A Piazza Venezia molto vicino alla colonna Traiana su un palazzo delle Assicurazioni Generali c’è una lapide commemorativa che riporta : “Qui era la casa consacrata dalla dimora e dalla morte del Divino Michelangelo, questa epigrafe posta dal Comune di Roma sulla casa demolita per la trasformazione edilizia….“
Mentre mi aggiro per questa zona scorgo un individuo strano, in abito chiaramente rinascimentale, piuttosto bizzarro e piuttosto confuso.
Riccardo: Madonna che tipo buffo questo qua, ma che ‘sta a fa’?
Mentre lo guardo mi rigetta addosso uno sguardo astioso e mi dice:
Michelangelo: E Allora? Che hai da guardà? Piuttosto aiutami! Dimmi dov’è Macel dei Corvi che sto cercando la mi’ ‘asa e ci riconosco più nulla qui!
Riccardo: Ehhh, Macel de’ Corvi!?
Michelangelo: Si, Macel de Corvi, Macel de Corvi, il quartiere dai.
Riccardo: Il quartiere? Quello del Rinascimento? Ma è da mo’ che non ci sta più. E’ dal 1902 che hanno buttato giù tutto. Quando hanno costruito la “macchina da scrivere”, l’altare della patria.
Michelangelo: Icche?
Riccardo: La macchina da scrivere, come lo chiamiamo noi romani, quel coso bianco brutto li, fatto da Vittorio Emanuele.
Michelangelo: E ‘asa mia?
Riccardo: Casa tua? Ma chi sei te?
Michelangelo: Io so’ Michelagnolo Bonarroti!
Riccardo: Ma che stai a di’ È una burla? State a girà un film?
Michelangelo: Un film!? O cos’è un film? Ma allora ‘asa mia che fine ha fatto?
Riccardo: Casa tua!? Ma tu sei quello della Cappella Sistina? Quello de’ Giulio II?
Michelangelo: Ehhh si, allora?
Riccardo: ma che te stai a cercà e da mo che tu sei morto!
Michelangelo: Che vol’ di’ che son morto? Che ti frega a te! Son morto, son morto. Questa è ‘asa mia.
Riccardo: Sei morto!! La vedi quella targa? Che c’è scritto la sopra? Leggi, leggi.
Michelangelo: Qui era la casa consacrata… ….morte del Divino Michelangelo… …posta dal Comune di Roma sulla casa demolita….
Riccardo: Bravo, hai capito? E’ da mo’ che non ci sta più la tua casa. E da mo’ che l’hanno fatta secca. che te devo fa! Che te’ serve? Se voi ti dico un do’ sta il Vaticano se vuoi andà a vedere come hanno risistemato la cappella sistina, ma ti pia un corpo eehh!
Michelangelo: Ma che me frega dalla ‘appella Sistina, io voglio ‘asa mia!
Riccardo: E qua un ci sta più, poi andà a Firenze, in via Ghibellina, li c’è i palazzo che te se fatto coi sordi che hai guadagnato, però è diventato un museo, non credo tu ci poi andà ad abitare li dentro.
Michelangelo: So stati quelle sanguisughe de’ mi parenti è!?
Riccardo: Senti Michela’, semo in confidenza, ma cosa è successo con Biagio da Cesena? E’ rappresentato nel tuo Giudizio Universale con le fattezze di Minosse all’inferno mentre un serpente arrotolato intorno al corpo gli morde il membro. Ma che è successo?
Michelangelo: Lascia perde, lascia perde. L’ero a dipinge la Cappella Sistina ognuno aveva da ridì sugli gnudi che dipingevo, anche Biagio era assai invidioso e avea da di la sua. Cercava di insidiare il mio lavoro al cospetto de’ Papa Paolo III, io per vendetta e diletto, l’ho disegnato con quelle fattezze orrende. I che dove’o fare? Ovviamente lui se ne è lamentato con i’ Papa, che gli ha risposto che non era sua competenza.
Riccardo: Certo che quello s’è risentito, l’hai fatto pure bello brutto, gli hai fatto anche addentare l’aucello! Facesti uguale anche con il Torrigiani.
Michelangelo: Quello l’ho messo a bu’o pillonzi.
Riccardo: Ma in che senso non era sua competenza?
Michelangelo: I’ papa li per li gli ha dato ragione, troppi gnudi, troppi demoni. Quando però a capito che Biagio voleva farla distrugge’ l’ha gabbato. Gli ha detto:” Biagio sei stato dipinto come demone si, ma all’inferno! io posso avere giurisdizione solo in Paradiso, al massimo in Purgatorio, ma non all’inferno” Così che il povero Biagio s’è dovuto tenere la propria invidia. Gabbato doppiamente sia da me che dai Papa, infatti l’è ancora lì sulla ‘appella Sistina con quelle orribili fattezze. Se l’è presa in quel posto…
Riccardo: Una perplessità me la devi togliere, ma con Vittoria Colonna che ci hai fatto? Era la tua amante? Ci hai fatto una tresca?
Michelangelo: Ma no, ma icche tu dici!
Riccardo: L’era bona eehh?
Michelangelo: Ma icche tu dici… era il mio angelo! Ella mi quietava, spegneva le mie ansie, mi ispirava, mi sapeva prende’ e modellarmi come la creta, stimolami, tirar fuori il meglio di me! Ci scambiavano lettere pregne di sentimento, d’ammirazione reciproca, lei era una magnate, una donna istruita, affascinata dall’arte, sensibile alla poesia! Il nostro fu amore platonico, quando morì il vuoto in me divenne incolmabile… Un’amica insostituibile, voce ristoratrice della mia anima.
Riccardo: E di Giulio II che mi dici?
Michelangelo: eeehhh Giulio II l’è meglio lascia’ perdere.
Riccardo: Ma t’ha dato un sacco de lavoro, t’ha fatto fare un sacco de sordi.
Michelangelo: C’è sempre stata un po’ di maretta. Rapporto difficile, anche grazie a Raffaello e Bramante, molto bravi indubbiamente, ma anche loro invidiosi del mi’ lavoro, cercavano in qualche maniera di mettermi i bastoni fra le rote, insinuando, dicendo a Giulio II che era di malaugurio farsi costruire la tomba prima d’esser morto. Approfittando che io l’ero a Carrara a scegliere i marmi continuavano a complottare alle spalle mie. Così, grazie ad un complotto, mi fu “chiesto” di dipingere la ‘appella Sistina convinti che, visto che ero uno scultore, non sarei mai stato ‘apace di dipingere quell’enorme vuoto riempendolo con il “giorno del giudizio”.
Riccardo: Per forza eri uno sultore, non un pittore.
Michelangelo: Sono stato molto in crisi per questa scelta forzata perché l’incarico che mi fu dato in pratica l’era un “ordine perentorio”. Tutti l’erano sicuri che avrei fallito e invece… Sapessi te, 40 metri per 14 lassù pe’ l’aria, mi tocco anche inventarmi un’impalcatura.
Riccardo: Ma è stato il Bramante o il Raffaello a farti chiamare a corte per la cappella Sistina?
Michelangelo: E un lo so. Quando incontrai per la strada Bramante e Raffaello che mi volevano sbeffeggiare glielo dissi: “Credete che io vi tema? Tutto quello che sapete lo dovete a me! A me basta una sola occasione per poter essere ricordato, più di tutti voi, per il mio operato“. A testimonianza del mio operato c’è la Cappella Sistina, Mosè, la Pietà, la tomba di Giulio II, il David, e un basta? che dici?
La suddetta intervista è basata su una visita teatralizzata, che si svolge spesso a Roma e scritta da Luca Basile della kyo Art Production e proposta dal tour operator i viaggi di Adriano. Mi ha aiutato il mio carissimo amico Lorenzo Girolami che oltre a Luca Basile ha impersonato in questa visita Michelangelo. Lo spettacolo è stato scritto studiando le lettere che Michelangelo ci ha lasciato.
Il tutto viene proposto al pubblico romano da questi attori professionisti, che avrete avuto modo di vedere su fiction, film, pubblicità e in teatro.