L’epoca d’oro dello scacchismo fiorentino, 1° parte

L’epoca d’oro dello scacchismo fiorentino, 2° parte

L’epoca d’oro dello scacchismo fiorentino 3° parte

L’epoca d’oro dello scacchismo fiorentino 4° parte

L’epoca d’oro dello scacchismo fiorentino 5° parte

L’epoca d’oro dello scacchismo fiorentino 6° Parte

L’epoca d’oro dello scacchismo fiorentino 7° Parte

Sergio Mariotti la rinascita del genio fiorentino

Nell’immaginario collettivo il concetto di genio fiorentino, rimanda all’epoca rinascimentale, e fa riferimento a personaggi come: Leonardo, Michelangelo, Botticelli, Brunelleschi e molti altri. Se c’è un personaggio che a suo modo ha fatto rivivere dopo secoli questo concetto sicuramente non può essere che il fiorentinissimo Sergio Mariotti. I personaggi citati precedentemente, espressero il loro genio nel campo della pittura, della scultura , dell’architettura e di molte altre arti dello scibile umano, e da questo trassero il loro sostentamento. Mariotti espresse tutta la sua genialità nel campo degli scacchi, e la sua peculiarità è stata che per lui questa arte fu pura passione, non essendo mai stato uno scacchista professionista. Se non si tiene presente questa caratteristica, non si può percepire in pieno la straordinaria carriera di questo giocatore, che dedicando le poche ore a disposizione tra gli impegni di lavoro e famigliari è riuscito grazie alla sua genialità a compiere imprese non comuni, tra le quali diventare il primo Grande Maestro a tavolino nella storia dello scacchismo italiano.

Mariotti nasce il 10 agosto del 1946, in una torrida estate fiorentina, come solo le estati fiorentine sanno essere. Contrariamente a Scafarelli, niente nei suoi primi anni di vita fa presupporre quello che sarebbe poi diventato, anzi il suo incontro con il mondo degli scacchi avviene in maniera del tutto casuale. Ammalatosi di morbillo, dovendo stare in isolamento, recluso in casa, e non sapendo come passare il tempo, chiede aiuto a suo fratello maggiore, il quale avendo da poco appreso le prime rudimentali regole degli scacchi, propone il gioco al fratello, e da qui si accende la scintilla, e parte quella che di fatto diventerà la leggenda scacchistica italiana per eccellenza. Per sua fortuna, e anche per la fortuna dell’Italia scacchistica, abitando Mariotti a Firenze come i suoi due più illustri predecessori; Castaldi e Scafarelli, poté usufruire del favorevole ambiente scacchistico che questa città era in grado di fornire con uno dei circoli scacchistici più forti d’Italia. Mi sento di azzardare il paragone che, il circolo scacchistico fiorentino per Mariotti sia stato, come fu la fucina del Verrocchio per Leonardo, e che il maestro d’arte per Sergio corrisponda al nome del Principe Obolesky, un esule russo fuggito con tutta la famiglia a Firenze per scappare dal nuovo regime sovietico che non vedeva di buon occhio la classe dei Nobili. Il nostro protagonista fa il suo ingresso ufficiale nell’agone scacchistico relativamente tardi, siamo nel 1961 Mariotti ha già 15 anni, una età che ai giorni nostri vede tanti giocatori già Grandi Maestri. Fa in tempo a conoscere le due prime donne del circolo sia Castaldi da cui imparò la difficile arte di trattare i finali che Scafarelli che due anni dopo si trasferì per lavoro a Napoli abbandonando l’attività agonistica. Ma come abbiamo accennato in precedenza il vero maestro di Mariotti fu il principe Obolesky, che dopo i primi anni di attività al circolo di Sergio, cominciò ad intuirne le qualità, apprezzandone alcune idee originali e decise di dedicargli la sua attenzione. Mariotti valutava la forza di gioco di Obolesky come quella di un Maestro Internazionale,e grazie ai suoi insegnamenti scalò velocemente molte categorie.

L’ esordio di Mariotti nel mondo scacchistico che conta, avviene nel 1969, inizia vincendo il Torneo Internazionale di Napoli, poi si ripete a La Spezia, e infine partecipa per la prima volta al 30°Campionato italiano di San Benedetto del Tronto . Ed è un esordio trionfale visto che vince il torneo e riporta a Firenze il titolo, a 10 anni di distanza dall’ultimo conquistato da Castaldi. Da qui inizia una splendida cavalcata che vedrà il nostro protagonista compiere imprese sempre più eclatanti tanto da fargli meritare sulla stampa estera il titolo di Italian Fury, dovuto anche al suo stile di gioco sulla scacchiera , aggressivo, fantasioso e privo di remore a prescindere dall’avversario che aveva di fronte. Il primo esempio lo abbiamo nella tappa successiva della sua cavalcata. Vincere il titolo italiano, da a Mariotti il diritto di partecipare allo zonale, che più o meno corrisponde ad un preliminare di Champions League calcistica. Anche l’esordio in campo internazionale avviene col botto,si qualifica al 4°posto a solo mezzo punto dalla qualificazione all’interzonale, corrispondente al girone di qualificazione in Champions League(la comparazione calcistica serve per dare un indirizzo a chi non è pratico del mondo scacchistico),è il giocatore che ottiene più vittorie 10, e una di queste farà il giro del mondo scacchistico perché la ottiene con uno stile super aggressivo contro uno dei giocatori più forti del periodo, lo jugoslavo Svetozar Gligoric, purtroppo il suo stile troppo esuberante lo porta a sciupare due partite sicuramente vinte contro avversari di scarso valore, altrimenti avrebbe addirittura potuto vincere lo zonale. Ritornato in Italia partecipa a fine anno al celebre torneo di Reggio Emilia e anche qui scrive il suo nome nell’albo d’oro dei vincitori, e conclude un anno da incorniciare, iniziato come Candidato Maestro e concluso come Maestro Internazionale.

In questa foto il 27enne Mariotti a sinistra della foto, al centro il maestro Palmiotto, e a destra Angelo Cillo grande esperto di Scacchi, uno dei più famosi campioni del Rischiatutto, celebre trasmissione televisiva degli anni settanta. Il 1970 è un anno interlocutorio che lo vede meno impegnato, ma vince comunque il torneo di San Benedetto del Tronto. Nel 1971 il nostro protagonista partecipa per la seconda volta al Campionato Italiano Assoluto a San benedetto del Tronto, una località che gli porta particolarmente bene, visto che concede il bis del 1969, confermando di fatto di essere insieme a Tatai, suo acerrimo rivale di quegli anni, il più forte giocatore in Italia. Infatti a ottobre partecipano al forte torneo di Venezia e conquistano entrambi la prima norma di Grande maestro. Poi inizia il 1972 e con l’avvento del match del Secolo tra l’americano Fischer e Il sovietico Spassky il mondo degli scacchi non sarà più lo stesso……

Accludo nell’articolo una lettera che mi ha inviato Sergio in cui parla di un suo grande amico Alessandro Parenti. E ad integrazione della sua lettera do alcuni accenni bibliografici su questo leggendario personaggio.

Alessandro Parenti coetaneo di Mariotti cominciò a frequentare il circolo scacchistico fiorentino negli anni sessanta, gli inizi furono promettenti, dato che era un giocatore con molte idee, anche originali, ma come mi raccontò Sergio, forse distratto dai mille interessi che aveva, non mantenne le promesse iniziali. Si è infatti fermato alla categoria di Candidato Maestro. Ma per quasi 30 anni è stato un assiduo frequentatore di tutti i circoli dell’epoca, e sono diventate leggendarie le sue maratone lampistiche con quasi tutti i giocatori dell’epoca. Era capace di giocare partite Lampo(5minuti a testa per giocare l’intera partita) anche 6/7 ore di seguito. Anche io sono stato, qualche volta coinvolto in queste maratone, e ne sento la nostalgia.

“IL MIO GRANDE AMICO ALESSANDRO

DI SERGIO MARIOTTI

Sono entrato a far parte del circolo scacchistico fiorentino nei primi anni 60, e lì ho conosciuto un ragazzo della mia età, Alessandro Parenti, che poi è diventato uno dei miei migliori amici nel corso del tempo. Personaggio molto particolare, dalle idee innovative, sempre alla ricerca della verità su ogni cosa di cui si discuteva, onesto, gentile, intelligente e molto educato, insomma una persona squisita, con la quale mi sono sempre trovato benissimo, ed infatti andavamo spesso a mangiarci una pizza insieme e a volte anche al cinema. Spesso mi accompagnava a casa a piedi (abitavo in zona centrale vicino alla stazione di S. Maria Novella) e poi lui proseguiva per casa sua, sempre a piedi, ma prima ci fermavamo per ore sotto casa a discutere su politica, scienza, psicologia e altre varie cose, tra cui naturalmente anche gli scacchi!! Da quando mi sono trasferito a Roma ci siamo sempre tenuti in contatto telefonico e qualche volta ci siamo visti Firenze quando io tornavo a salutare i miei zii, ma poi improvvisamente il suo numero di telefono è stato soppresso, non so per quale ragione, e non ci siamo più sentiti. Ho saputo poi da amici comuni che gli era morta la madre con la quale lui viveva ed era molto legato e che quindi avrà sofferto tantissimo la sua mancanza. Sempre da amici ho saputo che questa perdita lo ha profondamente prostrato, tanto da allontanarsi dagli scacchi e dai suoi amici scacchisti. A parte questo, spero proprio che stia bene e che se si ricorda del suo amico Sergio mi telefoni e che magari venga a trovarmi per ricordare i vecchi tempi!! Se qualcuno lo vede me lo saluti tantissimo e gli dica che lo aspetto a braccia aperte.

Ciao, Sergio Mariotti,”

Antonio Felice

L’epoca d’oro dello scacchismo fiorentino 8° Parte: Sergio Mariotti

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