Peretola.
La statua è un esempio caratteristico dell’arte di Botero, chiunque saprebbe riconoscervi l’impronta dell’artista: quelle forme ridondanti e sproporzionate sono classiche della sua espressione. Botero, da giovane, aveva intrapreso la carriera di torero, indirizzato da un parente, ma ben presto abbandonò le corride per dedicarsi interamente ai suoi studi artistici.
L’ingrandimento delle forme, sia di persone che di animali, è il suo marchio di fabbrica: l’obesità dei suoi soggetti, spesso molto disapprovata, viene ravvisata da molti come una critica irriverente ed ironica nei confronti della civiltà moderna.
In realtà Botero associa le forme dei suoi soggetti al piacere, all’esaltazione della vita, perché l’abbondanza comunica positività, vitalità, energia, desiderio: tutti concetti che hanno a che fare con la sensualità, intesa tuttavia non tanto in senso erotico quanto come espressione di piacere.
Anche a me Botero non mi “garba”; non capisco il senso del suo stile, non mi dice assolutamente niente.
Ritengo che tutta la sua notorietà sia solo un prodotto dell’ignoranza.
A dir la verità a me Botero non piace, non mi e mai piaciuto. Esistono diverse statue a Firenze di questo artista tutte con quelle forme ridondanti che personalmente non mi dicono niente. Ora che nell’800
l’abbondanza fosse sinonimo di vitalità, positività ed energia può anche darsi, ma ai giorni nostri mi sembra una teoria ampiamente superata.