Via dei Bardi 31

Tempo fa Parigi ha chiesto all’Unesco di riconoscere come Patrimonio Mondiale dell’Umanità i suoi caratteristici tetti grigi irti di comignoli. In effetti gli spioventi parigini hanno ispirato poeti, scrittori e musicisti (Puccini, nella Boheme, fa cantare a Rodolfo: “Nei cieli bigi, guardo fumar dai mille comignoli Parigi…”), sono stati immortalati da Cezanne e Van Gogh, perfino la Disney vi ha fatto passeggiare i romantici Aristogatti. Con il loro aspetto inconfondibile contribuiscono a delineare l’immagine di Parigi al pari della Torre Eiffel, della Gioconda, delle stradine di Montmartre… Così tanti, così tipici, eppure pochi li notano! Forse perché nella Ville Lumiere si resta facilmente rapiti dalla grandiosità dei monumenti, o più probabilmente per la natura domestica di questi manufatti architettonici. La funzione dei comignoli è così “naturale” che non si spreca tempo a osservarli.

Se Parigi ha i suoi comignoli, anche Firenze può vantare una caratteristica architettonica unica, sotto gli occhi di tutti, eppure ignorata dalla maggior parte dei turisti e dagli stessi abitanti: le “buchette del vino”.

Con questo nome sono comunemente indicate quelle aperture arcuate con cornice in pietra che si aprono nelle facciate di tante case e palazzi fiorentini a pian terreno; un tempo dotate di porticina di legno e di picchiotto in ferro – come portoni in miniatura – sono ormai in gran parte accecate perché in disuso da almeno un secolo.

Isola delle Stinche 4

Da questi finestrini troppo piccoli e troppo bassi sulla via per affacciarvisi, sono passati migliaia, forse milioni di fiaschi di buon vino. Per più di tre secoli, con il placet del Granduca, le buchette hanno permesso ai nobili fiorentini di vendere dal palazzo di famiglia il prodotto delle proprie vigne, senza pagare tasse e dunque a un prezzo concorrenziale. Una modalità commerciale del tutto originale, in alternativa alle “celle” dei vinattieri, alle taverne, alle osterie. E con gran beneficio per il consumatore, che risparmiava il suo denaro acquistando vino “sfuso” di origine controllata e garantita. Per non incorrere nel reato di concorrenza sleale i produttori vinicoli potevano vendere il proprio vino solo attraverso la finestrella, una bottiglia alla volta. Non è certo un caso che le dimensioni dell’apertura siano più o meno standard – circa venti centimetri alla base e trenta centimetri in altezza – appena sufficienti a passare la “metadella”, il tipico recipiente in vetro soffiato e rivestito di paglia a cordoni orizzontali, l’antenato del fiasco moderno.

Borgo Albizi 17

Le buchette sono simili fra loro, ma non sono uguali: la maggior parte presenta una semplice cornice ad arco, ma di foggia e colore diversi: ad arco fiammato le più antiche, di pietra forte bugnata quelle ricavate nei palazzi del primo rinascimento, di pietra serena e più sottili quelle presumibilmente settecentesche. Certi finestrini furono addirittura ricavati nel legno dei portoni! La presenza di lapidi con le iscrizioni “CANTINA”, “VINO”, “VENDITA DI VINO” vicino ad alcune buchette ci assicura sulla loro funzione… Già, perché molte sono state trasformate in tabernacoli, buche per le elemosine o per le lettere, perfino in pulsantiere condominiali e contatori del gas.

Via de’ Bardi 30r

Ma quante sono, e dove si trovano le buchette? Non esiste un elenco “ufficiale” delle buchette del vino, nel senso che non sono catalogate in nessun archivio pubblico e né Stato, né Regione, Comune, Soprintendenza o qualsiasi altra istituzione custodiscono una sistematica memoria di questo particolare patrimonio. Su 150 collocazioni finora individuate nel Comune di Firenze, ben 138 sono sulle facciate di case e palazzi del centro storico, metà delle quali riportano a palazzi di importanti e quasi sempre nobili famiglie fiorentine: Antinori, Ricasoli, Niccolini, Ginori, Pucci, Barberini, Manetti, Pazzi, Martelli, Albizi, Donati….

Altre 22 si trovano ancora a Firenze ma fuori dal perimetro delle antiche mura cittadine, mentre 65 finestrini sono stati censiti in altre città, borghi o paesi del Granducato, dove i “signori vinai” avevano palazzi, ville e poderi.

Pratovecchio

Ancora molto c’è da scoprire, da studiare, da capire riguardo alle buchette del vino: alle tante, tantissime domande ancora senza risposta cerca di rispondere, dall’autunno del 2015, una nuova associazione culturale, nata appunto per far conoscere, valorizzare e salvaguardare questo singolare patrimonio culturale.

Le iniziative dell’Associazione Buchette del Vino vanno dal censimento alla raccolta di documenti e testimonianze storiche, dalla manutenzione al restauro, fino a sollecitare il ripristino là dove è documentata una rimozione certa ed esiste la possibilità di restituire alla città un suo elemento così caratteristico.

A tutti gli appassionati o anche semplicemente ai curiosi e a chi vuole conoscere meglio la città di Firenze, l’Associazione ha dedicato un sito: www.buchettedelvino.org, con l’invito a partecipare e a condividere con noi qualunque tipo di informazione o suggerimento.

Associazione Buchette del Vino

Diletta Corsini
Le Buchette del Vino ovvero il vino “alla finestra”.

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