L’epoca d’oro dello scacchismo fiorentino, 1° parte
L’epoca d’oro dello scacchismo fiorentino, 2° parte
Eugenio Montale
Quando un premio Nobel della letteratura incontra gli scacchi.
Questa storia ebbe inizio nel 1927 quando il famoso editore fiorentino Bemporad assunse come redattore il 31enne Eugenio Montale, non ancora assurto alla fama mondiale che gli avrebbe dato il premio Nobel per la letteratura del 1975.
Trascorsi i primi due anni di residenza fiorentina, Montale si vide assegnare la nomina di direttore del prestigioso Gabinetto letterario Vieussex, scelto dall’allora podestà fiorentino Giuseppe Della Gherardesca, carica da cui venne rimosso all’inizio del 1939 avendo rifiutato l’iscrizione al Partito fascista.
Come tutti i letterati dell’epoca, anche Montale divenne un assiduo frequentatore dello storico Caffè Le Giubbe Rosse, abituale ritrovo di altri famosi letterati tra cui Carlo Emilio Gadda, Bonsanti, Loria. Contemporaneamente però il Caffè era anche la sede del Circolo Scacchistico Fiorentino, quindi li si svolgeva l’attività scacchistica tra cui anche i Tornei. Ed è in quel contesto che Montale incontrò la nostra eroina Clarice Benini.
Ora provate ad immaginare il contesto, siamo negli anni 30, periodo di imperante maschilismo, dove nei Caffè ritrovo tipicamente maschile, in un ambito scacchistico agonistico dove i partecipanti erano quasi esclusivamente maschi, cosa deve aver provato il nostro poeta notoriamente sensibile al fascino femminile nel vedere questa austera figura femminile che con naturalezza, sedeva alla scacchiera e ingaggiava furibonde partite contro avversari maschili che sicuramente la sovrastavano per imponenza fisica.
Solo un animo nobile come lo può essere quello di un poeta poteva trarre ispirazione per dedicargli una poesia.
Come già detto nel precedente articolo, la Benini cominciò la sua carriera agonistica nel 1934 all’età di 29 anni, quindi l’incontro, o gli incontri tra lei e Montale possono essere avvenuti a partire da quella data fino al 1939 quando si svolse l’ultimo campionato scacchistico fiorentino prima dello scoppio della seconda Guerra Mondiale.
Questa sottostante e la poesia dedicata alla Benini, mentre accanto una foto del poeta seduta ad un tavolino del celebre Caffè Le Giubbe Rosse.
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Nuove stanze
Poi che gli ultimi fili di tabacco
al tuo gesto si spengono nel piatto
di cristallo, al soffitto lenta sale
la spirale del fumo
che gli alfieri e i cavalli degli scacchi
guardano stupefatti; e nuovi anelli
la seguono, più mobili di quelli
delle tue dita.
La morgana che in cielo liberava
torri e ponti è sparita
al primo soffio; s’apre la finestra
non vista e il fumo s’agita. Là in fondo,
altro storno si muove: una tregenda
d’uomini che non sa questo tuo incenso,
nella scacchiera di cui puoi tu sola
comporre il senso.
Il mio dubbio d’un tempo era se forse
tu stessa ignori il giuoco che si svolge
sul quadrato e ora è nembo alle tue porte:
follia di morte non si placa a poco
prezzo, se poco è il lampo del tuo sguardo,
ma domanda altri fuochi, oltre le fitte
cortine che per te fomenta il dio
del caso, quando assiste.
Oggi so ciò che vuoi; batte il suo fioco
tocco la Martinella ed impaura
le sagome d’avorio in una luce
spettrale di nevaio. Ma resiste
e vince il premio della solitaria
veglia chi può con te allo specchio ustorio
che accieca le pedine opporre i tuoi
occhi d’acciaio.