Una triste vicenda di amore e morte anche se ebbe un finale che avrebbe legato per sempre due innamorati, una storia del cui esito sarebbe parlato per sempre nella città di Firenze.
Alla fine del XIV secolo, forse nell’anno 1396, avvenne un fatto che sconvolse la vita della città e di tre famiglie.
Era l’epoca del padre padrone dei destini dei figli. Il primo maschio riceveva in eredità beni e titoli, il secondo poteva diventare prete, monaco o essere avviato alla carriera militare. La figlia femmina non contava niente non aveva diritto a nessun titolo o denaro, serviva per maritarla ad un consorte oppure quando passata l’età matrimoniale veniva rinchiusa in un convento del quale grazie ai soldi del genitore riceveva il titolo di Badessa.
Bernardo degli Amieri o Almieri di famiglia ghibellina, nobile e agiato, volle dare in moglie ad un suo consorte, il nobile benestante Francesco Agolanti, vecchio ma danaroso, la figlia Ginevra.
La ragazza era innamorata e ricambiata dal giovane Antonio della famiglia dei Rondinelli di umile origine, quindi non gradito alla famiglia e pertanto Ginevra dovette chinare il capo e sottostare ai desideri del padre.
Dopo il matrimonio la giovane si trasferì nella casa del marito per vivere la sua vita matrimoniale. Il vecchio Francesco non aveva nessun desiderio ne la considerava, cosicché, sentendosi trascurata negli affetti, si intristì sempre più. Nella sua solitudine ripensava al suo giovane Antonio e sospirava ricordando i giorni felici trascorsi con lui.
Con l’andare dei giorni si ammalò fino cadere in una specie catalessi. Il cerusico accorso al suo capezzale ne sanzionò il decesso. La città era da poco tempo uscita dalla peste, anche se qua e la si era acceso qualche focolaio del morbo, pertanto venne deciso di procedere all’inumazione della salma nell’ossario della famiglia in Santa Reparata.
Fu vestita con l’abito del matrimonio e portata alla chiesa dove si procedette a calarla nel sacello. Durante la notte avvenne qualcosa di miracoloso, Ginevra si risvegliò dal torpore in cui era caduta, aprì gli occhi e con sgomento si rese conto di non essere nella sua camera da letto, ma in un ossario circondata dai resti di chi l’aveva preceduta.
In preda allo sconforto di mise ad urlare, poi presa dall’istinto di conservazione iniziò a smuovere il marmo che chiudeva la tomba. Dopo molti sforzi riuscì ad aprire e ad uscire fuori. Uscita dalla chiesa si incamminò verso l’abitazione del marito. La strada percorsa per arrivare al palazzo dell’Agolanti, per molti anni fu chiamata via della Morta, in ricordo del suo passaggio. Arrivata iniziò a bussare al portone per farsi aprire. Un servo si affacciò ad una finestra e vedendola vestita del bianco sudario credendola un fantasma si mise ad urlare. L’Agolanti svegliato dal fracasso, guardò cosa succedeva in strada e vedendo la giovane creduta morta, iniziò a pregare i santi chiedendo a quell’anima di lasciarlo tranquillo.
Ginevra disperata non sapeva cosa fare. Aveva creduto che suo marito l’avrebbe accolta nella sua casa felice perchè ella non era morta, come aveva creduto, in realtà si era molto spaventato e l’aveva cacciata via credendola un fantasma. Decise quindi di recarsi all’abitazione del giovane Rondinelli, colui che tanto amava, certamente l’avrebbe accettata e fatta entrare nella sua casa.
Quando Antonio la vide sconvolta e disperata, felice della sua apparizione, la fece entrare nel suo palazzo prendendosi cura di colei creduta morta e perduta per sempre. Ginevra si riprese in breve tempo grazie alle attenzioni del suo amore e dei suoi familiari. Intanto nella città non si parlava d’altro che del miracolo avvenuto grazie all’amore che univa i due giovani.
Il vecchio Francesco con la complicità di Bernardo decise di denunciare i due innamorati alla Signoria e al Vescovo con l’accusa di tradimento della moglie che aveva finto di essere morta per abbandonare il marito ed unirsi al suo amante. Sia La Signoria che il Vescovo ascoltarono di due giovani, ma non fu rilevato alcuna tradimento da parte di Ginevra. Pertanto la chiesa decise di far sposare i due innamorati perchè la morte avvenuta della fanciulla aveva di fatto annullato il matrimonio con l’Agolanti e per tanto niente ostacolava la nuova unione.
La storia di Ginevra e Antonio ebbe il lieto fine poterono sposarsi e coronare il loro sogno d’amore. Negli anni questa storia si arricchi di altri particolari, oltre a essere tramandata per via orale, venne ripresa da scrittori come il Migliore e il Manni con drammi e commedie e i cronisti che la raccontarono nei fatti accaduti nei secoli nella città. Un dramma venne rappresentato davanti a Cosimo I° de Medici e una fu fatta una commedia, scritta da Luigi del Buono, che aveva come protagonista la maschera di Stenterello dal titolo “Ginevra degli Amieri sepolta viva” .
Grazie per l’apprezzamento dell’articolo. Alberto Chiarugi
Storia bellissima:mi ricorda quella tragica di Romeo e Giulietta con un finale a sorpresa a lieto fine
La prima (?) attestazione della storia in un cantare a stampa del primo Cinquecento. V. Silvia Corelli, La “Historia di Ginevra degli Almieri: proposte di studio per una cantare a stampa cinquecentesco, in La letteratura italiana e le arti, XX congresso dell’ADI (2016), Roma, Adi editore, 2018.