Nel 1913, in quelli che venivano chiamati i Pratoni della Zecca, veniva inaugurato un teatro all’aperto che, nelle intenzioni dell’impresario, Arturo Lisciarelli, che ne aveva caldeggiato la nascita, doveva servire ad arricchire una zona della città destinata a locali di puro e semplice svago. Il teatro si chiamava Follie Estive.

Nelle vicinanze già dal 1889 esisteva il teatro Alhambra, nato come café chantant, e nel 1890 ai Pratoni della Zecca si era accampata la troupe di Buffalo Bill; nel 1894 poi, sempre nello stesso luogo, aveva trovato posto un “Eden Festival”, con piste di pattinaggio, montagne russe ed altre attrazioni. Tutto questo lasciava presagire che in quel luogo Firenze avrebbe potuto avere il suo “Tivoli”, sull’esempio di città come Milano e Copenhagen.

Le Follie Estive si presentavano come “aperte su tre facce”, ovvero, come riportato dalla cronaca locale dell’epoca, “una sul Lungarno del Tempio, una sul grande piazzale che allarga dinanzi al Ponte di Ferro, una sul viale Principe Eugenio”. La sala, a forma di ferro di cavallo era ornata di poltrone in platea e da due ordini di palchi; in alto, una terrazza affacciata sull’Arno permetteva agli spettatori di cenare oppure di “sorbire fresche bevande”.

La sera in cui le Follie Estive vennero inaugurate, il 14 giugno, vi fu una “piena fenomenale”, cioè un enorme concorso di pubblico, e se gli intervenuti poterono ammirare le decorazioni di Aristodemo Landi, ancor più restarono stupiti e entusiasti dell’opera di Vespasiano Brinati, l’elettricista che aveva curato l’immensa insegna luminosa, con lampade ad arco che rischiaravano i lungarni, l’Arno e persino “i colli lontani”. Non tutti gli spettatori trovarono posto in sala, alcuni si affollarono nei corridoi, altri dovettero arrampicarsi sulle balaustre della cancellata.

Alle Follie Estive si rappresentavano spettacoli di prosa e varietà; il palcoscenico era al coperto, ma le sedie in platea no e quando accadeva che piovesse, c’era un fuggi fuggi generale.

Arturo Lisciarelli era uomo di grandi vedute. Sognò, stando a quanto scrisse La Nazione il 27 agosto 1913, di “far deviare l’Arno dinanzi alle Follie Estive e ridurre il suo grazioso teatro a un’isola. Vi si accederebbe con gondole illuminate”. La deviazione dell’Arno non si verificò, ma l’anno dopo, nel 1914, il Lisciarelli meditò di aprire un nuovo locale, il Montecarlo Park, che avrebbe dovuto occupare – con un ippodromo, una serie di locali da svago, giardini, caffè, bazar e giostre – la bellezza di 40.000 metri quadri di terreno “unendo insieme la graziosa collinetta dove sorge la villa già Chiaravia (che non sono riuscita ad identificare), un altro podere e i terreni dove era la fonderia”, creando in questo modo un sistema di rapporti con le Follie Estive per valorizzare al massimo quest’ultimo locale.

Il progetto fece molto scalpore, tanto che sulla stampa dell’epoca venne scherzosamente ventilata la proposta di “nominare il lungarno che conduce a questi locali lungarno Lisciarelli”.

Negli anni fra le due guerre mondiali le Follie Estive furono uno dei ritrovi preferiti dai fiorentini nei mesi della calura, offrendo spettacoli di varietà molto applauditi. Attorno al 1937-38 venne rappresentato uno spettacolo con Totò e le sue ballerine in una serata in cui trovare un posto era davvero un miracolo. Oltre a Totò, varie compagnie vi si esibivano; vi fecero tappa attori del calibro di De Filippo e Macario, ed altri comici poi divenuti illustri.
Erano tempi di poche bizzarrie e le follie estive dei fiorentini si riducevano ad allegre serate nell’omonimo locale sul lungarno; sul palcoscenico del teatro si esibivano soubrettine in audacissimi due pezzi. Venivano ammirate, queste “peccatrici”, anche dalla spalletta dell’Arno quando, di giorno, facevano il bagno nei pressi del ponte a San Niccolò.

L’Alhambra, intanto si era tramutato in tempio dell’operetta e non dava, pertanto, molto fastidio al vicino concorrente.

Finita l’era del varietà, le Follie Estive conobbero la decadenza. Nel 1939 il locale fu chiuso e l’arredamento venne venduto all’asta nei giorni 24 e 25 luglio. Le Follie Estive ospitarono un cinema all’aperto. Ma nel 1959 il piccone liquidava per sempre quell’angolo caratteristico di Firenze. Le Follie Estive furono abbattute per costruire i palazzi che attualmente si vedono.

Nel 1961, non molto distante, sarebbe stato abbattuto l’Alhambra per innalzare l’orrendo edificio de La Nazione.

Legato alle Follie Estive vi è un episodio curioso. Totò nel 1931 debuttò con un suo spettacolo proprio alle Follie Estive. Aveva scelto Firenze come città per la sua prima teatrale, per la ragione che andava ripetendo alle persone a lui più vicine: “se alla fine dello spettacolo il pubblico applaude, avrò successo ovunque”. Sapeva che il pubblico fiorentino era molto esigente, abituato a vedere le “star” dello spettacolo e che era dotato di uno spirito critico molto accentuato.

Proprio quella sera del debutto, Totò conobbe una ragazza fiorentina, di appena sedici anni, Diana Rogliani Bandini. Rimase immediatamente affascinato da questa ragazza, e con lei instaurò una relazione epistolare, ma non solo: fiori ed inviti si sovrapponevano, fin quando accadde l’irreparabile. I due fecero la classica “fuitina”, a Roma. Diana era minorenne e la cosa avrebbe fatto scandalo, ma tra i due era scoccata la scintilla dell’amore e decisero di sposarsi. Dall’unione della coppia nacque una figlia, Liliana. In una intervista, Liliana raccontò alcuni aneddoti, che trascrivo:

“Quando ero piccola, mio padre voleva sempre che trascorressimo alcuni giorni a Firenze. E ricordo che mi portava per mano fino a piazza Strozzi dove, mostrandomi il palazzo rinascimentale diceva: vedi, tuo nonno ha fatto fallire i proprietari. E giù le risate”. La storia riguardava un avo di Liliana, un uomo di conti che, trovatosi al tramonto delle fortune degli Strozzi, non era riuscito ad evitare il declino legato a quella che oggi è la sede dell’omonima fondazione.

Totò e Firenze ebbero un legame profondo, intenso. Sempre in una intervista, il nipote ha detto: “Quello tra Firenze e Totò fu un legame molto profondo, una incredibile alchimia. Non solo profumi, odori particolari. A Firenze amava essere più elegante del solito, amava le atmosfere rinascimentali, come ogni bizantiniano veniva completamente attirato dalla magia fiorentina”.

Una storia dolcissima, tenera, di altri tempi…

Gabriella Bazzani
Le Follie Estive

Un pensiero su “Le Follie Estive

  • 11 Dicembre 2022 alle 17:55
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    Mi ha fatto molto piacere leggere questo articolo, non tanto per il Teatro Le follie estive di cui ignoravo completamente l’esistenza, quanto per ciò che ho letto sull’attore Totò.
    Non sapevo che si era sposato con una fanciulla fiorentina ed aveva avuto una figlia. Pensavo al contrario che avesse avuto una vita travagliata e solitaria. Ma visto che sa tutte queste cose Sig.ra Gabriella, che fine fece la moglie? Lo lasciò, morì o altro?
    Totò era un attore straordinario, nonchè ballerino e intrattenitore, peccato che poi gli abbiano fatto fare quei “film da cassetta” sciupando così la sua bravura e il suo ricordo. Del resto anche lui doveva campare e per mantenersi si accetta qualsiasi lavoro…..

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