Firenze vanta primati in moltissimi settori, tra i quali non dobbiamo dimenticare un’attività artigianale ed artistica di grande vanto: il ricamo. Fin dal Trecento l’arte del ricamo è stata denominata “OPUS FLORENTINUM”.

Un tempo era riservata esclusivamente alle suore, che nel silenzio e nell’austera imponenza dei conventi ricamavano preziosi tessuti e, nel caso delle monache delle Murate di Via Ghibellina, fornivano i paramenti ecclesiastici per le solennità religiose.

Nel Settecento accadde che il Granduca Pietro Leopoldo prendesse la decisione di trasformare i conventi in educandati, dove le ragazze potevano imparare varie arti, tra le quali la più preziosa era il ricamo fiorentino. Un’arte che veniva poi tramandata di generazione in generazione, di madre in figlia, e che grazie a questo “passaggio” continuava a vivere e destare ammirazione nel corso dei secoli.

Parlo al passato, perché oggigiorno purtroppo l’artigianalità, la sapienza, la vena artistica che pervadevano le nostre nonne e le nostre mamme ha purtroppo trovato, nella nostra generazione, una battuta di arresto, se non totale, quasi.

Ditte storiche fiorentine hanno confezionato corredi per personalità di tutto il mondo. Tanto per fare qualche esempio, il corredo di nozze di Lady Diana fu confezionato da Loretta Caponi, le Sorelle Bellini avevano ricamato il corredo di Soraya, moglie dello Scia di Persia, la Ditta Navone serviva i corpi diplomatici di Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Impero Ottomano, Russia, Prussia, Svezia, Svizzera, Portogallo, Danimarca, Belgio, Brasile, Grecia, Austria, Ungheria, Spagna e Messico.

I ricami realizzati dalle sapienti, delicate e pazienti mani delle ricamatrici fiorentine trasferivano – su stoffe pregiate – fantastici intrecci di fiori, di arabeschi, pronti a trasformarsi in preziosi capi di abbigliamento, a rendere una tavola un piccolo capolavoro, a rendere il sonno più appagante e rilassante. Pochi punti, realizzati con maestria impagabile: un punto “gigliuccio”, un punto “a smerlo”, un punto “pieno” o una bordatura “a giornino” bastavano a far acquisire valore a qualsiasi tessuto.

Molte, a Firenze, le ditte che resero celebre il ricamo fiorentino nel mondo: le Sorelle Bellini, Spadini, Macchi, Cirri, Coppini, Novelli, Navone.

La “Ditta Navone ricami e merletti dal 1870 al 1978”, aveva sede in un antico palazzo di Via Tornabuoni, Palazzo Dudley, acquistato da Francesco Navone per avere le vetrine sulla più prestigiosa strada di Firenze. Per le sue creazioni, la ditta si avvaleva di ricamatrici interne al laboratorio, ma anche di ricamatrici esterne pagate ad ore a domicilio. La ditta ebbe una grande fortuna, anche a livello internazionale, ma negli anni Settanta iniziò il declino, con diminuzione di ordinazioni e di manodopera, che di fatto rese la produzione di ricami più lenta, più costosa e meno competitiva. L’avvento della produzione di ricami industriali, realizzati a macchina, con qualità enormemente inferiore, ma anche con costi più che concorrenziali e con rapidità di esecuzione ineguagliabile, contribuirono in modo deciso alla chiusura dell’azienda.

Per quanto riguarda le Sorelle Bellini, pure loro con sede in Via Tornabuoni, ho scoperto un episodio con protagonista Re Faruk sovrano d’Egitto, che nel 1952 aveva ordinato alle Sorelle una serie di tovaglie finemente ricamate, per un valore di tre milioni di lire, una somma decisamente importante all’epoca, e molte abili ricamatrici si erano messe al lavoro. Ma dopo aver ricevuto quanto ordinato, Re Faruk non saldò il conto; in quell’anno, 1952, a seguito della Rivoluzione Egiziana, fu costretto ad abdicare in favore del figlio neonato e riparare a Roma. All’ingiunzione di pagamento presentata dalle Sorelle Bellini, Faruk rispose che non spettava a lui pagare, ma all’amministrazione della corona. Il Tribunale gli dette torto, anche dopo il suo ricorso in appello… Non sono però riuscita a sapere se alla fine le Sorelle Bellini hanno ottenuto il pagamento del loro lavoro.

Oggi, tutto questo ci sembra storia antica, sebbene sia passato solo mezzo secolo o poco più. Ma i ritmi frenetici cui siamo abituati adesso, ci rendono lontane queste storie, che fanno parte del nostro DNA, che fanno parte dell’arte fiorentina che ormai si va drammaticamente perdendo.

Ed è un vero peccato.

Gabriella Bazzani Madonna delle Cerimonie
L’arte del ricamo fiorentino
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3 pensieri su “L’arte del ricamo fiorentino

  • 24 Febbraio 2025 alle 15:54
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    E’ proprio come hai scritto: mia madre aveva imparato l’arte, proprio così, perchè di arte si tratta, in un educandato posto sul V.le Michelangelo, convento che esiste tuttora. Pensa che aveva vinto la medaglia d’oro come miglior allieva del ricamo!!! Cosa avrà fatto mia madre per meritare tanto? Dei ricami bellissimi e inammiginabili. E’ morta cieca povera donna! Aveva un tumore ad enrambi gli occhi.
    Penso che sia stato proprio il lavoro effettuato in gioventù ad averla predisposta ad averlo. E’ vero però che dal 1955 al 1960 circa, ha lavorato tanto a fasciare palline ed altri oggetti con la rafia che in quegli anni andava molto di moda per fare orecchini, collane, braccialetti. Soprattutto gli orecchini andavano molto.
    Aveva insegnato anche a me a fare dei punti di ricamo, ma a me non piaceva molto perchè bisogna stare molto attenti e fermi. Nel testo hai indicato alcuni punti di ricamo, ma a far poco saranno un centinaio i punti di ricamo, da perdersi…..
    Grazie per avere scritto questo articolo!

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  • 22 Febbraio 2025 alle 19:13
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    LONG LIFE LEARNING…..come far capire tutto questo ai giovani e anche ai meno giovani!!!!!
    , Leggere i vostri articoli è piacere puro…complimenti!!!!

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