Una nascita nettarea, nutrendo e infiammando il mondo addormentato dalla nudità e dall’impotenza, come la nascita di Venere – la quale immortalata da Botticelli nell’immaginazione popolare dei fiorentini e nella grande galleria eterna della storia culturale – che penetra la creazione come un raggio irridescente dalla profondità delle tenebre e del mistero dell’oceano, l’eruzione dell’umanesimo fiorentino, il nettare della nuova nascita del genio civico, emerge come la vera e propria Nuova Atlantide, un’isola di ingegno, di innovazione e di intrighi: in questo spazio singolare, il clima sociale fornisce le condizioni per una fioritura florida delle nuove e vive forme culturali ed artistiche. Mentre, da un lato, la dea serena ed eterea è tenuta in mare e cullata dall’abbraccio del suo guscio di conchiglia, statuosa e scolpita nel suo moto sulle onde del tempo; così, ugualmente, la forma ideale dello sforzo umanistico, congelata nel suo progressivo moto perpetuo, è sostenuta dalla rigida e robusta mano accogliente della virtù sociale e dell’autorità politica – la progettazione del destino, disegnata abilmente altrove dal grande Poliziano, il poeta della corte di Lorenzo il Magnifico, nelle sue Stanze, l’Ore premer l’arena in bianche vesti… Giurar potresti che dell’onde uscissi la dea.
Dentro la marcia militare delle increspature della storia, i suoni dei primi dolori della nascita di questa Nuova Atlantide risuonano come un coro spettrale: gli echi silenziosi di una melodia monastica o le ombre degli affreschi nascosti e dimenticati sulle pareti delle grandi basiliche gotiche della città, quelli di Santa Croce e di Santa Maria Novella, imortalizzando così l’emergenza dell’isola idealista dell’umanesimo fiorentino dai sottocorrenti rumorosi del mondo medievale. In esso, sotto l’oscurità dell’oceano, la luce solare della libertà tocca ed abbraccia le prime sfumature del progresso; i colori coralli dell’innovazione culturale spingono come le braccia dell’uomo vitruviano di Leonardo: eppure, questi colori che sono bagnati nelle acque del tempo e nel sole della libertà sono riflessi non dalla tela della modernità, ma piuttosto dalla foglia d’oro, la quale avvolse la mente medievale – l’oro che diventa il sole terrestre, il sole umano, i cui raggi includono Giotto, Taddeo Gaddi e Bernado Daddi. Inoltre, è questa fioritura medievale che propone verso l’alto come un razzo la Nuova Atlantide fiorentino; è Il vulcano subacqueo da cui erutta ebullientemente lo spirito umanistico. Come la statua di Davide brilla con la stessa luminescenza serena delle montagne di marmo di Carrara, così la forma scultorea ideale dell’umanesimo civico luccica dell’oro di Firenze gotica: nella profondità e nell’oscurità delle pareti affrescate del convento di Santa Maria Novella, dalla luce del lume di candela tremolante, bruciando coraggiosamente come il sole è la marea di progresso istigata dal frate Domenicano, Remigio de’Girolami, in cui i mattoni e la mortaio della società sono portati alla vita dal respiro del bono communi, la nozione del bene di tutti i cittadini. Da questa ondata di cambiamento, la Venere è finalmente soffiata sulla riva; la Nuova Atlantide emerge sotto forma del carattere comunitario della cultura: la virtù civica diventa la moneta comune, esemplificata dal grande Cancelliere ed oratore umanistico, Leonardo Bruni, chi eulogizza, la libertà e l’uguaglianza dei cittadini … ogni volta che gli uomini ricevano la speranza di ottenere onore nello Stato, si prendono coraggio e sollevano se stessi alle nuove altezze – e quindi la natura collaborativa della Repubblica è nata.
Come il sole del cielo, così questa Nuova Atlantide dell’umanesimo fiorentino si alza serenamente, estendendo fuori per separare le onde della sua stessa genesi; l’isola siede maestosamente in cima all’oceano, come un cavaliere coraggioso in cima del suo destriero, il triumphus del Monumento equestre a Giovanni Acuto di Paolo Uccello, blasonato sulle pareti del Duomo – oppure, nel lessico di Poliziano, Nello estremo, se stesso el divin fabro formò felice di sì dolce palma, ancor dalla fucina irsuto e scabro. Per di più, come le onde della storia continuano a languire laboriosamente sulle rive di questa utopia, l’essenza dell’umanesimo fiorentino comincia a crescere dalla sabbia sottile ma sostanziale del suo passato antico: da una parte, si può facilmente scivolare ed evacuare dalla mano della memoria, in cui, granello dopo granello, il flusso è rivendicato dal silenzio tombale della gravità – ad esempio, le rovine antiche romane di Fiesole, tra cui il grande anfiteatro, tornato a nudità dalla nenia della natura; tuttavia, allo stesso tempo, nella fornace fervente della perfezione artistica, attraverso l’alchimia del genio creativo, si può diventare uno specchio di vetro cristallino attraverso il quale Il popolo della repubblica può riflettere sulla loro identità civica. Qui, vediamo il grande progetto dell’umanesimo fiorentino: questa sabbia dell’antichità sul litorale della Nuova Atlantide diventa la cornice per circondare la tela della creatività culturale del Rinascimento. A cominciare dal Priorato delle Arti, l’enfasi collaborativa sui valori umani e sull’innovazione tecnologica che hanno caratterizzato anche l’antichità precipita un’incoraggiamento dell’eccellenza artistica ed architettonica come virtù civica, l’abbellimento accomodativo del Popolo; l’isola ideale esiste per tutti gli isolani. Così, emerge una figura come Brunelleschi, che, sotto l’aegis della venerabile Arte della Lana, e sotto l’ispirazione del classicismo e l’urbanismo della vita intellettuale fiorentina, si abbraccia il materiale dell’antichità (in questo caso, la cupola del Pantheon a Roma) e si trasforma in un capolavoro architettonico che supera tutto ciò che esiste nella storia, mentre, allo stesso tempo, viene offerto per il bono communi di tutti i cittadini: la magnifica Cupola di Santa Maria del Fiore, il tetto torreggiante per tutto il popolo di Dio.
Quindi, mentre la società dell’isola cresce ed espande, così anche le materie prima della sua natura, le ombre dell’antichità, sono raffinate e illuminate: gli illustri governanti della città, i Medici, con la forza, la ferocità e la regalità del mitico Marzocco, proteggono e nutrono l’entità nascente dell’umanesimo fiorentino – infatti, le forze del potere politico e del patronato diventano per il progresso civico gli dèi del vento, Zephyr ed Aura, sollevando serenamente la Venere per assumere e adempiere il suo vero ruolo storico. La fornace più fervente in cui le sabbie dell’antichità furono trasformate trionfalmente negli specchi cristallini della modernità era l’Accademia Platonica, gestata dal leonino Pater Patriae, Cosimo il Vecchio; qui, la grande Isola si trasforma in una vera e propria confluenza di flussi culturali ed intellettuali – l’Atlantide dell’umanesimo fiorentino diventa il cuore pulsante del corpo statuario del mondo culturale, dove la linfa vitale di idee e sono stati entrambi assorbiti e pompati fuori, sotto la guida del grande filosofo, Marsilio Ficino. Inoltre, questo vento divino del patronato si accelera in una tempesta per diventare il proprio copula mundi, formando e crescendo un grande albero disteso di potenza politica, la cui ombra offre la protezione paterna a tutta l’isola dell’ingegnosità, ed il cui ramo più robusto è l’indomabile Lorenzo il Magnifico: il umanesimo fiorentino, nelle mani del Magnifico, come la perla formata da una vita di agitazione, intrighi e dolori crescenti, emerge come il premio che riflette e risplende più vividamente la luce divina della libertà, in cui, attraverso la collaborazione dei personaggi illustri come Pico della Mirandola, Leon Battista Alberti e Nicola Cusano, e l’armonizzazione del pensiero cristiano, il platonismo antico e la Kabbalah, le torri della creatività sull’isola di ingegnosità eruttano e razzono come fuochi d’artificio, trafiggendo i cieli della divina conoscenza, così riflettendo il commento del grande Sir Francis Bacon, il statista e saggista inglese nella sua Nova Atlantis, dove riflette, Egli mostra le Sue meraviglie nella profondità; Chiedendogli della Sua misericordia che, come all’inizio, ha scoperto il volto del profondo e ha portato la terra asciutta, per cui ora avrebbe scoperto un terreno per noi, affinché non potessimo perire.
Dappertutto una vita intera di sommergendo ed emergendo, c’è una sola terra che ha sopportato e prosperato in modo permanente come lo spirito dell’umanesimo fiorentino? Anzi, è stata rinata molte volte; è un’isola dei ideali, che è stata sia un paradiso che un campo di battaglia – la Venere nella sua conchiglia, amatissima da Lorenzo de’Medici, ed immortalata da Sandro Botticelli, mentre è stata saltata fuori dal corso, i venti divini non sono mai riusciti a guidarla alla sua destinazione: come la battaglia di Benevento nel 1266 che ha recuperata l’autorità della nobile Parte Guelfa nella città, oppure il restauro della città al popolo fiorentino attraverso l’intercessione di Savonarola dopo l’occupazione di Carlo VIII della Francia nel 1494, così l’isola dell’umanesimo civico rimane in cima alle onde della storia. Quindi, come la grande Fontana dell’Oceano di Giambologna nel giardino di Boboli, il Nuovo Atlantide nell’umanesimo fiorentino rimane un monumento… un monumento che, quando viene contemplato, ci insegna ad amare la libertà – e amare è, come Petrarca ci ricorda, la grazia incoronata dell’umanità.