ZINGARATE ALLA AMICI MIEI

Le burle ai malcapitati e ai contadini: 1° parte Pievano Arlotto Mainardi
Le burle ai malcapitati e ai contadini: 2° parte Bruno e Buffalmacco
Le burle ai malcapitati e ai contadini: 3° parte lo scherzo dell’orsa
Le burle ai malcapitati e ai contadini: 4° parte Filippo Brunelleschi Lapi

Lo scrittore fiorentino Franco Sacchetti nelle sue Trecento Novelle, racconta di uno scherzo tirato da alcuni buontemponi al parroco della Chiesa di Santa Maria in Campo. Questo prete era famoso per la sua avarizia, tanto da non spendere per il mantenimento del sacro edificio. La sua chiesa aveva la serratura della porta d’ingresso rotta da molto tempo, ma non la sostituiva perché doveva spendere, così rimaneva aperta sia giorno sia di notte, con il pericolo di subire furti e vandalismi. Finché una sera una combriccola di amici mentre erano a cena in una osteria lì vicino venne in mente di giocargli un tiro birbone. L’idea li venne quando videro entrare l’orsa del Podestà, e girovagare fra i tavoli.

Detto fatto legarono al collare una corda e trascinarono la bestia fino alla chiesa. Entrarono e si diressero verso la stanza dove si trovavano le corde per suonare le campane. Vi legarono le zampe dell’orsa e se ne andarono fuori a godersi lo spettacolo. L’animale intanto sentendosi le zampe legate, aveva cominciato a muoversi per liberarsi, e le campane a suonare. Il primo a svegliarsi fu il campanaro. Si recò alla stanza delle corde per vedere chi faceva suonare le campane, ma non vedendo nessuno non vi entrava pensando che fosse il diavolo a suonare. Fuori dell’edificio si era radunata una folla di persone, il prete e i buon temponi. Tutti domandavano cosa era successo, per fare suonare le campane.

Il prete e il campanaro dicevano di essere andati nella stanza delle corde, ma al buio e non vedendo nessuno, pensando fosse opera del demonio erano fuggiti. Mentre la gente stava aumentando e l’arrivo del Podestà e della Guardia del Fuoco, gli amici decisero di porre fine allo scherzo. Entrarono nella chiesa, liberarono la bestia e la portarono fuori per darla al suo padrone. Quando la folla seppe dello scherzo, iniziò a ridere e a motteggiare verso il povero prete e la sua avarizia. Questo sentendosi offeso, dichiarò che la lezione gli era servita, e promise che l’indomani mattina avrebbe fatto sostituire la serratura, e che in avvenire avrebbe sempre fatto la manutenzione alla chiesa.

Alberto Chiarugi

Le burle ai malcapitati e ai contadini: 3° parte lo scherzo dell’orsa
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