Il gioco delle carte è cosa antica, si perde nei secoli, un qualcosa di simile al gioco delle carte nei tempi antichi veniva utilizzato per educare la gioventù. Accoppiando ogni carta ad una serie di figure, nacque il gioco dei Tarocchi.
Le Minchiate sono un particolare mazzo di Tarocchi, nato a Firenze alla metà del XV secolo; un mazzo dove i trionfi o arcani maggiori, invece di 22, sono ben 41.
Una delle caratteristiche che differenziano le Minchiate dalle altre carte, è quella di rappresentare i Cavalli come Centauri. Il gioco era inizialmente noto con il nome di Germini, derivato forse dalla parola Gemini, il più alto dei Tarocchi, caratteristica anche questa del solo mazzo delle Minchiate.
A partire dalla fine del XVI secolo, a Germini si affiancò il termine Minchiate, che divenne il nome con cui il gioco è stato poi indicato in Italia centrale. La prima testimonianza scritta del termine Minchiate risale al 1466: Luigi Pulci scrive al diciassettenne Lorenzo il Magnifico: “pure, se havessi cavallo, ho sì gran voglia di rivederti ch’io verrei così per isvisarti alle minchiate, a passadieci, a sbaraglino, come tu sai ch’io ti concio”.
Nelle Minchiate Fiorentine erano state inserite anche le tre virtù teologali (fede, speranza e carità), quelle cardinali (forza, temperanza, giustizia e prudenza), i quattro elementi (Aria, Acqua, Fuoco e Terra) e i dodici segni zodiacali.
Il termine Minchiate deriva dal verbo “sminchiare”, che era utilizzato a Bologna dai giocatori di tarocchi col significato di giocare un tarocco alto, non vi è alcuna relazione con termini osceni. Oltre che in tutta l’Italia centrale, le Minchiate si diffusero in Liguria, Sicilia e in alcuni paesi del Nord e dell’Est Europa.
Questa diffusione è attestata dalla pubblicazione in lingua tedesca, a Dresda nel 1798, del “Regeln des Minchiatta-Spiels”, ancora oggi considerato il più attendibile manuale sulle regole del gioco delle minchiate.
Da qualche anno sono disponibili dei mazzi per collezionisti, ma a quanto pare nessuno più gioca a questo gioco che, per eleganza e complessità, meriterebbe una pratica diffusa da parte di tutti i cultori dei giochi di carte.