In Piazza San Pier Maggiore, vicino al famosissimo Arco di San Pierino, ancora oggi si nota una struttura particolare: si tratta degli archi del portico della chiesa di San Pier Maggiore, distrutta alla fine del XVIII secolo, L’apertura sotto la quale si passa ci conduce in una via, che corrisponde esattamente alla navata centrale della chiesa. Il portico reca un’iscrizione sul cornicione, a ricordo del fatto che fu Luca degli Albizi a farlo costruire, nel 1638.

Nel 1784 Pietro Leopoldo ordinò che la chiesa e l’annesso convento venissero demoliti, con la scusa che la chiesa era pericolante. Pare invece molto più probabile che il vero motivo fosse quello di aprire nuove strade e costruire nuove abitazioni.

Questa chiesa ed il suo convento per secoli hanno rivestito un’importanza rituale per Firenze. Tutti sanno che preti e monache non possono sposarsi. A Firenze (e, ad onor di cronaca, anche a Pistoia) questo non corrispondeva a verità. Il Vescovo sposava la Badessa. E questo avveniva nella nostra chiesa di San Pier Maggiore.

La chiesa di San Pier Maggiore risaliva al IV secolo, ed era stata nei secoli fulcro del potere ecclesiastico e del potere laico, vi si erano svolte cerimonie sacre e feste cittadine. Accanto alla chiesa vi era un monastero di monache benedettine, la cui Badessa era elemento essenziale di una tradizione durata secoli. Quando veniva nominato un nuovo Vescovo, questi, entrando in città, non poteva recarsi direttamente a prendere possesso della sua diocesi. C’era un rituale da rispettare, che prevedeva il matrimonio simbolico tra il Vescovo e la Badessa.

Il Vescovo doveva seguire un preciso percorso, che da Porta San Frediano lo conduceva a Borgo San Jacopo, Ponte Vecchio, alla Badia, proseguiva per Via del Palagio (attuale via Ghibellina), le Stinche, per giungere finalmente a San Pier Maggiore. Quando arrivava davanti alla chiesa, il Vescovo scendeva da cavallo, con l’aiuto di nobili fiorentini che lo portavano a spalla e, con intorno a sé tutti gli alti prelati, si avvicinava all’altare maggiore della chiesa, che era dedicato a San Pietro. Lì si sedeva su una sedia preparata “sotto un baldacchino ricchissimo di tela d’oro a fogliami”, aspettando la sua sposa.

Le monache tutte “velate di nero e bianco con il loro abito” stavano nel coro. La Badessa arrivava e si inginocchiava davanti al nuovo capo della chiesa fiorentina; il Vescovo a quel punto la aiutava a sedersi accanto a lui, su una sedia più piccola, coperta di velluto verde e, dopo averle parlato, la sposava mettendole al dito anulare un anello di grande valore, mentre la mano della Badessa veniva sorretta dal capo della famiglia degli Albizi.

Terminata questa cerimonia, veniva imbandita una tavola alla quale veniva consumata una lauta cena, dopo di che gli sposi si ritiravano ognuno nei propri appartamenti. La camera del Vescovo, con un letto a dir poco sfarzoso, veniva approntata nella parte del convento destinata alla clausura delle suore ed era preparata seguendo un rigido cerimoniale, con precisi accorgimenti per quel che riguardava il letto.

Il giorno seguente il Vescovo raggiungeva finalmente la Cattedrale per prendere possesso della diocesi, ma doveva farlo a piedi e scalzo, come se dovesse “scontare un gran peccato”. Il matrimonio era mistico, non prevedeva certo la consumazione, ma era sostanziale il fatto che il Vescovo donasse l’anello nuziale alla Badessa e che trascorresse una notte nel monastero.

Nel tempo l’usanza di trascorrere una notte in monastero venne sostituita da un solenne corteo che si teneva nel pomeriggio, “con grande strepitio di trombe”, durante il quale la Badessa si recava al palazzo vescovile per portare in dono al suo sposo un letto “fornito d’ermisino cremisi con trina d’oro, rifatto con finissime lenzuola gentilmente lavorate con ogni altra sua appartenenza” che aveva un valore di duecento scudi.

Non sempre e non soltanto gli Albizi ebbero il privilegio di partecipare alla cerimonia: altre famiglie nobili fiorentine si susseguirono nel privilegio, tra le quali i Bisdomini, i Tosinghi, gli Strozzi ed i Pazzi. L’origine di questo rito è sconosciuta; la cerimonia si celebrava al cospetto di tutto il popolo ed ebbe termine nel 1585 con l’elezione a Vescovo di Alessandro de’ Medici, che diverrà papa Leone XI.

In totale più di trenta vescovi hanno sposato la Badessa e tra loro spicca un nome, quello di Antonino Pierozzi, il nostro Sant’Antonino.

Gabriella Bazzani Madonna delle Cerimonie
Le nozze della Badessa a San Pier Maggiore
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3 pensieri su “Le nozze della Badessa a San Pier Maggiore

  • 5 Marzo 2025 alle 0:32
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    Ero completamente all’oscuro di questi “specie” di riti. Non l’ho mai sentito dire, certo forse la mia nonna sapeva anche questo. Era un pozzo di scienza antica e campagnola. Tutte le parole che io trovavo strane, esistevano tutte, vocabolario alla mano!!
    Grazie davvero Sig.ra Gabriella di questo articolo.

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  • 27 Febbraio 2025 alle 19:35
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    Ignoravo totalmente questo fatto…ottimo e ben documentato articolo, grazie

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