Nei giorni scorsi è rimbalzata sui media la notizia che nel Regno Unito ci sono state proteste per l’aumento eccessivo del prezzo delle figurine Panini, evidentemente popolari anche oltremanica. Alzi la mano chi tra quelli della mia generazione non ha mai raccolto e scambiato figurine di ogni tipo, in primis quelle dei calciatori ovviamente ma anche dei soldati, degli antichi romani e così via.
Nel ‘500 ovviamente le figurine Panini ancora non esistevano, ma c’era chi, potendoselo permettere, realizzava comunque la sua personale collezione di “figurine” di uomini illustri, tema molto popolare al tempo.
Paolo Giovio, vescovo, storico ed erudito, nativo di Como ma che visse a lungo a Firenze, strinse solidi rapporti con la famiglia Medici, in particolare con Giulio de’ Medici (papa Clemente VII). Nella sua villa sul lago di Como in località Borgovico, costruita sui resti della villa romana appartenuta al poeta Caninio Rufo (I° – II° sec.), Giovio realizzò tra il 1537 e il 1543 un “museaum” per ospitare la sua vasta collezione di ritratti di “uomini illustri”, tema particolarmente caro agli intellettuali dell’umanesimo. Già dal primo decennio del ‘500 aveva cominciato ad acquistare ritratti di celebri letterati, capitani, politici, ponendo la condizione che fossero presi dal vero. Ovviamente ciò non era possibile nel caso di personaggi vissuti nel passato, quindi in tal caso chiedeva ai pittori di copiarli da monete o medaglioni, statue o altre rappresentazioni precedenti. Non contento Giovio concepì anche gli “Elogia”, ambiziosa opera che consisteva in una descrizione degli uomini ritratti nella sua collezione, suddivisa nella serie dei letterati (146), edita nel 1546, e dedicata a Ottavio Farnese; quella degli statisti e dei capitani (134) edita nel 1551 e dedicata a Cosimo I de’ Medici; e una terza serie dedicata ai pittori che però non fu mai completata, di cui abbiamo solo gli elogia di Leonardo, Raffaello e Michelangelo. Seppure incompleta quest’opera è stata definita “il più completo who’s who del mondo medievale e rinascimentale”.
Paolo Giovio morì a Firenze per un attacco di gotta – male molto diffuso all’epoca tra le classi abbienti, compresi gli stessi Medici – nel 1552 e fu sepolto per volere del Granduca nella basilica di famiglia, San Lorenzo. Qui nel chiostro, alla destra dell’ingresso alla biblioteca laurenziana, è tuttora presente il monumento funebre, realizzato da Francesco Giamberti da Sangallo e collocato nel 1574
Nello stesso anno Cosimo I de’ Medici, desiderando anch’egli la sua personale raccolta di “figurine” da “attaccare” nella sala del mappamondo in palazzo Vecchio, inviò un suo pittore di corte presso la villa di Paolo Giovio con l’ordine di copiare scrupolosamente tutti i ritratti della collezione. Questo pittore, nato a Firenze intorno al 1530, si chiamava Cristofano di Papi dell’Altissimo, abitava in Borgo Pinti ed era specializzato in copie e ritratti: tutte le sue opere note sono infatti copie o addirittura copie di copie, a parte qualche attribuzione non confermata di ritratti. Pur essendo stato allievo di due “pezzi da novanta” della pittura cinquecentesca come Pontormo e Bronzino non fu mai un pittore eccelso e spese buona parte della sua vita realizzando per il Granduca le copie dei dipinti del musaeum gioviano.
Strano destino il suo: pur non essendo un pittore di grande levatura, è l’artista di cui si conserva il maggior numero di quadri all’interno della galleria degli Uffizi, il più importante museo fiorentino ed uno dei più importanti del mondo! La “serie gioviana” infatti – così si chiama la serie di “figurine” copiate dagli originali del Giovio – nel 1596 era composta da 273 quadri (Arch. di Stato di Firenze, Guardaroba 190, c. 138r) e nel 1587 era stata trasferita agli uffizi per volere di Ferdinando I de’ Medici assieme alla cosiddetta “serie aulica”, dato che aveva oramai raggiunto una consistenza ragguardevole. La raccolta fu proseguita anche dopo la morte di Cristofano dell’Altissimo, avvenuta a Firenze nel 1605, fino al 1840 e ad oggi la serie gioviana comprende circa 500 dipinti su tavola (484 secondo Gloria Fossi, 492 secondo Silvia Meloni Trkulja, 488 secondo Wikipedia), tutti di uguale formato rettangolare.
Chi volesse ammirare questa raccolta di sontuose figurine non ha che da recarsi alla galleria degli Uffizi e, appena entrato nel corridoio di levante, alzare gli occhi appena al di sotto delle campate affrescate a grottesche: potrà godere di un magnifico colpo d’occhio, la successione prospettica a perdita d’occhio delle “figurine” gioviane, inframezzate dai dipinti più grandi della cosiddetta “serie aulica”, composta da ritratti di membri della famiglia Medici.