A Firenze, nel Trecento, le donzelle amavano acconciarsi i capelli in modi piuttosto stravaganti. Naturalmente il tipo di acconciatura variava molto anche in ragione del ceto sociale della donna.

Ad esempio, l’acconciatura più comune per una donna del popolo consisteva in una fascia di tela inamidata che si annodava sulla testa. Se la donna era sposata, la fascia era bianca, una vedova la portava nera. Le donne appartenenti al ceto borghese erano invece solite indossare dei turbanti, peraltro decisamente pesanti, mentre le madonne di alto lignaggio indossavano degli eccentrici cappelli con lunghe punte sulle quali venivano posti dei lunghi e leggeri veli di seta.

Il sabato era il giorno in cui tradizionalmente le donne si prendevano cura del loro aspetto, essendo un giorno di riposo. Lavavano i capelli e, dopo averli asciugati, passavano ad acconciarli. Le signore raccoglievano i lunghi capelli con dei pettini d’avorio (vere opere d’arte, riccamente decorati con splendidi intarsi), li fermavano in una specie di chignon sopra la testa sul quale veniva posta una sottilissima reticella, non di rado con filamenti in oro, e su questa venivano aggiunte trecce o ciocche di capelli posticci attorcigliate. Insomma, non ci siamo inventati proprio niente con le nostre extension!

Il colore di moda era il biondo, ed ogni donna era disposta a sottoporsi alle pratiche più bizzarre, pur di essere una bella bionda. Si andava dallo stare ore ed ore sotto il sole, che notoriamente schiarisce i capelli ma, grave controindicazione per l’epoca, abbronza la pelle: la pelle abbronzata era “vietata”, perché sinonimo di donna del popolo. Solo le popolane avevano la pelle scura, perché costrette dal loro “vile” lavoro a trascorrere ore nei campi faticando. Una donna di alto lignaggio invece doveva avere la pelle candida. E allora, come fare per schiarire i capelli senza abbronzarsi? La soluzione era semplice: facevano ricorso ad un simil-cappello con la tesa molto larga, che proteggeva il corpo dai raggi solari, mentre non aveva la parte centrale, lasciando totalmente scoperti i capelli che così usufruivano del potere schiarente del sole.

Oltre a questo, per rendere più veloce il processo di schiaritura, si utilizzava un preparato a base di miele, di cui il procedimento di preparazione è il seguente: “Del miele rosato distillato nell’alambicco, a fuoco lento. Con la prima acqua distillata ci si lava il viso, con l’altra, che ha un colore dorato, ci si tinge i capelli una volta lavati e ben asciugati”.

Se si osservano dipinti dell’epoca si nota come, oltre al colore biondo, c’era un’altra particolarità: le donne avevano una fronte molto alta, esageratamente alta. Chiaramente, non tutte le donne nascevano con questa caratteristica, ma tutte ambivano ad averla, ed un sistema c’era ed era largamente utilizzato: i capelli venivano rasati sulla fronte, ogni giorno o quasi. E non avendo le sventurate fanciulle a disposizione il rasoio bilama del marito, avevano dovuto inventarsi un sistema alternativo: con un pezzo di vetro ben affilato rasavano i capelli, e molto spesso graffiavano la cute fino a farla sanguinare, ma il look aveva la prevalenza su tutto.

D’altronde, si sa: “Chi bella vuol apparire, un po’ deve soffrire“.

Gabriella Bazzani Madonna delle Cerimonie
Le acconciature femminili nel Trecento a Firenze
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3 pensieri su “Le acconciature femminili nel Trecento a Firenze

  • 6 Aprile 2025 alle 8:40
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    indubbio che le donne dell’aristocrazia fiorentina fossero tra le prime Italiane a seguire la moda del periodo…d’altronde la donna ama essere seducente anche ed appunto soffrendo nella rasatura!

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  • 5 Aprile 2025 alle 16:15
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    Alcune delle Dame/Signore raffigurate nei dipinti, miniature, opere d’Arte, non appartengono all’ambiente Fiorentino. Ecco, voi a Firenze avete questo unico grande difetto. Vorreste attribuire tutto alla vostra splendida Città. Ma non è così.

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    • 5 Aprile 2025 alle 17:29
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      Ok, un poco di polemica non guasta, ci indichi le pettinature corrette e noi sostituiamo le immagini. Attendiamo la sua ricerca.

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